Gli assi nella manica di Suse sono l’indipendenza e l’Europa
Rimasta il maggiore player indipendente nel suo segmento di mercato, Suse è guidata in Italia da un nuovo country manager. La sua forte componente “europea” sarà strategica.
Pubblicato il 25 giugno 2019 da Emilio Mango

Linux e più in generale l’open source, non è un mistero, negli ultimi anni si sono fatti strada nelle aziende. E hanno interessato anche i grandi vendor di tecnologia come Ibm, che scelto di investire ben 34 miliardi di dollari per diventare proprietaria di Red Hat. Dopo questa operazione societaria, Suse è diventata la più grande azienda software di open source ancora indipendente, e anche in virtù di questa posizione sul mercato sta attraversando una fase di crescita. “Siamo una piccola multinazionale con circa 1.800 dipendenti”, ha spiegato Carlo Baffè, da febbraio nuovo country manager di Suse in Italia, in un recente incontro con i giornalisti, “ma la cosa più interessante è che il 30% del personale è stato assunto nell’ultimo anno”.
La nomina di Baffè si è inserita al termine di una trasformazione culminata, lo scorso marzo, nella formale uscita da Micro Focus e quindi nel ritorno allo status di società indipendente. A detta di alcuni analisti, questa condizione potrà rivelarsi vantaggiosa. “L’indipendenza di Suse”, ha sottolineato Jay Lyman, principal analyst di 451 Research, “dovrebbe permettere alla società di mantenere la propria posizione di forza nel mercato dei sistemi operativi (dove la sua distribuzione Linux è una delle opzioni principali) permettendo allo stesso tempo di investire dinamicamente in altri ambiti emergenti, come DevOps e soluzioni cloud native”.
In effetti Suse si sta espandendo e non solo per linee interne (nell'organizzazione è stata creata una divisione ad hoc che si occupa di cercare e gestire le migliori opportunità di acquisizione), avendo già raggiunto un fatturato di 400 milioni di dollari e prevedendo di toccare il traguardo di un miliardo entro cinque anni. “Siamo in una fase di grande crescita seppur nel segno della continuità”, ha precisato Baffè, “e mi piace sottolineare che c’è una forte impronta europea nel management e nelle strategie: la Cfo a livello mondiale è italiana e i centri nevralgici dell’organizzazione, oltre che ovviamente negli Usa, sono a Norimberga, Amsterdam e in Regno Unito”.
Carlo Baffè, country manager di Suse in Italia
La componente europea non ha un ruolo solo nel management, visto che Suse è controllata da Eqt Partners, fondo svedese a carattere familiare e specializzato nell’high tech, con una disponibilità di circa 50 miliardi di dollari e con obiettivi di medio-lungo termine. “Abbiamo intenzione di giocarci la carta dell’appartenenza europea”, ha svelato Baffè, “per poter avere maggiore presa nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, anche in Italia. Il software open source è infatti ormai una realtà affermata anche nelle grandi infrastrutture It: prova ne sia lo sforzo in termini di investimenti che anche Microsoft sta facendo in questo comparto. E la Pubblica Amministrazione è uno tra i mercati che può crescere di più in assoluto, con grande beneficio anche per gli utenti finali, vale a dire i cittadini”.
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