I servizi cloud utilizzati nelle aziende aumentano di giorno in giorno e spesso sfuggono al controllo dei responsabili dell’information technology, alimentando così il fenomeno dello “shadow It”. Cisco ha provato a porre un freno a tutto questo, lanciando Cloud Consumption as a Service, un nuovo strumento che consente la misurazione effettiva dell’utilizzo di risorse cloud in un’organizzazione, per capire dove intervenire in caso di “abusi” e di pratiche non corrette. “Troviamo spesso un tasso di servizi cloud in uso superiore di 22 volte rispetto a quanto noto ai team It”, ha scritto Cisco nel documento di presentazione della nuova soluzione. “Questi servizi non autorizzati possono mettere a rischio i dati, se i fornitori di servizi non rispondono agli standard di sicurezze o di compliance previsti”. Senza considerare i costi, che possono schizzare perché i dipendenti sfruttano servizi ridondanti.

In media, secondo Bob Dimicco, senior director of advanced services di Cisco, realtà di medie dimensioni impiegano anche 1.220 servizi cloud differenti. Mentre i Cio pensano che la somma arrivi soltanto a 91. E la crescita è più che raddoppiata negli ultimi 12 mesi. Ma Cloud Consumption as a Service non si limita a mappare quali piattaforme sulla nuvola sono utilizzate in azienda.

La suite mette a disposizione anche una serie di strumenti di sicurezza e 150 profili di rischio per ogni service provider, facilitando così il confronto con le policy interne e l’individuazione di possibili criticità. È possibile anche confrontare le offerte dei fornitori per trovare le soluzioni più adatte ai propri bisogni, riducendo di conseguenza i costi.

A fronte di una spesa di un paio di dollari per singolo utente, con prezzi che calano in proporzione al numero di licenze attivate, Cisco Cloud Consumption as a Service permette anche di monitorare la rete per identificare servizi anomali ed eventuali utilizzi non appropriati delle risorse, dettagli che potrebbero indicare una o più minacce circolanti nel network aziendale.