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Data center a impatto zero, l’Europa rilancia la scommessa “green”

Aws, Google, Aruba, Ovhcloud e una lista di altre aziende e associazioni si impegnano a contribuire all’azzeramento dell’impatto ambientale dei data center in Europa entro il 2030. La Commissione Europea vigilerà. Aruba e Irideos fra le aziende italiane coinvolte.

Pubblicato il 21 gennaio 2021 da Redazione

Si chiama “Patto per la neutralità climatica dei data center” ed è la traduzione in impegno concreto del sogno di una tecnologia “verde”, più rispettosa dell’ambiente e delle risorse consumabili. Amazon Web Services (Aws), Google, Aruba, Ovhcloud e una lista di altri cloud provider, insieme ad associazioni come Cispe (Cloud Infrastructure Services Providers in Europe) ed Educa (European Data Centre Association) hanno sottoscritto un accordo di autoregolamentazione, il cui obiettivo finale è rendere i data center collocati in Europa neutri dal punto di vista climatico entro il 2030. 

Per arrivare al traguardo, dovranno provare l'efficienza energetica con obiettivi misurabili, acquistare energia al 100% priva di carbonio, dare priorità alla conservazione dell'acqua, riutilizzare e riparare server e sviluppare sistemi di riciclo del calore. I progressi delle aziende saranno monitorati dalla Commissione Europea due volte l'anno.

Si tratta di un impegno senza precedenti nel campo dell’industria tecnologica, ma che rientra nei più ampi obiettivi del Green Deal europeo adottato nel marzo del 2020. Senza precedenti, perché la lista delle realtà firmatarie include ben 25 fornitori di servizi IT e cloud (in ordine alfabetico, 3DS Outscale, Altuhost, Aruba, Atos, Aws, CyrusOne, Data4, Digiplex, Digital Realty/Interxion, Equinix, FlameNetworks, Gigas, Google, Ikoula, Ilger.com, Infoclip, Irideos, Itnet, LCL, Leaseweb, Ntt OVHcloud, Register, Scaleway e Seeweb) e 17 associazioni di categoria (Cispe, European Data Centre Association, Cloud28+, Cloud Community Poland, Danish Cloud Community, Datacenter Industrien, Data Centre Alliance, Dutch Datacenter Association, Dutch Hosting Providers Association (DHPA), Eco – Alliance for the Strengthening of Digital Infrastructures in Germany, EuroCloud Croatia, EuroCloud France, France Datacenter, Host in Scotland, IKN Norge, ISPConnect e TechUK).

Frans Timmermans, membro della Commissione Europea scelto come vicepresidente esecutivo dell’European Green Deal, ha sottolineato che “l’impegno da parte di importanti attori dell’industria dei dati rappresenta una promessa per la società e segna un apprezzato primo passo verso il raggiungimento della nostra ambizione comune per un futuro smart e sostenibile”. In sostanza, non può esserci un vero Green Deal senza una “green IT”, e non può esserci green IT se non si affronta il problema delle infrastrutture.

 

 

"I data center sono i pilastri portanti della quarta rivoluzione industriale”, ha sottolineato Apostolos Kakkos, presidente di Educa, “e come si è visto durante la pandemia di covid-19 sono infrastrutture essenziali non solo per l'economia digitale, ma per l'intera economia globale. È nostro dovere impegnarci in un'iniziativa di autoregolamentazione che contribuirà a garantire la disponibilità operativa, la sostenibilità e il futuro della nostra industria".

Nella corsa verso la sostenibilità, le società che possiedono o gestiscono data center non sono ferme ai nastri di partenza. Da anni i grandi colossi hyperscaler, come Apple, Amazon, Facebook, Google e Microsoft, hanno scelto di puntare sull’energia fotovoltaica, eolica o idroelettrica, a seconda dell’ubicazione geografica delle proprie strutture. In Italia si distingue Aruba: “Sia l'efficienza energetica sia l'energia autoprodotta localmente con fonti rinnovabili riflettono la visione di Aruba di un futuro sostenibile”, testimonia Stefano Cecconi, amministratore delegato di Aruba e vicepresidente di Cispe. “Infatti, grazie a sistemi di pannelli solari fotovoltaici e centrali idroelettriche di nostra proprietà, stiamo già producendo più energia verde di quanta ne avremmo effettivamente bisogno nei nostri data center. Questo genera un'impronta di carbonio negativa in tutte le nostre operazioni e ci consente di supportare le nostre attività e quelle dei nostri clienti con un impatto ambientale pari a zero”.

Fra le aziende italiane coinvolte, c'è anche Irideos, telco e cloud provider controllato dai fondi F2i Sgr e Marguerite, che dispone già oggi di quindici data center alimentati al 100% con energia verde. L'ultimo a essere varato, denominato Avalon2 e situato a Milano, è stato costruito con elevati standard di efficienza energetica: "La cooperazione tra gli operatori di data center e cloud, la Commissione Europea e le associazioni come il Cispe sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale promossi dall'Unione Europea", commenta Danilo Vivarelli, amministratore delegato della società. 

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