Backup e recovery, l’85% delle Pmi ha un problema
Secondo un report di Veeam Software, solo il 15%, delle imprese europee e statunitensi medie e piccole non incappa in qualche grattacapo legato a costi, complessità o capacità nella protezione dei dati su risorse virtuali. E oltre la metà delle aziende medita un cambio di strumenti.
Pubblicato il 22 giugno 2013 da Redazione


Alcuni dei problemi legati all'eccessiva complessità
In sintesi, questo significa che attualmente solo il 15% delle piccole e medie imprese europee e nordamericane non riscontra problemi di data protection. Per quanto riguarda le eccessive spese di backup e ripristino degli ambienti virtualizzati, la responsabilità è soprattutto dei costi di gestione elevati (nominati nel 51% delle risposte), dei modelli di licenza troppo dispendiosi (48%) e dei backup che richiedono o usano troppa memoria (44%).
Quanto alla complessità, i problemi derivano dai backup che necessitano di continua gestione (52%), dall’eccessivo numero di server virtuali su cui salvare i dati (35%) e da strumenti particolarmente difficili da configurare e usare (32%). In merito alla capacità, i grattacapi sono legati all’eccessiva durata dei backup (40%) e dei recuperi (34%), a difficoltà nel recovery di server virtuali (25%) e nel ripristino di singoli file e applicazioni (22%).
Su quest’ultimo punto, la survey ha evidenziato come un’operazione apparentemente banale quale il recupero di una singola email possa richiedere fino a 12 ore di lavoro. Ci si aspetterebbe, d’altra parte, che sul fronte del ripristino dei server virtuali le aziende sperimentino dei vantaggi, ma dall’indagine di Veeam sembrerebbero minimi: rispetto ai server fisici, i tempi medi di recovery scendono di mezz’ora, da 4 ore a 51 minuti a 4 ore e 21 minuti. Inoltre, in più di un caso su sei (il 17%), il recupero delle macchine virtuali salvate tramite backup causa problemi alle aziende, aumentando i tempi di ripristino e dunque il danno economico causato dai downtime (che possono costare anche più di 150mila dollari all’ora).
“Sempre più spesso le Pmi si trovano a dover affrontare le stesse sfide in area It e le stesse pressioni aziendali delle grandi aziende”, ha dichiarato Ratmir Timashev, presidente e Ceo di Veeam. “Ogni malfunzionamento dell’infrastruttura It può avere gravi conseguenze. Ecco perché è particolarmente preoccupante che la maggior parte delle aziende coinvolte nell’indagine abbia segnalato problemi di costi, complessità e capacità con il backup e il recovery dei dati. Se si considera, inoltre che un recupero su sei non funziona, è chiaro che la questione relativa alla protezione dei dati è una bomba a orologeria per la comunità delle Pmi”.
Oggi, fra l’altro, il backup viene eseguito soltanto sul 67% degli ambienti virtualizzati, mentre un terzo dell’infrastruttura virtuale delle Pmi non è protetta dall’eventualità di una perdita dei dati. Come evitare, dunque, che la “bomba” – di cui sopra – esploda? Secondo i risultati dell’indagine, il 55% delle aziende sta attualmente pianificando la sostituzione dei propri strumenti di backup con server virtuali, con tempistiche medie di soli dieci mesi. Le risposte addotte per motivare questo cambiamento citano il Total Cost of Ownership (46%), la complessità (44%), l’insufficienza di capacità e il mancato rispetto dei Recovery Time Objective (30%) e dei Recovery Point Objectives (21%) da parte delle soluzioni in uso.
“La virtualizzazione è stata fondamentale nell’offrire alle piccole e medie imprese funzionalità It in grado di trasformare il proprio business” ha commentato ancora Timashev. “Ma la virtualizzazione è in grado di fare molto di più che semplicemente rendere l’infrastruttura It scalabile. Se le Pmi riusciranno a riconoscere e affrontare i problemi relativi alla protezione dei dati, avranno a disposizione una serie di tecniche innovative da cui trarre vantaggio grazie alla scalabilità e alla velocità che la virtualizzazione offre”.
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