Ibm fa una nuova conquista nel campo della sicurezza dei dati, assicurandosi il brevetto di una tecnologia hardware capace di proteggere le chiavi crittografiche dai tentativi di manomissione. L'annuncio è giunto a pochi giorni dal lancio di nuovi sistemi mainframe capaci di gestire 12 miliardi di transazioni cifrate al giorno. Quello registrato dallo United States Patent and Trademark Office è un sistema che impiega un circuito stampato o altri dispositivi con struttura laminare, prevedendo in ogni caso la presenza di più strati di materiale: quelli più esterni fungono da barriera fisica, proteggendo da tentativi di manomissione o accessi non autorizzati le chiavi crittografiche.
Il brevetto di Ibm non prevede, dunque, l'impiego di un rivestimento di resina o materiale plastico per proteggere il “cuore” del dispositivo crittografico, come invece contempla il metodo tradizionale. Quest'ultimo risulta in genere efficace contro i tentativi di manomissione, ma comporta alcune difficoltà produttive (per esempio, il rischio di una deformazione dei tracciati dei circuiti nel momento in cui la resina si solidifica) ed è più soggetto alle rotture.
Il nuovo sistema è anche intrinsecamente più sicuro, poiché nasconde le chiavi e i codici crittografici su collocazioni casuali all'interno del circuito, e poiché utilizza materiali che risultano opachi ai raggi X e agli ultrasuoni. Il brevetto porta anche la firma dell'engineering manager Stefano Oggioni e, a detta di Ibm, potrà servire a “proteggere chiavi e codici di cifratura per dati conservati su qualsiasi piattaforma, sia nel cloud sia all'interno di un sistema di storage aziendale”.