21/12/2015 di Redazione

Cybersicurezza, un business da 170 miliardi di dollari nel 2020

Dai 75 miliardi di dollari di quest’anno, nel giro di un lustro il mercato di prodotti e servizi per la sicurezza It arriverà a valere più del doppio (a detta della società di ricerca Ssp Blue e MarketsandMarkets). Fra i driver, la lotta al cyberterrorism

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È un business per chi lo pratica, ma anche per chi deve aiutare il mondo – individui, aziende, intere nazioni – a difendersi. Il cybercrimine, e di riflesso la cybersicurezza, è uno degli elementi più dinamici nel panorama It, sia che lo si guardi dal punto di vista dei “cattivi”, sia da quello dei vendor impegnati a combatterli. Quest’anno, secondo le stime di Gartner, la spesa globale per i prodotti e i servizi di sicurezza informatica è cresciuta del 4,7% rispetto al 2014, toccando i 75 miliardi di dollari. Ma è niente in confronto a quanto succederà nel prossimo lustro: nel 2020 si spenderanno 170 miliardi di dollari. Numero su cui concordano due diverse società di ricerca, l’indiana Markets and Markets ed Ssp Blue.

Il fondatore e direttore di quest’ultima, Hemanshu Nigam, ha spiegato alla redazione di Rt che si tratta di una stima conservativa, e dunque è plausibile che il mercato si gonfi ancora di più, oltre l’ipotetico tasso di crescita annuo del 9,8% da qui al 2020. E la corsa agli acquisti di hardware, software e servizi di sicurezza è motivata da più fattori. “Innanzitutto, gli hacker stanno diventando sempre più furbi”, ha commentato Nigam. “Il crimine organizzato ha preso il sopravvento. Il secondo motivo è che, mentre si sviluppano nuove piattaforme, si moltiplicano anche nuove tecnologie, modelli di business e settori”. E si potrebbe scommettere, secondo il ricercatore, che la crescita del mercato in cinque anni sia non di cento miliardi di dollari aggiuntivi rispetto al valore attuale ma anche di 150 o 200 miliardi.

I driver della crescita
Ma dove si investe e si investirà di più? A detta di Idc, le “zone calde” stanno nell’offerta di security analitycs e Siem, nella threat intelligence, nella sicurezza per dispositivi e attività mobile e in quella che si prende cura del cloud computing. Su questo punto un paio di dettagli in più arrivano dal report di Markets and Markets: fra i dati conservati in cloud, la percentuale di quelli crittografati passerà dall’attuale 20% all’80% nel giro di tre anni; nel 2019, inoltre, il mercato dei software per la crittografia varrà poco meno di cinque miliardi di dollari (4,82 miliardi).

Cresceranno molto, inoltre, i servizi di sicurezza gestiti (già oggi corrispondenti al 40% del mercato della sicurezza It) e tutto ciò che è destinato a proteggere l’Internet of Things, inteso sia come rete di sensori sia di dispositivi. Alcuni settori verticali, come quello aerospaziale, i governi e il mondo militare, andranno sempre più alla ricerca di soluzioni specifiche per le proprie necessità, soluzioni in grado di ridurre costi, complicazioni e rischi legati al mancato rispetto della compliance.

 

 

Il mappamondo dei rischi informatici
Anche fra qualche anno, l’Europa e il Nord America resteranno i principali mercati di destinazione per i prodotti e servizi di cybersecurity. Nel Vecchio Continente, la spesa nell’anno 2019 sarà di 35,53 miliardi di dollari. Così suggerisce uno studio di Cybersecurity Ventures, il quale però evidenzia anche un aumento della spesa nella regione Asia-Pacifico (circa 33 miliardi di dollari nel 2019) e in America Latina (11,9 miliardi).

A Oriente, ciò che traina gli investimenti in sicurezza è l’ascesa degli attacchi DDoS, accanto alla crescente adozione del mobile e del cloud computing. Per la regione Latinoamericana, invece, si può parlare di un più generale percorso di maturazione tecnologica. Guardando poi al “mappamondo della cybersecurity” dal punto di vista dell’offerta, il primo esportatore di beni e servizi oggi sono gli Stati Uniti, come riportato da Forbes. Secondo posto a Israele.

Il costo dell’insicurezza
Il conteggio dei danni di un incidente o attacco informatico è notoriamente un’operazione complessa: non sempre l’operazione è eclatante, a volte il fatto viene scoperto dopo molto tempo e spesso viene tenuto nascosto dalle organizzazioni colpite. Al danno da mancata operatività, inoltre, si può affiancare quello di reputazione. A grandi linee, secondo l’esperto di sicurezza Asher Kotz i soli furti di identità fanno perdere ogni anno 500 miliardi di dollari alle persone o aziende interessate. Negli ultimi anni, quello di banche e istituti finanziari è stato il settore più bersagliato, seguito dalle società tecnologiche e di telecomunicazioni, dalla difesa, dall’energia.

C’è poi un valore che non è quantificabile solo in termini di business e di soldi risparmiati o persi, ovvero la sicurezza nazionale. Il governo statunitense, come riportato da Kotz, quest’anno ha investito 14 miliardi di dollari per difendersi dal crimine informatico e in particolare dal cyberspionaggio (specie di quello cinese).

 

 

Un percorso necessario
Non c’è studio o commento in materia di cybercrimine che non citi il concetto di “evoluzione”. Il che significa, innanzitutto, evoluzione delle tecniche e delle abilità dei “bad guys”, ma anche il continuo cambiamento delle tecnologie che si affermano sul mercato e diventano abitudine sociale. L’ascesa del cloud computing e l’utilizzo dei dispositivi mobili, sia in ambito aziendale sia individuale, sono solo le due tendenze che per prime saltano alla mente.

Nei prossimi anni, secondo le società di ricerca, sarà naturale procedere verso una maggiore consapevolezza su temi come il data loss, l’uso prudente del cloud e dei dispositivi mobili. Accanto alla sempre maggiore esposizione mediatica di questi temi, molto faranno gli investimenti delle aziende in attività di formazione rivolte ai dipendenti: circa un miliardo di dollari all’anno, su scala globale, a detta d Forbes. Allo stesso tempo, tuttavia, le aziende patiranno la carenza di professionisti specializzati sui diversi settori della cybersicurezza. Negli Stati Uniti oggi oltre duecentomila posizioni di lavoro legate alla sicurezza It risultano scoperte, mentre nel 2019 si rischierà di arrivare a 1,5 milioni di poltrone vuote od occupate da professionisti non abbastanza competenti.

 

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