Con l’iperconvergenza Fondazione Telethon ha trovato la semplicità
Il software di Nutanix ha consentito di creare una infrastruttura di desktop virtuali da affiancare al data center principale, e dunque di ridurre molte complessità di gestione e manutenzione dell’It.
Pubblicato il 02 maggio 2019 da Redazione

Da quasi trent’anni Fondazione Telethon raccoglie fondi per finanziare la ricerca scientifica per la lotta alle malattia genetiche rare. Un’opera difficile e complessa, che tuttavia è riuscita liberarsi da almeno alcune difficoltà e complessità riguardanti la sfera informatica. Telethon è riuscita a semplificare il modo in cui utilizza, gestisce e mantiene aggiornata la propria infrastruttura It, e lo ha fatto grazie all’iperconvergenza e alla virtualizzazione.
Considerando il personale interno alle sedi di Roma e Milano (circa 140 dipendenti) e a quello attivo negli Istituti di Ricerca di Pozzuoli e del capoluogo lombardo, la fondazione ingaggia circa trecento collaboratori.
Cinque di essi lavorano nel reparto It, guidato dal responsabile dei sistemi informativi Marco Montesanto, che ricorda come negli anni la dotazione hardware e software di Telethon sia stata curata e aggiornata costantemente. “Nonostante questo”, spiega Montesanto, “l’amministrazione di 140 postazioni tra fisse e portatili comportava uno sforzo notevole, soprattutto per quanto riguarda patch e manutenzione hardware, con tempi di ripristino quantificabili nell’ordine di qualche giorno”. Le esigenze del team informatico erano principalmente tre: ridurre la complessità di gestione, liberare risorse da poter dedicare alle attività “core” e garantire ai collaboratori di Telethon un’esperienza d’uso delle applicazioni più libera e flessibile, priva di vincoli di luogo, tempo e dispositivi.
La virtualizzazione dell’infrastruttura desktop è stata la risposta a tutte e tre le questioni. Per identificare il fornitore più appropriato è stata avviata un’operazione di scouting interno, affiancata poi da considerazioni di mercato. E la scelta è caduta su Nutanix, un fornitore di software per infrastrutture iperconvergenti che ha ottenuto un posizionamento tra i “leader” del Magic Quadrant di Gartner. Fondazione Telethon ha provveduto, quindi, a verificare l’adeguatezza della proposta di questo vendor al proprio contesto It e in particolare ai software già in uso (come quello di Citrix). “L’approccio di Nutanix è stato fondamentale”, sottolinea il responsabile dei sistemi informativi, “dato che il software Citrix da noi utilizzato si sposa in modo ottimale per i nostri scopi sia con l’Acropolis Hypervisor sia con la piattaforma hardware”.
Sia le fasi progettuali sia l’implementazione della nuova soluzione sono stati gestiti internamente. “Una volta completato il deployment, abbiamo lanciato le nuove postazioni di lavoro, pubblicizzandole con l’aiuto dei colleghi del marketing e della comunicazione”, racconta Montesanto. La soluzione realizzata impiega il software Acropolis di Nutanix, comprensivo dell’hypervisor integrato Ahv, in abbinamento al software di gestione delle applicazioni Web di Prism e alla suite di Citrix. Fondazione Telethon impiega, inoltre, il sistema operativo Windows 10, gli applicativi di Office 365, Skype for Business e un sistema Erp proprietario.
“Nutanix ci ha permesso, grazie all’iperconvergenza, di azzerare tutta quella parte di amministrazione dell’infrastruttura che riguarda hypervisor, risorse, provisioning, installazione degli aggiornamenti e gestione del network e dello storage. Questo ha liberato risorse preziose”, testimonia Montesanto. Ma non è tutto, dato che la nuova Vdi (Virtual Desktop Infrastructure) ha permesso di ridurre di oltre il 7% il numero di richieste di assistenza per le postazioni fisiche. “Si tratta”, sottolinea il responsabile dei sistemi informativi, “di un dato rilevante, considerato il gran numero di macchine fisiche ancora presenti. Inoltre, per preparare una nuova postazione fisica prima serviva qualche giorno, mentre ora bastano poche decine di minuti”. Il progetto non è ancora terminato, come racconta Montesanto: “Nel datacenter secondario presente nella nostra sede installeremo la soluzione di disaster recovery e definiremo un pool di postazioni chiave che in caso di fault del sito primario possano essere operative, garantendo la continuità del business”.
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