07/05/2020 di Redazione

IBM spinge sui computer quantici, usati anche nella lotta a Covid-19

Big Blue ha annunciato di disporre ora di ben 18 elaboratori basati su questa tecnologia. Scelta anche dalla Penn State University per la ricerca di una cura contro la malattia causata dal Coronavirus.

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I computer quantici avanzano velocemente. Anche se i progressi possono sembrare poco visibili all’esterno, i ricercatori fanno continuamente significativi passi in avanti. Tra coloro che lavorano con convinzione su questa tecnologia c’è IBM, dove Dario Gil (nella foto di apertura), responsabile di IBM Research ed esperto di quantum computing, ha rivelato che Big Blue dispone ora di 18 elaboratori quantici. Possono sembrare pochi, ma oggi le due principali aziende che insieme a IBM operano in questo settore sono Honeywell, che ne ha sei, e Google, con cinque unità.

Sembrano numeri piccoli, ma considerando che per funzionare necessitano di giganteschi sistemi di raffreddamento, di un accurato isolamento dalle interferenze esterne e di numeroso speciale estremamente specializzato si tratta di una quantità non disprezzabile. La tecnologia è ancora molto costosa e poco diffusa, ma anche molto interessante: la capacità di calcolo offerta da queste macchine permette infatti di risolvere calcoli sostanzialmente impossibili per altre tipologie di computer. "Una tecnologia non escluderà l’altra", ha commentato Gil. "La più profonda implicazione di ciò che sta accadendo oggi nell'informatica è la convergenza di bit, neuroni e qubit."

E mentre in IBM si parla dello stato di avanzamento tecnologico dei computer quantici, in un’altra parte degli Stati Uniti si comincia a ragionare su un risvolto pratico strettamente legato con l’attualità. Un team di ricercatori della Penn State University guidato dall’ingegner Swaroop Ghosh, sta infatti valutando l’ipotesi di ricorrere al quantum computing per velocizzare la ricerca di una cura per Covid-19.

L'elaborazione ad alte prestazioni attraverso supercomputer e intelligenza artificiale possono aiutare ad accelerare questo processo sottoponendo rapidamente a screening miliardi di composti chimici per trovare candidati farmaceutici pertinenti,” ha dichiarato Ghosh. “Questo approccio funziona quando nella pipeline sono disponibili abbastanza composti chimici, ma sfortunatamente questo non è vero per Covid-19. Questo progetto esplorerà l'apprendimento automatico quantistico per sbloccare nuove capacità nella scoperta di farmaci generando rapidamente composti complessi”.

Ghosh sta quindi lavorando insieme a un gruppo di ingegneri specializzati e di studenti per ottimizzare un’intelligenza artificiala basata su computer quantici. Si tratta di un lavoro ancora in fase molto preliminare e non è detto che si arrivi a una soluzione o che la si trovi in tempi brevi. La ricerca, però, sembra molto promettente.

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