13/07/2020 di Redazione

I clienti nella lista nera fanno acquisti: multa per Amazon

Il Dipartimento del Tesoro ha annunciato di aver raggiunto un accordo con la società. L’importo della transazione da pagare all’Ofac è ridotto perché l’azienda ha denunciato volontariamente le violazioni.

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Amazon ha comunicato volontariamente al governo che tra il 2011 e il 2018, i suoi processi di screening automatico non sono riusciti a impedire che, persone nella blacklist e quelle residenti in paesi con sanzioni commerciali come l'Iran, la Siria e la Crimea, acquistassero beni e servizi sul proprio sito. L’8 luglio il Dipartimento del Tesoro ha annunciato di aver raggiunto un accordo con l’azienda che, per queste violazioni, pagherà poco meno di 135mila dollari, anche se la pena massima è superiore a un miliardo di dollari.

Cosa stavano acquistando queste entità sanzionate e inserite nella blacklist? “Le apparenti violazioni consistevano principalmente in transazioni riguardanti beni e servizi al dettaglio di basso valore", come si legge nell'annuncio del Dipartimento del Tesoro. "Alcune erano legate all'elaborazione degli ordini per prodotti di sicurezza personale per conto di persone situate nelle ambasciate iraniane a Tokyo, in Giappone e a Bruxelles, in Belgio".

Oltre agli acquirenti dell'ambasciata iraniana, c’erano anche persone "situate o impiegate in missioni straniere” di Crimea, Cuba, Iran, Corea del Nord, Sudan e Siria. L'Office of Foreign Assets Control (Ofac), che si occupa della riscossione delle sanzioni, ha incluso anche individui che fanno affari con aziende americane, compresi noti trafficanti di droga, produttori di armi di distruzione di massa e leader della criminalità organizzata. I sistemi di Amazon non sono riusciti individuare e riconoscere i nomi presenti nella blacklist, anche se scritti correttamente, e non sono stati in grado di localizzare posizioni di ambasciate situate in determinati paesi e errori ortografici per altri luoghi soggetti a sanzioni commerciali (ad esempio "Krimea")

L’importo di circa 135.000 dollari potrebbe sembrare irrisorio, soprattutto per un'azienda che vale 1,5 trilioni di dollari. Ma c’è un motivo. L'Ofac in alcuni casi è intenzionalmente moderato per “incoraggiare” le aziende a auto-denunciarsi e a mettere in atto delle procedure per impedire che le violazioni avvengano nuovamente. Lo statuto dell’Ofac prevede che la sanzioni siano dimezzate automaticamente, se un'azienda si fa avanti da sola (come ha fatto Amazon).

È a discrezione dell'Ofac determinare se la violazione sia "grave" o "non grave" e intenzionale o dovuta a un errore, e ha stabilito che quella di Amazon non è stata eccessiva. Inoltre, nell’annuncio si dice che il colosso dell’e-commerce ha fatto investimenti significativi per migliorare i suoi sistemi, anche se viene fatto notare che "tali grandi e sofisticate aziende dovrebbero implementare e impiegare strumenti e programmi di conformità commisurati alla velocità e all'ampiezza delle loro operazioni commerciali".

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