Battaglia fra telco e Big Tech, all’Europa interessano i cittadini
Il Commissario per il mercato interno e i servizi, Thierry Breton, ha ribadito che l’Ue non farà favoritismi sulla questione del fair share. Ha criticato, però, l'invasione di campo degli over-the-top.
Pubblicato il 27 febbraio 2023 da Valentina Bernocco

Non ci sono ancora vincitori né vinti nella battaglia tra operatori di telecomunicazione e operatori over-the-top (Ott). E l’Unione Europea – attraverso il Commissario per il mercato interno e i servizi, Thierry Breton – ha ribadito che non farà favoritismi. La questione è nota: i i grandi operatori telco, come Deutsche Telecom, Orange, Telefonica, Telecom Italia e Vodafone, chiedono di essere pagati da Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Netflix, Spotify e altri colossi tecnologici che traggono profitti dalla pubblicità online e da servizi di distribuzione di contenuti. Queste aziende, infatti, basano le proprie attività e i ricavi pubblicitari sui servizi Internet e sulle infrastrutture di rete delle telco, e dal punto di vista di queste ultime non dovrebbero farlo gratuitamente bensì contribuire con un fair share, con una quota dei propri ricavi.
Il punto di vista degli Ott, naturalmente, è opposto: è anche per fruire di piattaforme come YouTube, Prime Video, Netflix, Spofity o Apple Tv che gli utenti sono disposti ad attivare abbonamenti dati veloci, basati magari su fibra ottica o su piani telefonici a molti GB, favorendo così il giro d’affari degli operatori di telecomunicazione. Per le telco, però, questo non è abbastanza, perché per realizzare infrastrutture di rete servono investimenti massicci e il modello di business (considerando anche la progressiva erosione delle marginalità per chi vende servizi di telefonia e traffico dati) non è più sostenibile. Intervenendo recentemente sul caso, Meta ha commentato chiedendo ai legislatori europei di considerare anche gli investimenti fatti dalle Bit Tech, ovvero i miliardi di dollari spesi per realizzare data center in Europa.
Sul tema la Commissione Europea ha aperto da qualche giorno consultazione, che andrà avanti fino al 19 di maggio. Intanto il commissario per il mercato interno Thierry Breton si è espresso sull’argomento in occasione di una conferenza stampa in cui è stato presentato un pacchetto di iniziative per la connettività in Europea. Una di esse è il Gigabit Infrastructure Act, un piano teso ad accelerare la diffusione dei servizi di fibra ottica e 5G nei Paesi membri Ue.
Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi
In merito alla discussione sul fair share, Breton ha detto di non considerare la questione come “una scelta binaria tra chi, oggi, fornisce le reti e chi le alimenta con il traffico”. La vera sfida, a detta del commissario Ue, è quella di “garantire che entro il 2030 i nostri cittadini e le aziende dell’Unione Europea abbiano accesso a una connettività Gigabit veloce, affidabile e a intenso uso di dati”.
L’Ue, quindi, si focalizzerà sul favorire la connettività e le infrastrutture sottostanti, senza propendere per uno o l’altro litigante. Breton non ha però risparmiato una critica alle Big Tech: “Vediamo gli hyperscaler dei servizi cloud e di piattaforma far leva sulla loro posizione dominante per spostarsi nel settore delle telco, utilizzando le proprie riserve di contante per sviluppare reti Cloud RAN e fornire servizi diretti alle aziende”, ha detto. “E l'interoperabilità o l’apertura non sono, attualmente, una caratteristica forte dei loro modelli di business”.
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