Con OpenEla, si materializza l’alternativa aperta a Rhel
Oracle, Suse e Ciq hanno varato un progetto che intende rispondere alla decisione di Red Hat di limitare l’accesso a valle ai codici del proprio sistema operativo. Una sfida ambiziosa, ma non priva di zone d’ombra.
Pubblicato il 21 agosto 2023 da Roberto Bonino

Eravamo tornati appena prima della pausa estiva sulla decisione di Red Hat di rendere vincolato all’acquisto di una licenza l’accesso ai codici del proprio sistema operativo Rhel. Nel periodo intercorso, è arrivata la risposta di alcune fra le aziende maggiornente coinvolte in questo cambio di prospettiva. È appena stato annunciato, infatti, OpenEla, un progetto nato dalla collaborazione tra giganti dell'industria tecnologica come Oracle, Suse e Ciq (principale sostenitore commerciale di Rocky Linux). Esplicito, soprattutto, lo slogan di lancio: “Niente abbonamenti. No Password. Nessuna barriera. Chi ne vuole approfittare è benvenuto”.
OpenEla, che sta per Open Enterprise Linux Association, è un'organizzazione con base negli Stati Uniti, la cui missione è “incoraggiare lo sviluppo di distribuzioni compatibili con Red Hat Enterprise Linux fornendo codice libero e open source per Enterprise Linux”. La scintilla che ha acceso il fuoco di OpenEla risale al 21 giugno 2023, quando Red Hat, ha annunciato che l'accesso al codice sorgente completo di Rhel sarebbe stato limitato solo ai propri clienti e agli utenti che avessero accettato le condizioni stabilite dal suo portale Web.
Oracle, Suse e Ciq hanno unito le forze per dar vita a questa iniziativa senza precedenti. L'interesse condiviso di queste tre aziende deriva soprattutto dalla decisione di Red Hat di abbandonare il progetto CentOs, ovvero la versione open source di Rhel. La creazione di CentOs Stream come alternativa ha lasciato un vuoto nel panorama delle distribuzioni Linux dipendenti dal lavoro di Red Hat e su questo OpenEla si propone di gettare nuova luce.
In realtà, i player ora uniti nel nuovo progetto si erano già mossi nei giorni successivi all’annuncio di Red Hat. L’editore di Suse Linux Enterprise (Sle), si è subito preoccupato di fornire un supporto rapido ai progetti danneggiati dalla decisione, con un investimento di 10 milioni di dollari per sviluppare una distribuzione di Rhel "disponibile senza restrizioni". D'altro canto, Oracle ha risposto in modo aggressivo, additando le ambizioni commerciali di Ibm (proprietaria di Red Hat) e offrendo un'alternativa per lo sviluppo di pacchetti Oracle Linux compatibili con altre distribuzioni gratuite di Rhel.
OpenEla si presenta come un terreno neutrale in cui gli editori coinvolti collaborano paritariamente. L'obiettivo principale non è quello di creare una nuova distribuzione Linux, ma piuttosto di mettere a disposizione strumenti e sorgenti per compilare versioni downstream compatibili con Rhel. Questo è particolarmente rilevante per le distribuzioni Rocky Linux e Oracle Linux, che hanno già intrapreso passi in questa direzione. In modo particolare, l'associazione si impegna a fornire i pacchetti necessari per creare distribuzioni compatibili "bug per bug" con Rhel 8, 9 e, potenzialmente, anche la 7.
Il progetto di Oracle, Suse e Ciq ripercorrerà il cammino seguito da Kubernetes (peraltro oggi finanziato in buona misura da big player) o serve solo come manovra di disturbo per ricomporre l’originaria diatriba? Gli interrogativi non mancano. Le organizzazioni che hanno fatto investimnenti critici in direzione open source potrebbero chiedersi perché acquistare un clone di Rhel da un concorrente di Red Hat piuttosto che da Red Hat stessa. In che modo potrebbe essere una politica It intelligente scommettere in grande su aziende che non sono in grado di migliorare o modificare un prodotto che non hanno? Questo porta a evidenziare quello che forse è il principale limite attuale di OpenEla, ovvero l’assenza nella compagine di lancio di almeno un grande cloud provider.
Le più grandi storie di successo nel mondo open source, quelle utilizzate nel business, tendono ad essere sostenute da aziende con specifiche volontà di investimento, anche se ciò non garantisce il successo. OpenStack, ad esempio, prometteva di essere un'alternativa open source ad Aws e ad altri cloud, in un momento in cui però la maggior parte delle aziende (a parte le telco) non voleva davvero un'alternativa. Volevano Aws, Microsoft Azure e Google, non un modo per distribuire la propria soluzione. OpenStack esiste ancora, ma principalmente perché Red Hat lo trova un modo utile per servire alcuni dei suoi clienti e sfruttarli di conseguenza. Allo stesso modo, Aws ha lanciato OpenSearch per contrastare il controllo di Elastic su Elasticsearch. Si è iniziato anche a vedere un certo successo, ma solo perché Aws continua a riversarvi risorse.
Viceversa, se tutto va secondo i piani di Ciq, Suse e Oracle, OpenEla sostituirà git.centos.org come fonte primaria per le distribuzioni Enterprise Linux a valle: “Si tratta essenzialmente di una nuova fonte a monte per tutti gli Enterprise Linux, che è aperta e non dipende da una singola azienda”, hanno sintetizzato i creatori del progetto.
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