Contro il “cuore matto” interviene l’Apple Watch
Uno studio dell’Università di San Francisco, condotto in collaborazione con il team titolare dell’applicazione Cardiogram, ha svelato che l’orologio della Mela rileva i casi di fibrillazione atriale con un tasso di precisione del 97%. Segnali incoraggianti anche per ipertensione, apnee notturne e diabete.
Pubblicato il 24 marzo 2018 da Redazione

Una delle funzionalità più interessanti dell’Apple Watch (e più in generale dei fitness tracker) è la possibilità di rilevare e analizzare il battito del nostro cuore. Utilizzando integrata nel sistema operativo dell’orologio di Cupertino si può monitorare la frequenza cardiaca a riposo oppure durante una camminata, la respirazione o l'allenamento nel corso di tutta la giornata. È anche possibile registrare eventuali anomalie e, a quanto pare, sotto questo punto di vita l’Apple Watch si dimostra molto affidabile. Secondo un’indagine condotta dall’Università della California di San Francisco, in collaborazione con il team che ha sviluppato l’applicazione Cardiogram, l’indossabile della Mela è in grado di rilevare la fibrillazione atriale con un tasso di accuratezza del 97 per cento. Un risultato sorprendente, se si considera che l’Apple Watch non è un dispositivo medico.
Per elaborare il report, i ricercatori hanno analizzato 139 milioni di pulsazioni raccolte da 9.750 utilizzatori dell’applicazione Cardiogram. I dati sono stati incrociati con quelli provenienti dall’Health eHeart Study dell’ateneo californiano per allenare la rete neurale profonda sviluppata da Cardiogram. I risultati hanno stupito gli stessi ricercatori, i quali credono che dispositivi come l’orologio intelligente della Mela possano diventare utili campanelli d’allarme, pur non potendo ovviamente sostituire un elettrocardiogramma classico.
Ma gli esperti non si sono fermati qui e hanno messo alla prova l’Apple Watch anche per altri disturbi e malattie, come le apnee notturne, l’ipertensione e addirittura il diabete (in questo caso per rilevare eventuali segni preliminari della patologia). I primi risultati indicano che il terminale di Cupertino, così come altri device analoghi, possa tornare utile anche in questi casi. Ma serviranno maggiori conferme. Lo studio condotto dall’Università di San Francisco e Cardiogram è stato pubblicato sulla rivista Jama Cardiology.
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