29/08/2014 di Redazione

Con i nuovi server ProLiant Gen9 Hp cambia passo

La gamma appena annunciata – che comprende sistemi tower, rack, blade e Apollo - rappresenta un cambiamento rivoluzionario nell’approccio della società, ora concentrata sulla convergenza delle infrastrutture e sulla loro gestione unificata. Con l’obiettiv

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La rivoluzione dei server, secondo Hp, è iniziata. Con la presentazione dei ProLiant battezzati Gen9 l’attenzione della società si è spostata dall’aspetto puramente tecnologico a una visione più olistica, che passa dall’efficienza complessiva dei sistemi in termini di potenza, velocità, semplicità e sicurezza. La parola d’ordine con cui HP definisce il tutto è “compute”, il concetto per cui bisogna partire dall’infrastruttura e non dal server per accompagnare efficacemente la tendenza verso gli ambienti definiti dal software e pronti per il cloud. L’obiettivo da perseguire, realizzabile tramite HP OneView, è quello di gestire insieme server, storage, networking e servizi riducendo al complessità.

I nuovi prodotti Gen9 della famiglia ProLiant comprendono un modello Tower, quattro sistemi rack, un server blade e due sistemi Apollo. Le tecnologie di punta adottate da HP per la nuova gamma vedono memorie Ddr4, tecnologie di caching e schede di rete a venti gigabit per secondo. Complessivamente, secondo Hp, le prestazioni aumentano fino al 40 per cento rispetto alla precedente generazione di prodotti. La filosofia che ha guidato il colosso statunitense nella realizzazione dei ProLiant Gen9 è quella di avere la giusta capacità di calcolo per ogni carico di lavoro, al costo “giusto” e in qualsiasi  momento.

 

 

Lo sforzo di Hp nella progettazione dei ProLiant Gen9 ha quindi richiesto un cambio di mentalità notevole. “Cloud, sicurezza, mobilità e Big Data sono i quattro pilastri su cui si basa l’approccio di Hp,” spiega Iain Stephen, vice president & general manager, HP Servers Emea. “La mobilità in particolare è importante, perché i dispositivi utilizzati dagli utenti guidano le scelte tecnologiche che vanno fatte a monte. E le esigenze continuano a crescere. Entro il 2020 parliamo di trenta miliardi di dispositivi, 40 trilioni di gigabyte e dieci milioni di app mobili rivolte a un potenziale di otto miliardi di persone.”

 

Secondo Hp, se si continuasse a seguire un percorso di crescita delle prestazioni come quello che ha portato la tecnologia dagli 0,004 Mips del 1972 ai 124mila Mips di oggi non si sarebbe in grado di soddisfare le esigenze dei quattro pilastri prima citati. Per questo è necessario ricorrere a un approccio infrastrutturale diverso, meno tradizionale, che consenta in futuro di arrivare a gestire un numero di servizi (e non più di Mips) nell’ordine dei milioni.

Oggi le aziende spendono metà del loro budget tecnologico semplicemente per mantenere operative le loro strutture It e ogni anno vengono persi centinaia di migliaia di dollari a causa della lentezza con cui vengono portati avanti i nuovi progetti,” sostiene Stephen. “Inoltre, il trenta per cento delle aziende non è soddisfatta delle prestazioni applicative. In questo contesto è necessario cambiare passo.

 

 

A spiegare il cambio “filosofico” che ha portato HP a questa consapevolezza è Peter Schrady, vice president & general manager Rack & Tower, HP Servers Worldwide. “Non vogliamo posizionarci solamente come fornitori di hardware, ma come azienda capace di offrire sistemi di elaborazione completi e complessi,” dice ad ictBusiness.it. “Vogliamo essere leader nei sistemi convergenti, più di quanto abbiamo fatto in passato. Il nostro prodotto deve trarre realmente vantaggio dal cloud computing, garantendo un ‘deployment’ veloce in ogni ambiente.

A cambiare completamente le cose in casa Hp è stata la convergenza delle infrastrutture, ora gestibili in modo unificato. “Il provisioning su VMware per esempio,” spiega Schrady, “oggi avviene con soli cinque clic e in pochi secondi”.

 

Con una visione così diversa dal passato, Hp è entrata in una fase di transizione destinata a durare un po' di tempo. La nuova gamma ProLiant Gen9, infatti, non va a sostituire i vecchi server, ma per il momento li affianca. E il momento per gestire questa fase è propizio, con un mercato che sta dando buone soddisfazioni alla società statunitense. Secondo i dati divulgati pochi giorni fa da Idc, il fatturato mondiale dei server nel secondo trimestre di quest’anno è cresciuto del 2,5 per cento, mentre Hp, che ha confermato la sua posizione di leadership è cresciuta del quattro per cento.

 

Fonte Idc, agosto 2014

 

Dal punto di vista dei numeri stiamo registrando una crescita interessante, intorno al nove per cento (su base annua, ndr),” conferma Schrady. “Un risultato mai visto prima. Oggi il nostro business ha dimensioni che cominciano ad avvicinarsi a quelle dei PC. Non siamo ancora così grandi in termini di fatturato in realtà, ma abbiamo relazioni molto più profonde con partner come Microsoft e Intel. E qui i margini sono completamente diversi da quelli dei Pc, intorno al 14 per cento.”

Per i mesi a venire c’è quindi molta fiducia in casa Hp, anche se a destare qualche preoccupazione c’è la concorrenza asiatica, che con l’acquisizione del ramo d’azienda server di Ibm da parte di Lenovo sta cercando ci conquistare spazi su un terreno tradizionalmente lontano dalla cultura tecnologica cinese. “Non credo che questo sia un matrimonio perfetto come lo è stato quello tra Lenovo e i personal computer di Ibm,” afferma Schrady. “Il problema è che aziende come queste hanno aspettative in termini di margini significativamente più basse delle nostre. E questo potrebbe rivelarsi un problema per il futuro.”

 

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