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Google I/O sorprende con intelligenza artificiale e Android O

Dall'annuale conferenza di Mountain View, Big G ha svelato le caratteristiche dell'aggiornamento di Android, ora disponibile in beta. Tra gli annunci spiccano Google.ai, una piattaforma per la creazione di app dotate di intelligenza artificiale, e nuovi visori (attesi)di realtà virtuale Daydream.

Pubblicato il 18 maggio 2017 da Valentina Bernocco

Google I/O, l'annuale conferenza che Big G dedica agli sviluppatori (ma anche vetrina di annunci interessanti per il grande pubblico), nel primo giorno di annunci in quel di Mountain View non ha deluso. L'attesa era soprattutto rivolta ad Android O, prossima versione del sistema operativo mobile di cui l'azienda ha rilasciato ora la beta pubblica e diffuso ulteriori dettagli. Ma si è parlato anche dei temi caldi del momento, quelli su cui i colossi del mercato It – Apple, Facebook, Amazon, Microsoft per citare i principali – oggi stanno lavorando alacremente: intelligenza artificiale da infondere un po' ovunque, dalle app alla domotica, contenuti video, e poi ancora la realtà virtuale e aumentata.

 

Fra un annuncio e l'altro, dal palco dello Shoreline Amphitheatre, nella città natale di Google, si è fatto anche il punto sui traguardi raggiunti: il servizio cloud di Drive ha superato i 500 milioni di utenti, l'app Photos i 500 milioni (con oltre 1,2 miliardi di immagini caricate quotidianamente), YouTube veicola un miliardo di ore di video visualizzate ogni giorno, ma soprattutto è impressionante il traguardo dei 2 miliardi di utilizzatori raggiunto da Android. Con la prossima versione, al momento nota come “O” e presumibilmente dedicata a qualche tipo di ghiottoneria dolciaria, si prosegue nel solco di Nougat puntando a migliorare l'efficienza energetica (con una diversa gestione delle app in background e altre ottimizzazioni) e le prestazioni generali del sistema, ma non solo. Google vuole assicurare agli utenti una “esperienza fluida”, il che significa per esempio la gestione delle notifiche diventerà più smart, per esempio con la possibilità di silenziarle o espanderle.

 

La nuova funzione picture-in-picture, invece, porterà sui telefoni una possibilità di multitasking finora riservata a Pc, tablet e alla sola eccezione dei Samsung Galaxy: si potrà ridurre a un quadratino la porzione di schermo in cui viene visualizzato un video di YouTube, di Netflix o una videochiamata, mentre nel frattempo si aprono e si utilizzano altre applicazioni. A beneficio della“fluidità” dell'esperienza d'uso, saranno migliorati i meccanismi di copia-e-incolla di porzioni di testo o collegamenti, e debutterà la funzione di autocompletamento delle password sull'app di Chrome.

 

 

 

Corollario di queste novità è l'ingresso di Kotlin nella lista dei linguaggi supportati da Android, in risposta all'esigenza di fornire una alternativa valida a Java. Per i dispositivi mobili di fascia bassa, la novità è Android Go, una piattaforma che andrà a includere versioni a basso consumo di risorse (memoria e dati) delle app di Google e una variante del Play Store intesa a evidenziare i prodotti compatibili.

 

Per gli sviluppatori, l'annuncio più importante è forse Google.ai, un piattaforma che consente di realizzare applicazioni con capacità di machine learning. Per “piattaforma” si intende in questo caso un contenitore di prodotti e servizi, ancora in via di riempimento, e che al momento include un'unita di calcolo per il machine learning, che Google chiama Tpu (Tensor Processing Unit), ora giunta alla seconda generazione e portata nel cloud per consentire a tutti di sfruttarne le capacità per istruire e mettere in azione gli algoritmi. Ciascuna unità assicura 180 teraflop di prestazioni e può essere assemblata ad altre per scalare fino a decine di petaflop.

 

 

Interessante per gli sviluppatori è anche TensorFlowLite, versione “leggera” della nota libreria software open-source lanciata nel 2015 e utilizzata da Big G anche internamente per i propri servizi. La variante light è pensata per consentire di realizzare applicazioni mobile, che necessitino di inferiori requisiti hardware, e inoltre comprende una documentazione utile a chi per la prima volta si avventuri nel territorio dell'intelligenza artificiale.

 

Un territorio che, trasversalmente, viene toccato anche da altri annunci. Il machine learning può anche servire a trovare il lavoro più adatto alle proprie esigenze: Google Jobs utilizza l'intelligenza contestuale per proporre offerte a potenziali candidati. Si tratta non di un nuovo prodotto ma di un'estensione del motore di ricerca, la quale si attiva in caso un utente digiti nella maschera richieste su professioni e posti di lavoro. In replica alla query, vengono presentati risultati rilevanti estraendo informazioni da servizi come LinkedIn, Facebook, CareerBuilder, Monster e Glassdoor (altri potranno aggiungersi nel tempo), ed è anche possibile attivare delle notifiche in caso vengano pubblicati nuovi annunci pertinenti.

 

 

 

 

 

È ancora l'intelligenza l'ingrediente principale di altri due annunci. Google Home, lo smart speaker concorrente di Amazon Echo, è stato aggiornato con nuove funzioni, fra cui le notifiche push, la possibilità di inoltrare telefonate (gratuite), il supporto al Bluetooth e l'integrazione con servizi musicali come Spotify, SoundCloud e Deezer. È poi giunta conferma della già chiacchierata applicazione iOS di Google Assistant, dotata di interfaccia e funzioni di comando vocale, utilizzabili per inviare una email, fare una telefonata, riprodurre musica, impostare notifiche ed eventi in calendario, fare ricerche Web od ottenere indicazioni stradali.

 

 

 

 

In territorio fotografico e video, le notizie riguardano un aggiornamento di Google Photos (ora integrato con Lens e completato dalla funzione social “suggerimento di condivisione”) e l'annuncio di nuovi visori di realtà virtuale compatibili con Daydream View. La prima versione di Daydream era uno “smartphone VR”, ovvero prevedeva l'inserimento di un telefono all'interno di un supporto, esternamente alle lenti del visore, per trasformare in esperienze immersive e tridimensionali contenuti vari, dai videogiochi ai video di infotainment realizzati ad hoc. Nel corso di quest'anno, invece, da produttori come Htc e Lenovo arriveranno nuovi visori standalone, che non richiederanno l'utilizzo combinato di uno smartphone e che creeranno esperienze di realtà virtuale e mista. Google collaborerà con Qualcomm allo sviluppo della parte software, con la prospettiva di impiegare a bordo dei visori il processore Snapdragon 835 VR.

 

 

 

Tag: google, android, app, sviluppatori, realtà virtuale, machine learning, intelligenza artificiale, google i/o, visori, daydream view, android o

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