22/06/2016 di Redazione

Big Data a metà strada, fra vantaggi e mancanza di strategia

Un sondaggio di Gfk Eurisko e Dnv Gl - Business Assurance svela che il 52% dei manager aziendali considera l’utilizzo dei grandi dati come un’opportunità, ma meno di un quarto ha già una strategia chiara. I benefici riguardano efficienza, risparmi e fedel

immagine.jpg

I dati certo non mancano; le idee su come utilizzarli, a volte, sì. Un nuovo studio di Gfk Eurisko, commissionato dall’ente di certificazione Dnv Gl - Business Assurance, ha svelato che la maggior parte dei manager aziendali, il 52% (di 1.200 organizzazioni sparse fra Europa, Americhe e Asia), considera i Big Data come un’opportunità, ma solo il 23% ha già in mente una strategia su come adoperarli. Va precisato che il campione intervistato tramite questionario Web non è statisticamente rappresentativo delle aziende del mondo, ma è comunque variegato sia per settore di competenza (per il 3% primario, per il 55% secondario e per il 35% del terziario) sia per dimensione (il 25% conta meno di 50 occupati, il 52% tra 50 e mille e il 17% ne conta mille o più).

Proprio dalla variabile dimensionale emerge una prima differenza: nelle aziende da oltre mille dipendenti la percentuale di chi vede nei dati un’occasione da cogliere sale al 70%. La sproporzione fra i livelli di interesse e la capacità di visione strategica è però un dato generale, trasversale alle grandi, medie e piccole imprese. Siamo a metà strada di un percorso che sta già introducendo alcuni cambiamenti e fruttando vantaggi tangibili, almeno secondo quanto dichiarato dagli intervistati di Gfk Eurisko.

 

 

Mutamenti e benefici
Il 28% dei partecipanti al sondaggio ha detto di aver migliorato grazie ai Big Data la gestione delle informazioni, mentre il 25% ha implementato nuove tecnologie e metodiche, il 16% ha lavorato in direzione di un cambiamento di cultura o struttura organizzativa e un 15% si è spinto ancora più avanti riuscendo a mutare il modello imprenditoriale. I principali fattori che impediscono alle aziende di progredire ulteriormente hanno a che vedere con la mancanza di una strategia d’insieme e di competenze tecniche (voci entrambe menzionate dal 24%). 

Quanto ai vantaggi tangibili, il 23% degli intervistati ha osservato un incremento di efficienza, il 16% ha migliorato i processi decisionali e l’11% ha tagliato alcuni costi. Nel 16% dei casi i Big Data hanno permesso di migliorare la customer experience e il coinvolgimento dei clienti dell’azienda mentre nel 9% hanno avuto un impatto positivo sulle relazioni con gli altri stakeholder. Tutti effetti positivi, fra cui comunque va notato che al momento solo un quarto circa delle aziende ha saputo sfruttare i Big Data per migliorare la produttività.

 


Lo scenario tricolore
In Italia i numeri variano leggermente: a vedere i Big Data come un’opportunità sono il 54% delle organizzazioni nostrane coinvolte nel sondaggio, mentre il 67% si sta preparando ad adottarli in un prossimo futuro.  Oggi come oggi, solo il 27% delle realtà italiane è in grado di sfruttarli per incrementare la produttività e appena il 19% ha già adottato una strategia ad hoc. I progetti già intrapresi riguardano soprattutto l’adozione di nuove metodiche e tecnologie (29%) e il miglioramento della gestione delle informazioni (27%).    

E il futuro? I manager italiani si concentreranno soprattutto sullo sviluppo di competenze interne in materia di data governance (il 65%), mentre una percentuale minoritaria (15%) ricorrerà a competenze esterne o a partnership. Più in generale, il 43% si è detto pronto a mantenere o incrementare gli investimenti  dedicati ai Big Data.

“La capacità di utilizzare i dati per ottenere conoscenze e intuizioni utili a orientare l’azione è imprescindibile per le aziende che vogliono continuare a crescere e a fare profitti”, ha commentato Luca Crisciotti, Ceo di Dnv Gl – Business Assurance. “Il data analyst e il data scientist saranno figure cruciali nella maggior parte delle imprese nel prossimo futuro”.

 

 

ARTICOLI CORRELATI