Geoffrey Hinton lascia Google, l’AI ha un nuovo nemico
L’informatico, tra i padri del deep learning, ha abbandonato l’azienda di Mountain View. Troppo grandi, a suo dire, i pericoli dell’intelligenza artificiale.
Pubblicato il 02 maggio 2023 da Redazione

L’intelligenza artificiale generativa fa paura non solo a chi non la conosce o non la sa capire. L’AI di applicazioni come ChatGPT e Midjourney, capaci di creare testi, immagini e audio in autonomia, può davvero diventare un problema per la società e per l’economia se anche Geoffrey Hinton ne denuncia i rischi. L’informatico, docente universitario e ricercatore ha deciso di lasciare Google dopo aver lavorato per un decennio come ricercatore al servizio dell’azienda di Mountain View.
L’informatico, riporta il New York Times, ha ammesso di essere in parte responsabile per gli sviluppi di questa tecnologia, a cui ha contribuito con decenni di lavoro da ricercatore e sviluppatore. “Mi consolo pensando che, se non lo avessi fatto io, lo avrebbe fatto qualcun altro”, ha detto nel corso di un’intervista. Successivamente all’articolo del Nyt, su Twitter ha dichiarato di essersene andato da Google per poter parlare liberamente dei pericoli dell’AI, senza conflitti di interessi.
Hinton è considerato a ragione tra i padri del deep learning, ambito per cui ha sviluppato diverse tecnologie fondative. Nel 2012, insieme a due dei suoi studenti universitari, ha messo a punto una tecnologia rivoluzionaria per l’epoca: una rete neurale una in grado di analizzare migliaia di foto e di imparare, in autonomia, a riconoscere oggetti all’interno delle immagini.
La startup fondata da Hinton e dai suoi studenti è stata poi acquisita da Google per 44 milioni di dollari, mentre la loro tecnologia è servita da fondamento per futuri sviluppi, come i large language model utilizzati dal più famoso tra i motori di ricerca. Per il loro lavoro sulle reti neurali, nel 2018 Hinton e i suoi collaboratori hanno ricevuto il Turing Award.
Nel suo tweet il ricercatore ha fatto una precisazione importante. L’articolo del New York Times lasciava intendere che avesse lasciato Google per poter criticare l’azienda, ma non è così. “In realtà”, scrive, “ho lasciato per poter parlare dei danni dell’AI senza considerare come questo impatti su Google. Google ha agito in modo molto responsabile”.
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