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Crisi Russia-Ucraina, possibili impatti sull’industria dei chip?

L’Ucraina fornisce ai produttori statunitensi il 90% del neon e altri gas impiegati per realizzare semiconduttori.

Pubblicato il 24 febbraio 2022 da Redazione

Mentre la crisi tra Russia e Ucraina prende una piega drammatica, si profila la possibilità di una conseguenza secondaria del conflitto in corso. Mentre il chip crunch non è ancora stato superato, e da due anni a questa parte su intere filiere tecnologiche i produttori finali faticano a reperire componenti dagli intermediari, ora ci si interroga sul rischio di ulteriori problemi di fornitura di materie prime o derivati industriali impiegati nei semiconduttori.

L’Ucraina fornisce ai produttori statunitensi il 90% del neon utilizzato nell’industria dei semiconduttori, dove ha l’importante compito di permettere l’incisione dei circuiti nei wafer. Proviene dalla Russia, invece, circa il 45% della fornitura mondiale di palladio: questo gas è soprattutto impiegato nei sistemi di scarico delle automobili, ma secondariamente anche in molti chip di memoria e sensori. 


Se, come il mondo si augura non accada, l’escalation militare andrà avanti, per l’industria dei semiconduttori si prospettano ancora tempi duri. Il chip crunch potrebbe prolungarsi più del previsto, anziché risolversi nella seconda parte del 2022, come gli attori del mercato si aspettavano. Inoltre i prezzi dei componenti (e, a cascata, quelli dei prodotti finali) potrebbero ulteriormente aumentare, dopo due anni di rialzi. 

Si tratta, al momento, soprattutto di un timore rivolto al futuro. Intel, Tmsc, GlobalFoundries e altre attività di fonderia sono ben fornite di scorte e per ora non hanno espresso preoccupazioni. Anche il produttore di chip sudcoreano SK Hynix ha dichiarato alla stampa di aver messo da parte una grande quantità di materie prime, e similmente Micron ha sottolineato la propria scelta di affidarsi a fornitori diversificati.

Semmai, l’interruzione dei normali flussi di export dall’Ucraina e dalla Russia potrebbe avere impatti sugli operatori che stanno a monte della supply chain dei semiconduttori, rifornendo di materie prime le fonderie. Come l’olandese Asml Holding, che infatti starebbe “considerando forni alternative per i piccoli quantitativi di neon utilizzati nelle proprie fabbriche, nel caso il conflitto tra Russia e Ucraina danneggi le scorte”, spiega Reuters.

 

Tag: mercati, chip, semiconduttori, russia, supply chain, politica, chip crunch

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