25/07/2013 di Redazione

Con Red Hat lo storage diventa open source

Una soluzione gestita dal software per l’accesso continuo ai dati, un’elevata disponibilità e il disaster recovery: queste le promesse dell’azienda nell’ambito dell’offerta di storage, parte della più amplia strategia per il cloud ibrido aperto. Come spie

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Da quasi due anni Red Hat è entrata nell’area dello storage con soluzioni software open source, con continui sviluppi. “Attualmente”, ha affermato Gerald Sternagl, business unit manager storage Emea di Red Hat, spiegando la strategia della società in questo ambito, “offriamo una soluzione software open per lo storage capace di gestire i dati memorizzati sia in macchine fisiche sia in macchine virtuali, così come nel cloud, facendo convivere sullo stesso hardware dati e applicazioni”.

Gerald Sternagl, business unit manager storage Emea di Red Hat


Sternagl non ha nascosto che Red Hat non è l’unica società a proporre una piattaforma software per gestire lo storage, “ma siamo gli unici a farlo con una soluzione aperta”, ha sottolineato, e si è detto convinto che come Linux è penetrato in maniera consistente nei data center, altrettanto faranno le soluzioni storage proposte dalla società.

L’attuale incremento di dati con cui tutte le imprese si devono confrontare, secondo Sternagl, pone seri problemi se ci si basa su modelli di gestione tradizionali, che lavorano a compartimenti stagni e partendo dalle applicazioni, ognuna delle quali utilizza il proprio “pool” di risorse, con il risultato che ci si trova di fronte a numerose tecnologie differenti con molte risorse non utilizzate; in molti casi, inoltre, ciò che si ha in casa non è in grado di soddisfare le nuove tipologie di workload, come i Big Data. Red Hat propone una diversa gestione dello storage attraverso una soluzione definita dal software, che garantisca accesso continuo ai dati, elevata disponibilità e disaster recovery.

Oggi nei data center c’è una forte spinta verso la convergenza e la standardizzazione di potenza di elaborazione, storage dei dati e tecnologie di rete, e ciò consente di memorizzare i dati e analizzarli contemporaneamente sulla stessa piattaforma. “Per fare questo” spiega Sternagl, “Red Hat utilizza l’Enterprise Linux Openstack Platform e Hadoop. Lo storage costituisce le fondamenta della Open Hybrid Cloud Strategy della società”.

“Questa è una soluzione che va a completare lo stack infrastrutturale di Red Hat”, aggiunge il country manager di Red Hat Italia, Gianni Anguilletti. “In Italia in ambito storage siamo partiti molto recentemente e abbiamo riscontrato un enorme interesse da parte dei clienti, soprattutto nell’area dei servizi, delle telecomunicazioni e del finance, proprio per adottare tecnologie che possano fungere da completamento alle infrastrutture già esistenti e consentire a queste organizzazioni di far fronte all’esplosione dei dati che non sempre devono , per così dire, viaggiare in prima classe”.

“Non si vuole mettere in dubbio le tecnologie che fino a oggi si sono imposte sul mercato”, aggiunge Anguilletti, “ma sono soluzioni estremamente costose e funzionali a dati mission critical. E non tutti i dati, soprattutto quelli che si stanno generando in seguito agli ultimi trend tecnologici – file oggetti, immagini, documenti, eccetera – sono dati mission critical. Di conseguenza, varie società sono interessate a complementare le loro architetture con tecnologie che possono consentire loro di fare fronte all’esplosione del dato senza avere un’esplosione proporzionale in termini di budget IT”.

Red Hat, ha sostenuto il country manager, ritiene che il perfetto anello di congiunzione tra l’esigenza di avere maggiore intelligenza e capacità di sfruttare per il business l’enorme quantità di dati a disposizione con risorse limitate, da una parte, e i trend tecnologici, dall’altra, possa essere costituito dalle tecnologie sviluppate secondo il modello open source.

Gianni Anguilletti, country manager di Red Hat Italia


“Noi ci stiamo impegnando nel realizzare lo stack infrastrutturale più completo dal punto di vista funzionale e più sostenibile dal punto vista economico oggi presente sul mercato”, ha concluso Anguilletti. Stack che è costituito da Red Hat Enterprise Linux, lo strato di definizione e gestione software dello storage presentato oggi con il Software Defined Storage, poi lo strato del middleware con la famiglia di tecnologie JBoss, per giungere allo strato della virtualizzazione e, come completamento, a una serie di framework per la realizzazione di Infrastructure o Platform-as-a-Service, per dare quindi risposte in ambito cloud.

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