02/08/2021 di Redazione

Hackeraggi e zoombombing, Zoom preferisce pagare

L’azienda titolare della piattaforma di videoconferenza ha proposto di chiudere la class action a suo carico con un risarcimento da 85 milioni di dollari.

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Hanno coniato anche una parola, zoombombing, per gli attacchi informatici a Zoom che l’anno scorso avevano causato problemi di privacy, imbarazzi e intrusioni indesiderate nelle videoconferenze di molti utenti. Tra smart working e didattica a distanza, nel 2020 Zoom (al pari di MIcrosoft Teams e di altre piattaforme di Ucc) ha conosciuto una incredibile popolarità, ottimamente sfruttata per espandere l’offerta e per permettersi alcuni investimenti, come l’acquisizione di Five9 recentemente annunciata. 

 

Purtroppo però nell’anno dei lockdown la piattaforma è stata anche protagonista di hackeraggi che ne hanno scoperchiato sia le vulnerabilità finora rimaste in sordina sia gli scarsi livelli di privacy garantiti. A causa dello zoombombing, cioè delle intrusioni di utenti malintenzionati o burloni all’interno di videochat private (con tanto di campagne di reclutamento organizzate tramite Twitter e Reddit), l’azienda è stata anche oggetto di un'inchiesta giudiziaria.

 

Mentre il Dipartimento di Giustizia statunitense ha assimilato lo zoombombing a un crimine, in seguito agli incidenti la piattaforma ha migliorato i propri livelli di sicurezza e privacy introducendo la crittografia end-to-end e procedure di autenticazione a due fattori. Intanto però tra marzo e maggio 2020, in piena “prima ondata” di covid, erano già state avviate contro Zoom 14 cause legali, poi confluite in una class action. I querelanti criticano la scarsa chiarezza in merito al tipo di crittografia adottato dalla piattaforma, la mancanza di controlli di sicurezza adeguati e anche il fatto che Zoom abbia condiviso dati con Facebook, Google e LinkedIn in modo poco trasparente e senza aver ottenuto il consenso degli utenti.

 

Ora gli avvocati di Zoom hanno presentato un accordo preliminare che, se accettato dal tribunale, consentirà all’azienda di chiudere la class action pagando un risarcimento di 85 milioni di dollari. Tra i querelanti, gli abbonati al servizio premium di Zoom potranno ricevere un rimborso di una quota del 15% del costo dell’abbonamento oppure 25 dollari, mentre gli utenti non paganti potranno ottenere un massimo di 15 dollari. Per chi è stato vittima di zoombombing, sarebbe più che altro una piccola soddisfazione morale.

 

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