Google mette l’intelligenza artificiale sul piedistallo
Il primo keynote della conferenza per sviluppatori di Big G ha portato sotto i riflettori un assistente che interagisce con gli utenti anche con risposte complesse. Il software è pervasivo e può essere utilizzato su dispositivi diversi. Anche su Home, speaker a controllo puramente vocale che sfida Amazon Echo per rendere la casa smart. In arrivo anche le app Allo e Duo e la piattaforma per la realtà virtuale da mobile Daydream.
Pubblicato il 19 maggio 2016 da Alessandro Andriolo

Il 2016 è l’anno dei chatbot. Ne avevamo avuto qualche assaggio durante le conferenze per gli sviluppatori di Facebook e di Microsoft, con Google I/O ne abbiamo avuto invece la conferma definitiva. Big G si è mostrato al suo pubblico “di base”, alla comunità che contribuisce ad alimentare nei modi più diversi il suo enorme parco di soluzioni. Al centro della scena, come detto, i sistemi di intelligenza artificiale e le macchine in grado di imparare, fornendo così servizi su misura per gli utenti. Poco hardware (ne parliamo sotto), ma quasi “solo” software e algoritmi. Il primo “prodotto” è stato chiamato semplicemente “assistente Google” e promette di semplificare “l’acquisto dei biglietti per il cinema mentre siete per strada”, oltre a trovare “il ristorante ideale per uno spuntino al volo” e molto altro.
L’assistente è multidispositivo e può essere adattato a qualsiasi contesto, in modo da essere al servizio dell’utente nei momenti più disparati della giornata. Per esempio, è possibile inquadrare un oggetto con la fotocamera e l’algoritmo è in grado di riconoscere l’autore, senza nessun intervento umano. Ovviamente, come altri assistenti virtuali riescono a fare (Siri, Cortana, la stessa funzione Ok Google), può anche rispondere a domande poste in linguaggio naturale.
Compiendo anche salti logici e capendo il contesto per “prepararsi” all’eventuale problema successivo. E la chiave di accesso verso la nuova frontiera ispirata dall’intelligenza artificiale è la voce, come confermato durante il primo keynote dal Ceo di Google, Sundar Pichai: “Un quinto delle ricerche effettuate negli Stati Uniti sono eseguite oggi con la voce degli utenti. La metà delle query avviene dallo smartphone”.
Come sfruttare al meglio le potenzialità dell’assistente del colosso californiano? Oltre a cellulari, smartwatch e così via, un’altra soluzione esce proprio dai laboratori di Google. Si chiama Home ed è l’unico dispositivo “in carne e ossa” svelato da Big G durante la conferenza tenuta allo Shoreline Amphitheatre di Mountain View.
Si tratta di un device per la domotica, ovviamente ad attivazione vocale (non ha tasti), che promette di portare l’assistente in ogni stanza della casa. Permette infatti di ascoltare musica, gestire gli impegni quotidiani e ottenere risposte dalla rete “intelligente” di Big G, grazie alla conversazione naturale. Con un comando vocale si può chiedere a Home di riprodurre una canzone, impostare un timer per il forno, controllare lo stato del volo o spegnere le luci di casa: funzioni possibili perché Home si inserisce negli altri terminali presenti nella rete (cellulari, tablet, computer).
Home sarà disponibile entro la fine del 2016 in diversi colori e materiali (il prezzo non è stato comunicato) e, come sottolineato da alcuni osservatori, l’obbligo di collegare il dispositivo alla presa elettrica lo rende ancora più potente rispetto allo speaker Amazon Echo (disponibile negli Usa a 180 dollari), prodotto del tutto analogo anche nel design.
Ma è ancora una volta il software a vincere
Come detto, Home è l’unico dispositivo fisico presentato dal gruppo californiano nel primo giorno di Google I/O. Si torna quindi prepotentemente al software con Allo e Duo, nuove applicazioni di messaggistica. Nella prima è incluso l’assistente intelligente di Big G, in modo da poterlo utilizzare durante le conversazioni private e di gruppo per organizzare meglio eventi di lavoro o per il tempo libero, senza passare da un’app all’altra per trovare informazioni. Allo e Duo si basano entrambe sul numero di telefono, dando così la possibilità di comunicare con chiunque, indipendentemente dal fatto che si utilizzi Android o iOs.
Allo include per esempio la funzione Smart Reply, che suggerisce risposte ai messaggi ricevuti in base al contesto in modo divertente, utilizzando emoji, sticker e fotografie. È anche presente una modalità Incognito, in cui le chat sono protette da crittografia end-to-end, mostrano notifiche discrete e i messaggi hanno una scadenza temporale.
Duo è invece un’app per videochiamate tra due persone. “Il nostro obiettivo”, fa sapere Google, “è rendere le videochiamate più veloci e stabili anche quando la connessione è lenta. Abbiamo inoltre creato una funzione chiamata Knock Knock, che mostra una anteprima video della persona che vi sta chiamando, prima che rispondiate”. Entrambi gli applicativi arriveranno quest’estate. E così, anche Whatsapp e Facebook Messenger sono “serviti”.
L'assistente di Google si integra con la nuova applicazione Allo, in arrivo in estate
Il futuro si chiama Android N. Spazio anche alla Vr
Ma non c’è tempo per fermarsi, perché il mercato e gli utenti chiedono già cose nuove. Durante il keynote, Big G ha anticipato alcuni dettagli della prossima versione di Android, ribattezzata temporaneamente “N” (per trovare il nome definitivo Google ha chiesto consigli al Web). Tra le principali novità, vanno elencate prestazioni migliori per grafica ed effetti, un minor consumo di energia e di spazio di archiviazione, download in background degli aggiornamenti di sistema, notifiche rinnovate e altro.
Il gruppo californiano ha presentato anche Daydream, una nuova piattaforma per la realtà virtuale da mobile. L’azienda sta lavorando insieme agli Oem Android per creare una nuova generazione di smartphone, condividendo il design di un visore e di un controller per la Vr “immersivi, comodi e intuitivi”. Nei prossimi mesi probabilmente le app più famose saranno disponibili su Daydream, oltre ovviamente al software “made in Google”: YouTube, Street View, Play Film, Google Foto e lo stesso Play Store.
Google punta sulla realtà virtuale con la piattaforma Daydream
Infine, Big G ha dato in pasto agli sviluppatori anche una preview di Android Wear 2.0 per dispositivi indossabili, con miglioramenti nella user experience e il supporto alle app stand alone; Android Instant Apps, che permette di avviare applicativi in modo istantaneo, senza bisogno di installarle e un’espansione di Firebase, piattaforma che facilita la vita agli sviluppatori.
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