Red Hat ha svelato Openshift Container Platform 3.5, già disponibile tramite il Customer Portal, che aiuta le aziende a mantenere gli investimenti It già effettuati con un supporto maggiore verso le tradizionali applicazioni di business, le cosiddette legacy. Tra le principali novità dell’aggiornamento si trovano Kubernetes Statefulsets, disponibili in Tech Preview, che portano le stesse caratteristiche di automazione già presenti in Kubernetes per un health management scaling e declarative ai servizi stateful tradizionali, in modo che questi possano operare all’interno di container, invece che direttamente su macchine virtuali o server fisici.

Openshift Container Platform 3.5 offre inoltre una nuova immagine container Java per carichi di lavoro cloud-native, che consente agli sviluppatori di concentrarsi esclusivamente sul codice delle loro applicazioni Java pronte per il cloud: la piattaforma, invece, tramite la funzione source-to-image (S2i) gestisce compilazione, costruzione e assemblaggio finali.

L’aggiornamento supporta anche Red Hat Software Collections, una raccolta di versioni stabili dei più recenti linguaggi e strumenti di sviluppo, che comprende novità per Redis, MySql, Php e altro ancora. Ma il vendor di tecnologia open source ha lavorato anche dal punto di vista della sicurezza della piattaforma, sempre fondamentale quando si parla di container.

L’update contiene per esempio miglioramenti nella gestione dei certificati, come la possibilità di rilasciare avvisi in vista della loro scadenza un più avanzato management dei “segreti”: utilizzati per gestire informazioni sensibili come le password in fase di implementazione delle applicazioni in Red Hat OpenShift Container Platform 3.5, è possibile ora ottenere una maggiore granularità nella determinazione di chi ne possiede uno.