Il Fintech non è più una novità, bensì un universo composito di soggetti e servizi, nati come antagonisti di quelli proposti dalle banche ma oggi sempre più complementari e integrati a essi. Il Fintech non è più un fenomeno nuovissimo e tuttavia lo è, perché si trasforma continuamente. Quali tendenze segneranno il 2021? L’ufficio studi del portale BorsadelCredito.it. scommette su cinque fenomeni che già hanno caratterizzato il 2020 e che quest’anno troveranno ulteriore sviluppo. Sullo sfondo, una sempre più frequente (e per certi versi necessaria) collaborazione tra i fornitori di servizi Fintech e le banche tradizionali. Anche in questo settore, inoltre, come in molti altri, lo scenario della pandemia di covid-19 ha contribuito ad aumentare l’importanza della tecnologia come veicolo e sostanza di molti servizi. 

 

La prima previsione di Borsadelcredito.it è l’ingresso ufficiale nell’era della “Fintegration”, cioè dell’integrazione delle Fintech nell’universo bancario. Il 2020 è già stato un anno segnato da una crescente collaborazione fra banche e Fintech, anche in Italia, complice l’entrata in vigore della direttiva PSD2. Il lockdown ha poi dato la “spinta” definitiva verso la  Fintegration, che si qualifica ora come forma privilegiata di questa collaborazione. Ne è convinta anche la società di ricerca Cb Insights, che in un report dello scorso agosto parla di questo fenomeno in riferimento al Fintech integrato come servizio nell’offerta di società non finanziarie, nel real estate, nelle risorse umane, nel commercio. La Fintegration può rappresentare per entrambe le parti un motore di crescita dei ricavi. Si prevede che le banche sempre più integreranno le tecnologie Fintech in “private label” (proponendole, cioè, con il proprio marchio) per migliorare la user experience dei propri clienti e soddisfare i mutamenti della domanda. In altre parole, se non ingloberanno al loro interno una Fintech, le banche compreranno da essa la tecnologia necessaria per offrire servizi più avanzati.

 

La seconda previsione riguarda il tramonto dello sportello, o almeno dello sportello così come lo abbiamo conosciuto finora. Se prima era una scelta di ottimizzazione e risparmio, oggi - alla luce dei lockdown, la virata sul digitale è per le banche una necessità. Il 2020 è stato in questo senso un punto di non ritorno, che ha decretato la fine dello sportello bancario “tradizionale”. Le filiali saranno destinate a diminuire ancora di numero, ma non scompariranno: piuttosto, dovranno cambiare natura, consentendo al cliente di avere un’esperienza d’uso coerente e continua rispetto a quella dei canali digitali.

Terzo punto è  lo “strapotere della tecnologia”. La pandemia ha fatto emergere il vero valore aggiunto del FinTech, che sta nel suo suffisso, tech. Ne sono esempi l’analisi dei dati (che nel settore bancario spaziano da quelli delle transazioni, ai comportamenti dei clienti, alle attività social), i chatbot, la Robotic Process Automation (Rpa) e la Blockchain. L’automazione dei processi è probabilmente lo strumento chiave che può migliorare la redditività delle banche, abbattendo i costi, mentre la Blockchain ha grandi possibilità applicative in praticamente tutte le aree della finanza, dai pagamenti al credito, facilitando la collaborazione con l’ecosistema e la condivisione dei costi.

 

Una quarta tendenza attesa per quest’anno è ciò che BorsadelCredito.it. definisce come “effetto e-commerce” sul Fintech. Anche in Italia i primi sei mesi di pandemia e lockdown hanno reso gli acquisti in remoto un’abitudine per consumatori e aziende che in precedenza non utilizzavano il commercio elettronico. Secondo i dati dell'Osservatorio e-Commerce B2C del Politecnico di Milano, l’e-commerce quest’anno crescerà del 26%, raggiungendo un valore di 22,7 miliardi di euro. Ovviamente questo è un vantaggio per chi offre soluzioni Fintech, dal momento che chi vende online ha bisogno di soluzioni sicure di pagamento elettronico, oltre che di altri servizi (come la possibilità di offrire pagamenti rateali o di associare all’acquisto prodotti assicurativi).

 Il 2021 sarà anche l’anno consolidamento del mercato Fintech. Un mercato che è ancora giovane (in Italia ha cinque anni di vita) ma abbastanza maturo da lasciar intravedere una prima selezione tra chi può crescere perché sa offrire valore aggiunto e chi è destinato a scomparire. Non ci sarà più spazio per i tentativi, insomma. La pandemia ha reso evidente il potenziale del Fintech ma ha anche evidenziato le criticità laddove presenti. Da questo momento in poi, la competizione si restringe a quelle realtà davvero in grado di proporre servizi ad alto valore.

 

 

 

 

 Il 2021 sarà anche l’anno consolidamento del mercato Fintech. Un mercato che è ancora giovane (in Italia ha cinque anni di vita) ma abbastanza maturo da lasciar intravedere una prima selezione tra chi può crescere perché sa offrire valore aggiunto e chi è destinato a scomparire. Non ci sarà più spazio per i tentativi, insomma. La pandemia ha reso evidente il potenziale del Fintech ma ha anche evidenziato le criticità laddove presenti. Da questo momento in poi, la competizione si restringe a quelle realtà davvero in grado di proporre servizi ad alto valore.

 

Per usare un’espressione scippata alle cronache giornalistiche sul coronavirus, si potrebbe dire che quest’anno il Fintech entrerà nella sua “fase due”, quella della maturità. Va comunque ricordato, citando un report di Statista basato su dati di Innovate Finance, che gli investimenti in Fintech dell’anno 2019 si limitavano a 47 milioni di dollari, praticamente un decimo di quelli francesi (478 milioni di dollari) e meno di un terzo di quelli spagnoli (165 milioni). Da allora i numeri sono presumibilmente cambiati, ma la strada da percorrere per rimettersi al pari è ancora lunga.