Google dribbla il modello Uber e sceglie l’esempio di BlaBlaCar
In tre città israeliane la società californiana ha inaugurato un progetto pilota di car pooling. Attraverso un’app mobile si possono trovare persone che condividono lo stesso tragitto casa-lavoro e pagare ai conducenti un rimborso spese. Nessun servizio taxi mascherato né problemi di licenze mancate in vista.
Pubblicato il 06 luglio 2015 da Valentina Bernocco

Le strade che connettono il mondo della tecnologia con quello degli automobilisti si fanno sempre più trafficate. A pochi giorni dalla scelta di Microsoft di cedere a Uber parte delle attività relative alla mappe di Bing, Google fa invece un passo proprio nel mondo dei servizi di trasporto alternativi ai taxi. L’azienda di Mountain View (notoriamente già interessata alle quattro ruote con il suo pluriennale progetto di vettura driverless) ha lanciato in Israele un servizio di “car pooling”, cioè di condivisione di tragitti a bordo di una stessa auto. Si tratta al momento di un progetto pilota che riguarda le sole città di Tel Aviv, Raanana e Herzliya.
Più che con Uber, il paragone più centrato è quello con servizi come BlaBlaCar, nati per far incontrare passeggeri diretti alla medesima destinazione e interessati a dividere le spese. Una scelta che mette al riparo Google dai problemi legislativi (e di lobby) in cui sta inciampando Uber, dalla scorsa settimana costretta a sospendere il servizio UberPop in Francia.
Il car pooling di Big G si basa sull’utilizzo di una nuova app chiamata RideWith. A metterla a punto sono stati gli ingegneri di Waze, startup israeliana acquistata da Google nel 2013 e creatrice della popolare, omonima applicazione di mappe e di condivisione di informazioni su traffico, pericoli, incidenti e altre segnalazioni.
Attraverso RideWith è possibile cercare all’interno della community degli utilizzatori altre persone che debbano percorrere lo stesso itinerario (tipicamente, da casa al lavoro e viceversa) e interessate a condividere tragitto e auto. Chi sfrutta il passaggio è tenuto a contribuire pagando una tariffa calcolata dall’app stessa in base alla distanza, al tempo e al carburante aggiuntivo richiesto per eventuali deviazioni (che devono comunque essere minime).
L’applicazione permette anche di pagare la corsa attraverso carta di credito. Per evitare che il car pooling si trasformi in una fonte di guadagno per cui mette a disposizione l’auto, i pagamenti sono proporzionati alle spese di tempo e carburante, e il numero di corse condivisibili è limitato a un massimo di due al giorno.
In California, dove da anni Google conduce test sull’affidabilità e sicurezza della sua tecnologia driverless, una decina di giorni fa per la prima volta hanno iniziato a circolare vetture automatiche senza “passeggero” a bordo, ovvero senza la presenza di un tecnico pronto a intervenire in caso di imprevisto. Circa venticinque le auto di questa flotta, che inizialmente si sposterà solo nel territorio di Mountain View, intorno alla sede di Google.
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