11/08/2011 di Redazione

Infoblox: come non aver paura di IPv6

Grazie ai nuovi strumenti di "network change and configuration", le aziende possono risparmiare tempo e denaro nel passaggio a IPv6. Così Infoblox aggiunge un segmento in forte crescita ai business già consolidati di Dns e Dhcp.

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Vi siete mai chiesti quanto costa aggiornare 200 nuovi dispositivi di un ufficio remoto di una grande azienda? Oppure rispondere a 500 richieste di servizio? Infoblox sì, è con un semplice calcolo è arrivata a stabilire che, nel secondo caso, gestendo tutto manualmente occorrono circa 200 ore uomo, per una spesa totale di 10mila dollari.

Con i sistemi hardware e software progettati dalla multinazionale statunitense, invece, il tempo si riduce a poco più di 8 ore, con un costo di circa 400 dollari, cioé venti volte meno. "Solo" dieci volte, invece, è il risparmio nel primo caso, quello dell'aggiornamento o dell'aggiunta di dispositivi di rete, che spesso richiedono interventi in loco di risorse IT esperte: per aggiungere 200 device alla rete aziendale si possono spendere fino a 180mila dollari per attività di pre-configurazione e installazione; un budget che si riduce a poco più di 16mila se si impiegano le tecnologie Infoblox. Ecco spiegato perché Infoblox, da sempre in prima linea nei settori Dns e Dhcp, sta investendo molto per diventare leader nella gestione automatizzata degli indirizzi IP.

Maurizio Desiderio, sales director per Italia, Turchia e Medio Oriente di Infoblox.


"Ci sono almeno due fattori che ci spingono a credere che la gestione IP (IPAM, IP Address Management) e più in generale del Network Configuration and Change Management (Nccm) sarà un segmento esplosivo nei prossimi anni", dice Maurizio Desiderio, da poco alla guida della filiale italiana di Infoblox, "il primo è il passaggio allo standard IPv6, che non consentirà più, data la lunghezza degli indirizzi, di operare in modo manuale, il secondo è l'accelerazione da parte delle aziende nell'adozione di architetture virtualizzate e cloud".

L'automazione della gestione delle reti diventerebbe così un elemento indispensabile per garantire costi sopportabili e un livello di sicurezza adeguato per le medie e grandi imprese, le prime a dover affrontare la nuova complessità delle architetture di rete.

La risposta di Infoblox a questa esigenza si chiama NetMRI, una soluzione Nccm che da una parte esegue il monitoraggio costante delle configurazioni dell'infrastruttura di rete, dall'altra permette di automatizzare e di poter eseguire in remoto gran parte delle operazioni necessarie anche per le operazioni più banali, come l'aggiunta di un dispositivo presso una flilale di una multinazionale.

Tolly Group, un laboratorio indipendente che opera nel settore del networking, ha certificato che la soluzione IPAM di Infoblox permette alle aziende di risparmiare oltre il 70% delle attività manuali. In particolare, confrontando l'offerta Infoblox con i prodotti Dns e Dhcp di Microsoft (di cui Infoblox è da poco diventato ISV), Tolly Group ha calcolato che l'ammortamento dell'investimento si realizza in soli 3/6 mesi, con un ROI (ritorno sull'investimento) dai 60mila ai 500mila dollari a seconda delle dimensioni dell'azienda.

Uno dei dispositivi Infoblox per l'automazione dell'Nccm

 
L'analisi ha anche rilevato che le aziende che mantengono l'infrastruttura di servizio Dns e Dchp di Microsoft vanno incontro a rischi di lungo periodo, oltre all'aumento dei costi operativi, rischi che possono compromettere la disponibilità di rete specialmente in caso di passaggio ad architetture vitrualizzate e allo standard IPv6, poiché la complessità di queste soluzioni aumenta la probabilità di errori umani.

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