31/10/2016 di Redazione

Aziende medie, grandi e colossi sempre più attratti dalle startup

Intel Capital ha annunciato un investimento di 38 milioni di dollari per una dozzina di promettenti neoimprese tecnologiche. Aruba, invece, ha lanciato un programma triennale di formazione e credito. In Italia, intanto, gli investitori corporate sono 5.14

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Le startup attirano sempre di più l’interesse, e quindi i capitali, di investitori privati ma anche di aziende di ogni dimensione. Il fenomeno del cosiddetto corporate venture capital, cioè degli investimenti compiuti da società medie o grandi che scelgono di scommettere su piccolo e giovani imprese, è in crescita: anche in Italia, dove oggi si contano 6.466 startup innovative iscritte al Registro delle Imprese, participate in forma diretta o indiretta da circa 35mila persone fisiche ma anche da 5.149 investitori corporate. Lo certifica il primo Osservatorio sui modelli italiani di Open Innovation e di Corporate Venture Capital, promosso da Assolombarda, Italia Startup e Smau, in collaborazione con Ambrosetti e Cerved.

Chi sono queste aziende che in Italia scelgono di scommettere sull’innovazione? A detta dell’Osservatorio, in sei casi su dieci si tratta di grandi realtà corporate con un giro d’affari superiore ai 50 milioni di euro, ma si contano anche 400 Pmi e 31 microimprese finanziatrici di startup. Il settore in cui operano gli investitori corporate è nel 48,2% dei casi quello dei servizi non finanziari, nel 34,1% quello dei servizi finanziari e assicurativi, nel 5,2% è l’industria tradizionale, nel 2,9% la meccanica e nel 2,1% la produzione di dispositivi tecnologici.

E non mancano esempi illustri. Recente è l’annuncio di un nuovo programma (“We start you up”) di formazione, supporrto tecnologico e credito promosso da Aruba Cloud. Per le startup più meritevoli saranno messi a disposizione un’offerta di training (con giornate di webinar e formazione) e un credito di 3.000 euro all’anno utilizzabile per usufruire di servizi cloud. I progetti selezionati nel corso dell’evento Pitch Day come i più interessanti entreranno nel programma “Up”: potranno ottenere un ulteriore credito di 50.000 euro, da usare in due anni per realizzare un’infrastruttura cloud e di data protection di dimensioni consistenti.

 

 

L’altro esempio illustre è quello di Intel. Attraverso la sua società controllata Venture Capital, il colosso tecnologico ha annunciato un investimento da 38 milioni di dollari in dodici startup di diverse geografie (per lo più statunitensi e cinesi), attive nel campo delle smart city, dell’analisi Big Data, dei veicoli autonomi, della robotica, dei dispositivi indossabili, della realtà aumentata e virtuale. La parigina Chronocam, per esempio, sviluppa sensori e sistemi di visione artificiale da installare su automobile e oggetti connessi; la californiana Embodied crea robot “da compagnia” animati da intelligenza artificiale e capacità percettive; Perrone Robotics, società della Virgiia, crea software e soluzioni per robotica e veicoli a guida parzialmente o totalmente autonoma. Interessante è l’invenzione della statunitense CubeWorks: una piattaforma autonoma wireless, dotata di sensori, che misura meno di un millimetro e che può essere inserita all’interno di piccolissimi dispositivi per rilevare, elaborare e trasmettere dati sull’ambiente circostante.

Per le neoimprese di tutte le latitudini non va nemmeno sottovalutato il ruolo degli acceleratori. Fra quelli italiani presenti la settimana scorsa a Smau c’è G2-Startups, una realtà con base a Milano e Bergamo e associata – fra gli altri – a Italia Startup e ad Assintel. Il portfolio delle imprese in attesa di “germogliare” seguite da questo acceleratore spazia dai dispositivi indossabili per lo sport ai servizi di consegna specialità gastronomiche regionali, dalle applicazioni mobile alle piattaforme per la pubblicazione di libri di autori indipendenti. “Secondo una ricerca di Boston Consulting Group, l'uso di acceleratori per la realizzazione di strategie open innovation è aumentato in modo esponenziale, in media del 75% annuo, tra il 2010 e il 2015”, osservano da G2-Startups.

 

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