29/09/2017 di Redazione

Cloud, aziende sempre più innamorate dello IaaS

Cresce l’adozione di servizi infrastrutturali sulla nuvola, per un mercato che nel 2016 ha generato un valore di 22 miliardi di dollari (dati Gartner). Molto si sta muovendo anche a livello di proposte e vendor con Oracle che, da “ultima arrivata”, sta ce

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Amazon Web Services, Microsoft e Alibaba. È questo il terzetto principe dei servizi infrastrutturali erogati in cloud. Almeno secondo Gartner, che ha pubblicato i dati definitivi relativi al 2016. Se il colosso di Seattle si conferma primo, con un’impressionante quota di mercato del 44,2 per cento, stupisce la crescita del 126,5 per cento di Alibaba (che tiene ancora una volta Google lontano dal podio, malgrado quest’ultima abbia raddoppiato il proprio fatturato), che è sì dovuta principalmente all’area cinese, ma è stata corroborata anche dalla recente apertura di nuovi data center in Europa, Australia, Giappone e Medio Oriente. L’Infrastructure-as-a-Service, quindi, ha generato nel 2016 un giro d’affari di 22 miliardi di dollari, per un incremento complessivo del 31,4 per cento. Secondo Gartner, la componente infrastrutturale in cloud sarà caratterizzata ancora una volta da tassi di crescita maggiori rispetto alle componenti software (SaaS) e di piattaforma (PaaS).

Numeri che non fanno altro che confermare quanto l’Infrastructure-as-a-Service piaccia sempre di più alle aziende. Uno scenario che trova conferma anche in una recente ricerca commissionata da Oracle a Longitude, dal titolo “You and IaaS”. Condotta su 1.610 professionisti It di imprese di diversi settori e di nove Paesi (Italia compresa), l’indagine ha scattato una fotografia sull’opinione dei professionisti in merito al cloud e alla sua componente infrastrutturale nell’arco di tre mesi, e rappresenta di fatto un aggiornamento di un lavoro più generale pubblicato l’anno scorso.

A livello generale, da giugno ad agosto gli intervistati italiani che giudicano positivamente la migrazione sulla nuvola sono cresciuti, passando dal 56 al 69 per cento (a livello globale si arriva invece al 72 per cento, con un aumento di 10 punti). In sintesi, per le organizzazioni lo IaaS rende più facile l’innovazione del business. Inoltre, oltre sei professionisti su dieci sono convinti che le aziende che non investono nell’infrastruttura come servizio faranno sempre più fatica a tenere il passo col mercato.

Anche in questo caso si tratta di un incremento del 13 per cento in un solo trimestre. La soddisfazione provata per lo IaaS si declina anche in maggiori performance operative in termini di velocità e disponibilità: lo pensano quasi tre imprese italiane su quattro, ponendosi addirittura sopra la media globale (68 per cento), per un balzo in avanti fra giugno e agosto del 19 per cento.

 

 

Ma lo IaaS non è solo agilità e incremento della produttività: è visto come un vero e proprio elemento dirompente del mercato per un intervistato su cinque (18 per cento in Italia), perché libera l’It da compiti ripetitivi e gravosi, dando ai professionisti più tempo per dedicarsi a progetti a valore aggiunto. “Si capisce che qualcosa sta cambiando, nelle prime rilevazioni la riduzione dei costi occupava i primi posti, ma ora per le aziende lo IaaS è qualcosa di più”, spiega Luigi Scappin, direttore prevendita e business development di Oracle Italia.

Scappin parla infatti di maggiore libertà di sperimentazione e innovazione (soprattutto fra i clienti più esperti), grazie anche a un ecosistema sempre più ricco in cui convivono “componenti applicative fornite da startup e da terzi, che mette in contatto sviluppatori e consumatori di servizi. Basti pensare, per esempio, ai container: inizialmente si portavano in cloud solo le macchine e non si pensava a questa tecnologia. Oggi la containerizzazione è al centro della scena”, aggiunge il manager.

 

Fra dubbi, problemi e mancanza di competenze

Nel campione sondato da Oracle, pur con una quota dominante di realtà tecnologiche (15 per cento), figurano aziende di settori come il manifatturiero (“forse uno dei più aperti al cambiamento” sottolinea Scappin), il retail, l’automotive, la comunicazione, l’healthcare e così via: organizzazioni che stanno sì vivendo con entusiasmo il passaggio al cloud, ma che non nascondono timori e problematiche più o meno importanti. Ecco quindi fare capolino l’annosa questione della sicurezza dei dati, citata dal 32 per cento degli intervistati, a cui fanno seguito lo sforamento del budget e la mancanza di competenze nei team It.

“I dubbi sulla sicurezza si trovano sempre al primo posto, anche se tematiche di stretta attualità come il Gdpr si stanno rivelando utili nell’aiutare le imprese a capire i propri limiti, soprattutto in termini di compliance alle nuove norme”, commenta Scappin. “L’elemento più preoccupante è forse il gap nelle competenze, che ad oggi è difficilmente sanabile”.

 

 

Complessivamente, comunque, il 54 per cento delle realtà coinvolte da Oracle nell’indagine ritiene che la migrazione sulla nuvola sia stata abbastanza semplice, non più complicata di quanto possa essere un comune cambiamento di server. Certo, a posteriori le aziende cambierebbero qualche elemento del loro viaggio, fra cui l’utilizzo di strumenti automatici e una collaborazione maggiore con partner e advisor tecnologici.

 

Un’offerta su quattro pilastri di seconda generazione

Oracle, pur non comparendo ai primi posti nella classifica di Gartner, è indubbiamente uno dei player a maggiore crescita nel mercato cloud infrastrutturale. La stessa società di ricerca la cita per la prima volta nel proprio quadrante magico aggiornato a luglio, inserendola fra i provider definiti visionari a un’incollatura da Ibm. La piattaforma di Oracle, composta da elementi IaaS, PaaS, SaaS e DaaS (Data-as-a-Service), offre un set completo di servizi in abbonamento che permettono alle imprese di gestire i carichi di lavoro in un cloud gestito, ospitato e supportato dal vendor.

Lo IaaS, lo si è sicuramente capito, rimane l’ambito centrale del gruppo californiano ed è oggetto di massicci investimenti. A ottobre verrà inaugurata una nuova cloud region in Germania per erogare potenza di calcolo alle imprese europee. Si tratta di un data center di seconda generazione, il primo del suo genere nel Vecchio Continente e che andrà ad affiancare in termini di design e prestazione le due sale macchine di Ashburn e Phoenix (Usa), già operative.

Ogni regione racchiude tre data center interconnessi con quelli di un’altra area, per favorire il disaster recovery. L’obiettivo è favorire innanzitutto i cosiddetti “big elephant”, quelle realtà che macinano enormi quantità di dati e che necessitano di latenze infinitesimali e di capacità trasmissive sostenute. Ma l’intera offerta di Oracle è a disposizione di chiunque, anche dei singoli sviluppatori.

 

I data center di seconda generazione di Oracle

 

“I nostri costi sono in linea con quelli di Aws e Azure, ma offriamo performance maggiori”, conclude Scappin. “Abbiamo avuto la fortuna-sfortuna di arrivare ultimi in questo mercato, ma così facendo siamo riusciti a monitorare i competitor e a dare ai clienti quello di cui avevano realmente bisogno. Storicamente non abbiamo avuto ottimi rapporti con i piccoli clienti, ma ora stiamo formando migliaia di giovani per avvicinare la nostra forza commerciale alle Pmi, oltre a modellare una proposizione appositamente per le startup, con tecnologie come Kubernetes, Docker e modelli di sviluppo agile”.

 

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