28/09/2011 di Redazione

Il mainframe spinge l'e-commerce di Olio Carli

Una storica azienda italiana del settore agro alimentare, esempio di successo nel commercio elettronico, ha spiegato a Ict Business cosa significhi avere l’It nel proprio Dna. I primi tentativi di vendere online risalgono al 1996, poi il Web è diventato u

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In principio fu il mainframe. Era l'aprile del 1970. Oggi il “mostro” con gli opportuni aggiornamenti è sempre lì. “Per solidità e velocità di esecuzione è sempre la soluzione migliore. E sta nel nostro Dna”: parole di Edoardo Fiumani, It manager della Olio Carli di Imperia, una delle aziende di maggior successo dell’e-commerce tricolore.

E anche adesso che sta arrivando l’era del cloud il cervellone sembra abbia ancora una lunga vita davanti a sé. Per il momento non ci sono strategie che portino verso la nuvola, precisa Fiumani, anche se qualche studio è stato fatto. Ma per ora rimane nel cassetto.

Una quindicina di persone nello staff It, parecchie società partner e un budget che oscilla fra l’1,5% e il 2,5% del fatturato sono i dati principali che fotografano l’approccio It della società, i cui asset tecnologici sono sparsi dal magazzino completamente automatizzato fino ai camioncini che consegnano la merce ai clienti armati di palmari sui quali ricevono la sera l’elenco delle consegne del giorno dopo.  


Specializzata nella vendita di olio, prodotti alimentari e da qualche anno di una linea di cosmetici, Olio Carli è un’azienda conosciuta grazie ai furgoni che da sempre consegnano a casa dei clienti. I prodotti della società di Imperia nei negozi infatti non si trovano. Arrivano direttamente con i “padroncini” abituati a rispettare anche le più bizzarre indicazioni della clientela: “arrivate dopo le 9,30 altrimenti il cane mi rimane nervoso per tutto il giorno”.

Piazzata di fronte alla stazione di Oneglia (che con Porto Maurizio dà vita a Imperia), Olio Carli detta i tempi della cittadina con la sirena che scandisce la fine dei turni. Al visitatore milanese il rumore appare un po’ inquietante ma, raccontano, quando si è deciso di farne a meno la cittadinanza ne ha chiesto il ripristino. C’è chi ci regola l’orologio e chi al suono butta la pasta.  In questo ambiente un po’ retro nel 1996 si fanno i primi passi nel commercio elettronico. Era l’epoca dei primi floppy della Video on line di Nicki Grauso e i forti investimenti vengono decisi nel 2000, quando scoppiò la bolla Internet.

La storia, però, è solo in parte tecnologica perché il vero miracolo è avere costruito a Imperia (non a Milano) un nucleo forte di professionalità legato al Web e cresciute assieme allo sviluppo di Internet. Merito anche del fatto che nella cittadina ligure l’e-commerce si praticava prima che esistesse. La vendita per corrispondenza o via telefono, la consegna al cliente e il rapporto diretto che si è instaurato hanno costruito le premesse per un business che oggi fa leva su circa 90mila clienti in Italia e oltre 60mila all’estero, pesando per circa il 12% del fatturato totale.

Il Web cambia il modello di business
L’aneddotica aziendale è piena di racconti sui primi passi. Le riunioni carbonare fra quei pazzi che si occupavano di Internet sostenuti però da Lucio Carli, l’ordine tramite la Rete che all’azienda costava 17mila lire contro le 300 del telefono, il direttore che contestava quelle lunghe telefonate sempre allo stesso numero: “è il modem, dottore”. Siamo nel 2000, anno di scontri tra visionari e pragmatici, innovatori e conservatori.

Questo però è il passato. Il presente parla di un ordine su Internet che all’azienda costa meno di quello ricevuto con altri sistemi, uno scontrino medio sul web di 2-3 euro più alti rispetto agli altri, cinque persone che gestiscono i vari siti aziendali e la presenza nel consorzio Movincom “perché – dice Fiumani - sta arrivando l’ora del mobile”.

Gli smartphone offrono infatti l’opportunità di andare in cerca di un altro target. Il cliente classico ha infatti un’età adulta e a Carli ci arriva di solito perché ha messo su famiglia e spesso per tradizione famigliare acquistava già a Imperia.  Tablet e telefonini dovrebbero contribuire ad aumentare il numero di clienti che ogni anno, grazie a Internet, sono circa 7-8mila. E chi entra con la Rete di solito è un cliente più fedele.  Così come sempre migliori sono i risultati delle mail promozionali inviate via Web rispetto al cartaceo. La strada è lunga perché il 65% degli ordini arrivano ancora via telefono e il 25% via posta (il lettore ottico smista poi le cartoline). Ma la crescita del Web è continua.  

In ottobre partirà la rivisitazione dei siti stranieri perché la Germania ha tutte le potenzialità per diventare il primo cliente sul web e intanto in magazzino si sperimenta l’utilizzo dell’Rfid. Senza dimenticare i social network. È stato effettuato uno studio con l’Università di Parma anche se spaventa ancora il costo dei tag e il fatto che le etichette elettroniche, con certi prodotti, possono dare ancora dei problemi di funzionamento.

Per quanto riguarda Facebook, invece, i primi test hanno dato esiti di vendita poco confortanti. La presenza c’è, i fan anche (circa diecimila), un concorso online per le etichette delle bottiglie ha riscosso un eccellente successo, ma le vendite latitano. Per il momento il social netrowork serve ad altro. Ma a Imperia il cantiere è sempre aperto.  

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