08/06/2019 di Redazione

Il deficit digitale colpisce le Pmi italiane

Due piccole aziende su tre non hanno un sito e non dispongono neanche di un canale social funzionante. Il grado di “analfabetismo” è strettamente correlato al fatturato, come rivela una ricerca di Godaddy e Alkemy.

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Le piccole e medie imprese italiane hanno un problema: si chiama deficit digitale. Secondo il Pmi Digital Index di Godaddy e Alkemy, il grado di maturità delle aziende della Penisola che hanno un sito Web attivo è di 54 su 100. Un numero lievemente inferiore alla sufficienza, ma che peggiora se inquadrato nel contesto. Solo una Pmi su tre può infatti contare su un portale online (dati del Centro Europeo Ricerche). Inoltre, nove imprese su dieci non utilizzano Google Ads, il 33 per cento non aggiorna il sito da oltre un anno e il 66 per cento non ha un canale social media funzionante. Il grado di digitalizzazione è strettamente collegato al fatturato. Le realtà più piccole, con ricavi inferiori ai 2 milioni di euro, ritengono gli investimenti in questo ambito “importanti” ma “non prioritari”. Le organizzazioni con un giro d’affari superiore ai 10 milioni, invece, considerano la trasformazione digitale un elemento fondamentale per la crescita.

La ricerca di Godaddy prende comunque in considerazione solo gli strumenti accessibili online che permetterebbero alle aziende di accrescere la propria visibilità sul Web, migliorando al contempo campagne di marketing e di comunicazione. Sono escluse tecnologie complesse, ma in grande ascesa, come IoT e intelligenza artificiale. Il 37 per cento delle Pmi, per esempio, non dispone di un account Google My Business; solo il 5 per cento conosce la Rete Display di Big G e il 64 per cento non ha una pagina Facebook.

Infine, una piccola e media impresa su tre non ha un sito responsive, in grado cioè di adattarsi agli schermi degli smartphone per garantire una corretta visualizzazione. Dal punto di vista geografico, l’indagine evidenzia come le realtà del nord-ovest siano meno digitalizzate, malgrado nell’area si concentri il maggior numero di aziende. Un po’ a sorpresa, le regioni con il più alto grado di maturità sono le Marche, la Sardegna e il Lazio. In fondo alla classifica si trovano invece Abruzzo, Liguria e Piemonte.

Guardando infine ai mercati verticali, quello più “2.0” è l’alberghiero-ristorazione, seguito dalla produzione di mobili. I settori tessile e trasporti sono, al contrario, gli ambiti dove emergono più lacune. Il Pmi Digital Index prende in considerazione 120 parametri in tre categorie: digital presence quality per misurare aspetti tecnici come il Seo; reputation index, che valuta la popolarità digitale dell’azienda e digital marketing index, che esamina le azioni di visibilità digitale.

 

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