Cloud e modernizzazione applicativa in un’azienda italiana su due
Secondo uno studio di Minsait, il 54% delle aziende italiane ha attivato percorsi di migrazione al cloud e di modernizzazione delle applicazioni.
Pubblicato il 05 dicembre 2022 da Redazione

A che punto sono le aziende italiane nella trasformazione digitale? Una domanda ricorrente, ed la fine dell’anno è un buon momento per tirare bilanci e prendere nota dei progressi. Un nuovo studio di Minsait (system integrator appartenente a Indra), titolato “Ascendant Digital Maturity 2022: Modernizzazione delle applicazioni e il viaggio verso il cloud”, svela che la aziende italiane nella migrazione al cloud sono in fase più avanzata rispetto alle realtà di altri Paesi.
Sul totale delle aziende interpellate, solo il 10% crede di sfruttare appieno, già oggi, le potenzialità del cloud. Fra le italiane, però, la quota sale al 23%. Una soglia non certo elevata, ma comunque superiore alla media internazionale emersa dal sondaggio. Ed è notevole lo scarto anche su un altro aspetto: il 40% delle aziende ha attivato iniziative di modernizzazione e transizione al cloud ma da noi la percentuale è del 54%. Inoltre soltanto il 16% delle realtà ha stanziato dei budget dedicati alla modernizzazione applicativa, mentre nel nostro Paese si sale al 21%.
“Per le organizzazioni italiane, modernizzare le applicazioni e migrare al cloud è una priorità”, ha commentato Alberto Bazzi, direttore dell’area Digital Business Technologies di Minsait. “Le imprese che hanno già intrapreso un processo di modernizzazione delle applicazioni risultano soddisfatte dei risultati ottenuti e hanno evidenziato benefici nella riduzione dei tempi di esecuzione, nel miglioramento nell’erogazione dei servizi, nella capacità di scalare molto più velocemente e in un incremento dell’efficienza gestionale”.
Per circa la metà delle aziende italiane consultate, la prima motivazione per l’adozione del cloud è la ricerca di flessibilità (strategica e operativa), che significa anche poter rispondere alle necessità e ai cambiamenti futuri. Per il 35%, invece, la spinta principale è il desiderio di adottare nuove funzionalità di piattaforma, come intelligenza artificiale, sviluppo low-code e Big Data.
Esistono, naturalmente, degli ostacoli alla migrazione e in particolare la mancanza di competenze tra il personale e la difficoltà di adattarsi ai cambiamenti al cambiamento. Solo il 23% delle aziende italiane, inoltre, dispone di stanziamenti di bilancio ad hoc per la trasformazione digitale, cioè per esempio per l’acquisto di nuove tecnologie, per le nuove assunzioni e per l’avvio di progetti. “Nei prossimi anni”, ha rimarcato Bazzi, “le aziende che avranno già intrapreso questo percorso di modernizzazione vivranno un periodo di crescita e di miglioramento dei margini. Chi resta indietro rischia di perdere la propria posizione”.
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