31/05/2019 di Redazione

Il viaggio dell'auto connessa attraverso l'Italia è iniziato

Torino, Milano, Modena, L'Aquila, Bari: in tutto lo Stivale sono partite le prime sperimentazioni su veicoli a guida parzialmente autonoma. Oltre che alle automobili, si pensa anche alle reti 5G e alle infrastrutture di cui avranno bisogno i futuri serviz

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Uno dei mercati in cui nei prossimi anni assisteremo a un’esplosione di nuovi servizi, nuovi modelli di business e un’innovazione sempre più spinta dell’esperienza d’uso è quello della mobilità connessa e autonoma. Le più recenti stime parlano di vendite di auto connesse che raggiungeranno i 35 miliardi di dollari entro il 2025, con Stati Uniti, Europa e Cina a contendersi la posizione di predominio del mercato. Avremo a disposizione un migliore comfort, maggiore sicurezza sulle strade, funzioni avanzatissime di cui già oggi si vedono i primi prototipi, ma anche tempo liberato dalla guida e potenzialmente utilizzabile per attività di intrattenimento e fruizione di nuovi servizi erogati in mobilità. Osserveremo, infine, un cambiamento delle abitudini dei consumatori, sempre più interessati a servizi di “mobility-as-a-service”, che saranno erogati da applicazioni per smartphone in grado di veicolare molteplici scelte alternative all’auto di proprietà, come car sharing, flotte, car-pooling, servizi collaborativi e peer-to-peer. Saranno questi i “motori” della mobilità del futuro.

 

Per abilitare i nuovi modelli di mobilità connessa e autonoma, è però fondamentale far evolvere le infrastrutture “a contorno” di essi, come le smart road e le smart city. In Italia l’approvazione, nel febbraio del 2018, del Decreto “Smart Road” ha portato a individuare le modalità con cui sviluppare strade e autostrade che possano dialogare con i veicoli. Ora assistiamo alle prime esperienze volte a ottimizzare la gestione del traffico e ad aumentare la sicurezza di guida.

 

Tra le iniziative di smart road già avviate in Italia, una è il progetto "5G-Carmen", coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento con la partecipazione di altri 25 partner, e finanziato dalla UE: l’obiettivo è quello di creare un “corridoio digitale” lungo i 600 chilometri di autostrada tra Monaco e Bologna. Basato sulla sperimentazione della tecnologia 5G, il progetto servirà a testare metodi per ottenere una migliore risposta in termini di velocità di scambio di dati e tempi di reazione dell'infrastruttura di rete per l'implementazione di veicoli connessi, cooperativi e automatizzati di nuova generazione.

 

Il progetto “Masa”, cioè Modena Automotive Smart Area, è nato invece con l’obiettivo di sviluppare un’area urbana da utilizzare per la sperimentazione dei veicoli di nuova generazione. Vi partecipano tre attori principali, il Comune di Modena, l’Università di Modena e Maserati, a cui si sono uniti altri partner, fortemente interessati a questi sviluppi, e a cui si è anche aggiunto l’autodromo di Modena per studiare i veicoli autonomi in un ambiente privato. L’area Masa si è quindi attrezzata per offrire competenze e infrastrutture abilitanti per i test e quindi una “certificazione sul campo”. In questo modo costruttori di auto, componentisti e ricercatori potranno testare i sistemi da portare nei prossimi anni su un mercato che, come emerge anche dagli sviluppi internazionali, si sta evolvendo molto rapidamente.

 

 

Un terzo progetto è in corso a Torino, dove è stato firmato un Protocollo di Intesa fra il Comune, Fca e altri 13 partner per la sperimentazione dell’auto a guida autonoma di livello 3. Con l’autorizzazione del Ministero dei Trasporti è partita la prima sperimentazione, che sarà condotta dalla VisLab, un’azienda italiana nata alla fine degli anni Novanta come spinoff della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Parma.

 

Sperimentazioni della mobilità connessa anche avvenendo in varie città italiane, tra cui Bari, L’Aquila e Milano, avendo in comune l’utilizzo delle reti mobili di quinta generazione: il 5G a oggi è considerato lo standard di riferimento per i servizi futuri di questo tipo, in grado di abilitare segnalazioni in real time tra oggetti in reciproco movimento e connettività senza rischi per situazioni in cui è in gioco la sicurezza fisica delle persone.

 

A Bari il 5G sarà usato per testare servizi per la sicurezza e il controllo di merci e accessi. A L’Aquila è in corso un progetto dedicato ai veicoli connessi e autonomi che utilizza veicoli Ducato di Fca. A Milano, invece, con Vodafone sono in corso test su un sistema di pubblica sicurezza (che utilizza videocamere veicolari mobili connesse) e sulle consegne dell’ultimo miglio tramite Yape, il veicolo elettrico ultraleggero a guida autonoma di e-Novia.

 

La disruption guidata dal digitale nel mondo dei trasporti avrà conseguenze senza precedenti per tutti gli attori dell’ecosistema della connected & autonomous car, conseguenze legate ai nuovi modelli di mobilità, di sicurezza e di sostenibilità ambientale, oltre che a una domanda consumer e business sempre più avanzata. Assisteremo nei prossimi anni a un riposizionamento di mercato per tutti gli stakeholder, da quelli tradizionali dell’industria automobilistica alle assicurazioni e agli enti pubblici, dai fornitori di servizi telematici ai player dell’Ict (i quali punteranno a diversificare le fonti di fatturato), fino ai servizi innovativi MaaS (Mobility-as-a-service) erogati on demand.

 

Momento di incontro esclusivo per questi operatori del mercato sarà l’appuntamento annuale di The Innovation Group sul tema della Smart Mobility, il “Connected Mobility Summit 2019”, organizzato il prossimo 13 giugno a Milano, all’Area Pergolesi. Alla sua seconda edizione, il summit coinvolgerà i più importanti attori delle nuove filiere, che racconteranno il proprio punto di vista e i nuovi modelli di business basati sulla monetizzazione dell’auto connessa.

 

Elena Vaciago, associate research manager di The Innovation Group

 

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