Hpe Aruba mette più intelligenza nell’edge computing
La soluzione Esp si propone come la prima piattaforma, residente su cloud e guidata dall’intelligenza artificiale, capace di prevedere i problemi nella periferia delle reti e intervenire prima che se ne percepiscano gli effetti.
Pubblicato il 19 gennaio 2021 da Roberto Bonino

Nei prossimi due anni, Gartner prevede che oltre il 50% dei dati saranno generati nella periferia delle reti. Questi dati, tuttavia, non generano necessariamente valore, a meno che non vengano sfruttati correttamente. Questo significa che le aziende devono essere capaci non solo di elaborarli e archiviarli in modo sicuro, ma soprattutto di analizzarli e trarre insegnamenti utili per ricavarne risultati utili per il business.
Il considerevole aumento del numero di dispositivi connessi implica che il traffico di rete diventi progressivamente più denso, ragion per cui le strutture It avranno un bisogno crescente di strumenti di controllo degli accessi end-to-end sulle reti aziendali. L’ampia varietà di device connessi, tuttavia, rende sempre meno efficace il lavoro manuale ed è qui che interviene l’intelligenza artificiale. Essa può consentire di sviluppare regole che sanno sfruttare il contesto (ruolo degli utenti, tipologia dei dispositivi, stato dei certificati, allocazione, applicazioni collegate) per prendere decisioni in modo automatico e rapido.
In questo scenario si colloca la soluzione Esp (Edge Services Platform) di Hpe Aruba: “Si tratta della prima piattaforma cloud-native basata sull’intelligenza artificiale, che permette di anticipare e correggere i problemi che nascono nella periferia delle reti, prima che ne derivi un impatto sull’attività delle aziende”, spiega Stefano Brioschi, category manager di Hpe Aruba Italia.
La tecnologia si basa sull’Aiops (di fatto, l’intelligenza artificiale dedicata alle operations), su un modello di sicurezza zero-trust e un’architettura unificata che copre campus, data center, filiali e siti collegati in telelavoro: “La piattaforma è in grado di prevenire anche i cambiamenti che possono intervenire nel tempo”, aggiunge Alessandro Ercoli, system engineering manager di Hpe Aruba Italia. “Questa capacità si fonda su oltre un decennio di esperienza nello sviluppo di soluzioni Ai e sull’accesso a un data lake di dati storici sugli apparati di rete per educare gli algoritmi”.
Stefano Brioschi e Alessandro Ercoli di Hpe Aruba Italia
Questo data lake è accessibile da Aruba Central, un’interfaccia che correla gli eventi per velocizzare la risoluzione dei problemi e ridurre gli errori legati alle configurazioni manuali. La tecnologia di orchestrazione è uno degli elementi forti dell’offerta di Hpe Aruba ed è già implementata presso circa 65mila clienti. L’Ai di Esp, dunque, viene alimentata da oltre un miliardo e mezzo di dati al giorno. Grazie a questo know-how, la soluzione è in grado di formulare raccomandazioni prescrittive e di automatizzare misure correttive per ottimizzare in modo dinamico le operazioni di rete.
Aruba Esp si propone, di fatto, di armonizzare diverse soluzioni già esistenti. Fra queste, il policy manager Clearpass, che può connettersi con i sistemi di back-end dei clienti e si connette a oltre 150 dispositivi offerti da alliance partner come Palo Alto, ServiceNow, Check Point e altri, mentre Device Insight si occupa di classificare ciò che è connesso e dare sempre visibilità sulla rete. Tutta la piattaforma è basata su cloud e questo dovrebbe essere un ulteriore stimolo per aziende che devono occuparsi di un’infrastruttura sempre più sbilanciata verso il controllo di dispositivi remoti (anche in ottica di smart working), ma deve controllare più che mai gli investimenti: “In Italia abbiamo un cliente, nel mondo della sanità privata, che ha acquisito l’intera infrastruttura, ma è prevedibile che la maggior parte delle aziende intraprenderà un viaggio progressivo, magari partendo da qualche componente già implementata”, conclude Brioschi.
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