27/04/2017 di Redazione

Ibm si allarga negli Stati Uniti, Google mette piede a Cuba

Quattro nuovi data center, ubicati in Texas e a Washington DC, portano a 55 il numero di infrastutture della rete mondiale di Big Blue. Google è la prima azienda statunitense a portare i propri server nell'isola caraibica, per velocizzare l'accesso a Gmai

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Nuovi data center tappezzeranno la mappa degli Stati Uniti, ma anche l'isola di Cuba. Protagonisti di due notizie in qualche modo affini sono due colossi del cloud computing come Ibm e Google, rispettivamente impegnati a inaugurare quattro nuove infrastrutture in terra nordamericana, e a sbarcare per la prima volta nell'isola caraibica. Una “prima volta” non solo per Google, poiché l'azienda di Mountain View è la prima Internet company straniera a mettere piede nell'isola, complice forse anche l'ammorbidimento dei rapporti diplomatici fra le due nazioni, celebrato al termine del mandato di Barack Obama.

Big G si era preparata il terreno a dicembre dello scorso anno, facendo amicizia con l'operatore telco cubano Etecsa: quest'ultimo, secondo l'accordo, può appoggiarsi al servizio infrastrutturale Google Global Cache (Ggc), basato sull'impiego di server installati localmente. Ora si passa alla fase operativa, con l'annuncio dell'avvio materiale di nuovi servizi di Etecsa erogati attraverso i server Ggc e dunque, come spiegato da Google già a dicembre,”per i cubani che dispongano di accesso a Internet e vogliano usare i nostri servizi si prospetta un miglioramento in termini di qualità del servizio e di riduzione della latenza per i contenuti memorizzati nella cache”. Dunque non si prospetta per i cubani un generale miglioramento della velocità di connessione (che sull'isola è mediamente bassa, specie negli hotspot WiFi pubblici, mentre molte abitazioni rimangono prive di accesso alla rete), ma in compenso l'utilizzo di strumenti come Gmail, Drive e YouTube risulterà più fluido e rapido.

 

Mappa delle location (va aggiunta Cuba) in cui sono presenti server per il servizio Google Global Cache

 

In terra nordamericana, invece, i progressi di Ibm riguardano soprattutto l'ambito b2b e dunque i servizi cloud erogati ai clienti aziendali. I quattro nuovi data center appena annunciati sorgeranno entro la fine dell'anno, due a Dallas (Texas) e due a Washington DC, portando a 22 il numero di infrastrutture presenti sul territorio statunitense e a 59 quelle della rete mondiale di Ibm. Ognuno potrà ospitare migliaia di server su cui risiederanno servizi cloud infrastutturali: dai server bare metal a quelli virtuali, passando per lo storage, il networking e i servizi di cybersicurezza.

La società di Armonk ha già programmato, in parallelo, l'apertura di quattro nuovi centri nel Regno Unito, destinati in questo caso soprattutto all'erogazione dei servizi PaaS e SaaS di Blumix e al computing congitivo di Watson. “Ibm sta compiendo grandi investimenti per espandere la sua rete di data center nel corso del 2017”, ha dichiarato il general manager dell'infrastruttura cloud, John Considine, “e per offrire alle aziende l'infrastruttura necesaria a eseguire applicazioni cognitive, di Big data, blockchain e Internet of Things”.

 

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