Fusione Tim-Open Fiber: ad Agcom l’idea non piace per niente
Angelo Cardani, presidente uscente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha definito l’ipotetica fusione delle reti in fibra ottica come un “ritorno al passato”.
Pubblicato il 22 luglio 2019 da Redazione

Una fusione tra Tim e Open Fiber sarebbe un pericoloso ritorno al monopolio. Prima di lasciare la poltrona di presidente di Agcom, al termine dei sette anni di mandato, Angelo Cardani ha parlato a chiare lettere criticando l’ipotesi di una convergenza fra Telecom Italia (oggi identificata semplicemente dal nome Tim) e la società posseduta da Enel e Cassa Depositi e Prestiti, a parziale controllo statale. Un’ipotesi che è nell’aria da anni e ora rinvigorita da un accordo di non divulgazione firmato il mese scorso fra le due aziende, intenzionate a ottenere risparmi attraverso l’integrazione della rete in fibra ottica di Tim con quella, più piccola, di Open Fiber.
Due le possibili opzioni: uno scorporo della rete di Tim, che si fonderebbe con gli asset di Open Fiber, oppure l’acquisto da parte di Tim degli asset di Open Fiber nelle zone non a fallimento di mercato. Il presidente di Infratel, Maurizio Dècina, in un approfondito studio il mese scorso aveva analizzato i pro e i contro delle due alternative, proponendo anche misure di tutela per i 15.000 potenziali esuberi che potrebbero verificarsi in Tim come conseguenza. Per Dècina l’attuale situazione di duopolio è, sì, positiva dal punto di vista della concorrenza (con soluzioni Fiber-to-the-home e Fiber-to-the-cabinet a confronto) ma anche economicamente inefficiente, essendoci per molte unità abitative una doppia cablatura, e dunque costi doppi di infrastruttura.
A questi ragionamenti il presidente di Agcom contrappone la difesa della concorrenza: una rete unica controllata da Tim sarebbe un “passo indietro”, ha detto Cardani venerdì scorso a margine di un convegno: “Se l'incumbent dovesse controllare la nuova struttura, non solo ci sarebbe un'inversione a U ma un passo indietro", riportano le agenzie di stampa.
Alla dichiarazione ha poi fatto seguito una nota dell’ufficio stampa di Agcom, che ha provato a smorzare i toni: ““In merito ad alcune notizie di agenzia relative alla rete unica, il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Angelo Marcello Cardani, tiene a precisare che non si riferiva ad una operazione specifica, non avendo l’Autorità alcuna informazione in proposito […] In linea generale, per il Presidente dell’Agcom, una operazione di concentrazione e ritorno al monopolio implica la perdita dei benefici concorrenziali”.
Data la natura confidenziale dell’accordo firmato tra Open Fiber e Tim, non possiamo sapere quale sia l’esatta ipotesi sul tavolo, se una fusione o un’acquisizione parziale, e se sarà effettivamente Tim a controllare il nuovo assetto. Al momento la controllata di Enel e Cdp sta portando avanti con Fastweb, Vodafone e Wind Tre un piano di copertura in fibra ottica per le aree a fallimento di mercato, di cui beneficeranno 7.635 comuni italiani.
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