14/05/2018 di Redazione

I volti dei criminali sfuggono al riconoscimento facciale

Secondo dati pubblicati da The Independent, gli algoritmi biometrici utilizzati dalla polizia londinese per riconoscere persone sospette hanno portato a falsi positivi nel 98% dei casi. Per ora si tratta soltanto di test, ma è evidente come la tecnologia

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Gli algoritmi di riconoscimento facciale in dote alle forze di polizia hanno bisogno di essere perfezionati. Secondo dati ottenuti dal quotidiano britannico The Independent, i software utilizzati dagli agenti di Londra restituiscono nel 98 per cento dei casi dei falsi positivi. I sistemi della Metropolitan Police della capitale hanno prodotto 104 segnali d’allerta ma, dopo ulteriori accertamenti, soltanto due di questi si sono rivelati riconducibili a persone effettivamente già segnalate in precedenza. La tecnologia, già in fase di testing anche in altri Paesi (come in Australia e in Cina), permette di esaminare in tempo reale tutti i volti dei passanti inquadrati da speciali videocamere di sorveglianza, per ricercare poi eventuali analogie con fotografie presenti in un database. Gli algoritmi prendono in esame alcuni parametri, come la lunghezza del naso o la distanza fra gli occhi, e possono effettuare confronti in poche frazioni di secondo.

Ma, a quanto pare, sarà necessario affinare ulteriormente i sistemi. E, secondo il professor Paul Wiles, commissario del governo britannico per la conservazione e l’utilizzo di materiale biometrico, è necessario normare in modo preciso questi aspetti e assicurare la maggiore trasparenza possibile all’opinione pubblica: “Questi test sono accettabili per colmare eventuali lacune e se i risultati dei trial vengono resi noti e sottoposti a una revisione paritaria”, ha spiegato il professore.

“Adesso aspetteremo il report finale, ma non sono sorpreso di sentire che i tassi di accuratezza di questa tecnologia sono così bassi: evidentemente, non è ancora pronta per essere utilizzata”, ha aggiunto Wiles. “L’Home Office (il Ministero degli interni dell’Uk, ndr) ha promesso di pubblicare una ‘strategia biometrica’ a giugno e sono convinto che questa novità darà il la per un quadro normativo” ben preciso.

La polizia londinese non è l’unica a testare sul campo tecnologie di riconoscimento facciale per provare a garantire l’ordine pubblico. L’anno scorso, durante la finale di Champions League a Cardiff, in Galles, le autorità locali avevano impiegato algoritmi di intelligenza artificiale per individuare eventuali sospetti. Le videocamere avevano segnalato oltre 2.400 soggetti, ma nel 92 per cento dei casi si era trattato di falsi positivi.

Ovviamente, l’identità di ogni persona fermata viene poi controllata direttamente dagli agenti, ma la poca accuratezza degli algoritmi ha portato diverse associazioni per la tutela della privacy, come Big Brother Watch, a definire i sistemi automatici come “una minaccia alla libertà individuale”. La polizia gallese li ha invece difesi, sostenendo che l’intelligenza artificiale, pur non essendo ancora efficace al 100 per cento, ha portato ad oggi a “oltre 450 arresti”.

 

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