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Digitale, il salvagente dell’Europa in lockdown. Ma non è perfetto

Deloitte svela che nel 2020 il 34% degli italiani ha comprato in e-commerce per la prima volta, in conseguenza dei lockdown. Esistono ancora insoddisfazioni legate al canale digitale.

Pubblicato il 09 febbraio 2021 da Redazione

Tra gli effetti della pandemia di covid-19, l’unico benefico è probabilmente l’accelerazione digitale stimolata dai lockdown, dalla necessità di trovare modi diversi per lavorare, comunicare, vendere, comprare. Un studio demoscopico di Deloitte, condotto su un campione di oltre seimila cittadini europei, svela quanto sia cambiato il nostro rapporto con la tecnologia nel corso del 2020. Nelle nazioni coinvolte nell’indagine (oltre all’Italia, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Regno Unito, Paesi Bassi, Paesi Scandinavi e Svizzera), in media, il 30% dei consumatori europei ha scoperto lo shopping online e ha usato per la prima volta l’e-banking dopo le chiusure generalizzate della prima ondata. In Italia la quota di chi ha comprato in e-commerce per la prima volta è del 34%.

 

L’esperienza è andata bene ma forse non meravigliosamente per tutti: solo il 35% degli intervistati pensa che utilizzerà i canali di vendita digitali anche in futuro. Bisogna però considerare che il campione racchiude fasce d’età diverse e che per almeno alcuni dei meno giovani il primo impatto con tecnologie sconosciute può rivelarsi problematico. Fra gli intervistati, il 44% dei pensionati ha realizzato attraverso l’emergenza sanitaria che le innovazioni digitali non sono difficili da utilizzare, e la percentuale sale al 59% in Italia. 

 

Per quanto riguarda lo smart working, uno dei temi caldi del 2020, la percentuale di chi l’ha sperimentato per la prima volta è del 23% sull’intero campione e del 25% fra gli intervistati italiani. Significativo anche il dato secondo cui il 38% dei rispondenti dichiara di essere riuscito a svolgere le proprie attività regolarmente durante il lockdown solo grazie all’innovazione tecnologica.

 

(Fonte: Deloitte, "Umanesimo digitale, stella polare della ripresa")

 

Il digitale dunque è stato necessario e salvifico in molti casi, nel lavoro e nella vita privata. Ma non è una dimensione perfetta. Per un buon 41% degli intervistati, la modalità di shopping ideale mescola canali digitali e negozi fisici, mentre il 38% crede che ritiene che il processo di digitalizzazione non consideri sufficientemente l’aspetto umano. Chi durante il lockdown ha lavorato soltanto in smart working ha espresso in percentuale maggiore l’esigenza di contatto umano (55%) rispetto a chi ha lavorato in presenza o in modalità ibrida (50%). 

 

Secondo Deloitte, alla base di questa percezione diffusa c’è il fatto che la dimensione digitale e quella fisica non sono sufficientemente integrate, e questa mancanza riduce l’efficacia delle innovazioni. Per il futuro, quindi, si prevede che le soluzioni innovative più efficaci e funzionali si baseranno sulla buona integrazione delle due dimensioni, fisica a digitale.

 
Tag: e-commerce, europa, digitalizzazione, smart working, deloitte, società, trasformazione digitale, lockdown

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