Cloud, l’IT ibrido è il futuro ma si torna anche all’on-premise
Un nuovo report di F5 evidenzia che il 43% delle aziende sta riportando on-premise alcune applicazioni migrate in cloud. Si lotta con il problema dell’app sprawl.
Pubblicato il 05 aprile 2023 da Redazione

Il cloud computing non è sicuramente una moda passeggera, anche perché il suo percorso di affermazione è ormai decennale e perché innumerevoli segnali di mercato (investimenti e progetti di migrazione) suggeriscono che sarà un cambiamento strutturale e non reversibile. Tuttavia la corsa al cloud pubblico sta un po’ rallentando o, come scrive F5 nel suo nuovo report “State of Application Strategy”, l’hype intorno a questa tecnologia si sta ridimensionando. Protagonista del futuro sarà l’IT ibrido, del quale comunque il cloud (anche nella sua declinazione di cloud pubblico) rappresenta una delle anime.
Su un campione di oltre mille decisori IT di aziende del mondo, meno della metà, il 48% ha detto di avere attualmente delle applicazioni distribuite nel cloud. In media la quota “cloud” sul totale delle applicazioni aziendali è del 15%. Queste percentuali indicano un notevole ridimensionamento del fenomeno rispetto alle attese di qualche anno fa, considerando che nel 2018 il 74% degli intervistati prevedeva di distribuire "fino alla metà" delle proprie applicazioni in cloud.
Parallelamente si nota un pur contenuto moto contrario, un “rimpatrio” on-premise delle applicazioni precedentemente migrate in cloud. Quest’anno la percentuale di applicazioni aziendali ospitate nei data center tradizionali on-premise è, in media, il 37% (in crescita di due punti rispetto al 2022) e il 43% degli intervistati sta riportando al proprio interno alcune applicazioni o prevede di farlo a breve. Perché sta succedendo? La motivazione più citata (54% degli intervistati) è la necessità di controllare la dispersione delle applicazioni tra diverse piattaforme, il cosiddetto fenomeno dell’app sprawl.
In media, il campione dei decision maker IT interpellati hanno segnalato che più di un quinto delle applicazioni sono ospitate in sei ambienti diversi. Questa dispersione comporta, naturalmente, delle difficoltà nella gestione, nel controllo e nella sicurezza degli ambienti informatici. Tuttavia il multicloud è oggi una necessità per molte aziende, perché fornitori diversi possono assecondare in modo differente le esigenze di costi, di sovranità sui dati, di gestione del rischio e altro ancora. "Le decisioni sull'hosting delle applicazioni si basano in genere su obiettivi specifici, e oggi le organizzazioni hanno piena consapevolezza del fatto che non esiste un unico ambiente che vada bene per tutti", ha dichiarato Lori MacVittie, distinguished engineer di F5 e coautrice del report.
Tutte le organizzazioni coinvolte nell’analisi utilizzano app moderne (cioè strutturate su microservizi o container) oppure consumano Software as-a-Service, o fanno entrambe le cose. Ciononostante, il 95% delle organizzazioni opera ancora, anche, su app tradizionali che solo in parte saranno rimpiazzate da app moderne ((59% del campione) o da soluzioni SaaS (46%) prossimamente.
Le sfide all’orizzonte
Il 59% degli intervistati distribuisce servizi di sicurezza e delivery delle app on-premises, e una maggioranza equivalente ne distribuisce almeno uno nel cloud. Le tecnologie di gestione dell'identità e dell'accesso (Identity and Access Management), come VPN SSL, single sign-on (SSO) e federazione di identità, sono i servizi applicativi più comunemente usati oggi. Tra le aziende che operano in multicloud, circa nove su dieci riportano problemi di sicurezza, prestazioni e costi.
Per il 2023 la sfida principale è rappresentata dalla complessità degli strumenti e delle Api, una complessità che deriva dalla mancanza di standardizzazione o interoperabilità degli strumenti utilizzati per i diversi modelli di deployment. Seguono, tra le sfide da affrontare quest’anno, l’applicazione di criteri di sicurezza coerenti tra i diversi ambienti, l'ottimizzazione delle performance e la scelta del cloud più conveniente per ciascuna applicazione. "Queste sfide sono senza dubbio il motivo per cui le organizzazioni hanno definito il networking multi-cloud come la tendenza più interessante dei prossimi anni", ha sottolineato MacVittie.
In risposta a tutti questi problemi, F5 consiglia alle aziende di adottare approcci complementari e di usare tecnologie di sicurezza e di delivery delle app che funzionino in modo trasversale ai diversi modelli di distribuzione. "Il business digitale richiede un'infrastruttura IT adattiva e le organizzazioni hanno bisogno di soluzioni che attenuino le sfide legate all'operatività in ambienti ibridi e spesso multi-cloud", conclude MacVittie.
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