Gestire i dati con l’intelligenza artificiale fa crescere l’azienda
Una ricerca di Insight, condotta nel 2019 a livello europeo, svela l’importanza strategica dell’AI per la competitività delle imprese. Il presidente Emea, Wolfgang Ebermann, analizza i risultati più interessanti di questo studio.
Pubblicato il 04 febbraio 2020 da Emilio Mango

Con l’intelligenza artificiale si può andare lontani, soprattutto utilizzandola per migliorare la gestione dei dati aziendali. È uno dei risultati emersi dall’"Insight Intelligent Technology Index," una ricerca di Insight (un fornitore di servizi IT e di consulenza) svolta tra maggio e giugno 2019 intervistando mille decisori IT di nove Paesi europei, tra cui l’Italia. Le aziende italiane nei prossimi 24 mesi prevedono di investire in media oltre 66 milioni di euro in progetti legati alla trasformazione digitale.
Lo studio ha evidenziato in particolare due criticità: l’importanza di una efficace gestione dei dati attraverso le tecnologie di intelligenza artificiale e la scarsità di competenze per la gestione delle infrastrutture, sempre più complesse. In Italia il 42% degli intervistati ha detto che le soluzioni di advanced analytics abilitate da intelligenza artificiale, Big Data, machine learning e deep learning sono state fondamentali per le iniziative di innovazione digitale avviate negli ultimi due anni. I 65% del campione italiano, inoltre, è convinto che le tecnologie di apprendimento automatico e intelligenza artificiale influenzeranno in modo significativo il futuro dell’IT. Per analizzare meglio alcuni temi emersi dalla ricerca abbiamo intervistato Wolfgang Ebermann, presidente di Insight Emea.
Wolfgang Ebermann, presidente di Insight Emea
Quali dati emersi dalla ricerca l’hanno più colpita?
Il 42% degli intervistati afferma che gli investimenti nel cloud siano stati i più importanti tra quelli compiuti negli ultimi due anni. Penso che questa sia la prova del fatto che anche per gli europei il cloud è un fenomeno reale e non solo un tema di discussione. Poi, il 67% dei decisori sostiene che la sfida principale stia nella gestione delle infrastrutture, e in particolare nella scarsità di competenze disponibili. Infine, il 55% afferma che l’AI diventerà un fattore di successo nella misura in cui riusciremo ad avvantaggiarci dell’utilizzo dei dati. È la conferma che i dati per il business sono il nuovo petrolio.
Qual è il vostro ruolo in questo scenario?
È indubbio che le aziende che riusciranno a gestire i dati e le infrastrutture avranno un vantaggio competitivo. Per noi queste sono aree molto strategiche. Con noi lavorano data scientist e analisti che possono affiancare i clienti in questo percorso di trasformazione e abbiamo migliaia di consulenti formati sulle nuove tecnologie, come l’IoT. La nostra dimensione globale, poi, ci permette di intervenire in qualsiasi Paese anche se le competenze sono state acquisite e approfondite in un’area geografica diversa.
Che tipo di esperienze avete già messo in campo in Italia?
Senza fare nomi, una grande società del settore fashion and luxury ci ha chiesto di implementare un data lake che permettesse lo sfruttamento efficace dei dati aziendali. Noi ci siamo seduti a un tavolo insieme al board per decidere non solo quale piattaforma fosse la più adatta, compreso il mix di applicazioni in cloud oppure on-premise, ma anche quale potessero essere la governance e la strategia migliori per usare le informazioni. Una grande banca italiana con filiali all’estero, invece, ci ha chiesto di affiancarla per aiutarla ad analizzare e quindi ottimizzare lo spending IT, che prima era guidato da procedure manuali e gestito localmente. Grazie a un servizio centrale e digitale si riescono a risparmiare grandi risorse, da destinare ad altri scopi.
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