15/01/2020 di Redazione

Intelligenza artificiale pronta a crescere, come diventerà?

L’AI sarà una delle grandi rivoluzioni (tecnologiche, ma non solo) del prossimo decennio, a detta di molti. I vendor e gli analisti tracciano alcune previsioni per il 2020.

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L’intelligenza artificiale ci stupisce già in moltissimi modi, avendo trovato applicazioni (in certi casi ancora sperimentali, in altri pienamente operative) in innumerevoli campi. La ricerca medica e scientifica, lo studio dei comportamenti dei consumatori, la consulenza finanziaria, l’analisi del rischio, la cybersicurezza, le interfacce vocali e i chatbot, i robot umanoidi “da compagnia” e altro ancora. E chissà come si trasformerà negli anni a venire. Qualche idea i vendor e gli analisti ce l’hanno, avendo tracciato diverse previsioni per il 2020. Vediamo le più interessanti.

L’impatto dell’AI sul mondo del lavoro
Michael Feindt, fisico, data scientist, docente e fondatore di Blue Yonder, società pioniera nell’ambito dell’intelligenza artificiale e ora parte di JDA Software, è convinto del ruolo benefico dell’AI nell’universo del lavoro, sia relativamente agli interessi delle aziende sia a quelli dei lavoratori. “Una convinzione diffusa è che l’AI porterà una riduzione dei posti di lavoro, data la sua capacità di trascendere l’intelligenza computazionale umana”, riflette Feindt. “In realtà è vero il contrario. Ci sarà sempre bisogno dell’uomo per costruire, guidare e monitorare i sistemi basati su AI. Quando sono stati inventati i computer, le persone pensavano che ci sarebbe stata una diminuzione di posti di lavoro, la realtà dimostra che sono stati creati nuovi profili professionali altamente qualificati, e dopo oltre 60 anni gli esperti in informatica sono ancora troppo pochi. Analogamente, l’AI non sostituirà gli esseri umani e il controllo che questi esercitano sui processi. Infatti, la richiesta di esperti in grado di pensare in modo quantitativo e di comprendere algoritmi matematici complessi è già altissima”.
Dunque nei prossimi anni ci sarà un rimescolamento delle carte, e di certo nel mondo del lavoro sarà necessario sviluppare nuove competenze per poter svolgere le emergenti professioni legate all’AI. Ci sono però dei dati di fatto non eccessivamente rassicuranti per chi svolge attualmente non solo professioni manuali ma anche intellettuali. Stando a recenti stime riportate da Consob (il “Quaderno Fintech” pubblicato a fine 2019) già lo scorso anno sul mercato italiano i volumi gestiti da robo-advisor avevano superato quota 358 milioni di euro; su scala mondiale, la stima è di oltre 877 milioni di euro. Si prevede che nel 2023 il valore annuo gestito dai software di AI possa sfiorare i 2,3 miliardi di euro, a fronte di 147 milioni di clienti serviti.


Per quanto riguarda, invece, gli impatti dell’AI visti dal punto di vista del business, la prospettiva è senz’altro meno ambivalente. I vantaggi attesi superano di gran lunga gli svantaggi, o forse l’unico svantaggio di dover necessariamente compiere degli investimenti. Il beneficio principale, trasversale a tutti i settori, è il supporto che gli algoritmi possono fornire alle strategie decisionali delle aziende. In qualsiasi ambito, l’AI dovrebbe contribuire a migliorare processi complessi e a superare l’apprendimento derivante solo dalle correlazioni dei dati storici, che ormai non è più sufficiente”, sottolinea Feindt. A detta dell’esperto, oggi le analisi statistiche da sole non garantiscono grandi risultati, né l’intelligenza umana di analisti e uomini del marketing può bastare a comprendere la clientela. “Identificare la tipologia di cliente e il giusto prezzo da proporre è possibile grazie all’utilizzo di conoscenze causali basate sull'AI”, spiega il fondatore di Blue Yonder. Sua è anche un’ulteriore convinzione: l’AI avrà un ruolo sempre più strategico per le aziende, e sarà merito anche di una nuova generazione di manager capace di comprendere le potenzialità di questa tecnologia.

 

Michael Feindt, fondatore di Blue Yonder (parte di Jda)

 

Efficienza ed ecosostenibilità 

Uscendo dai confini della singola azienda, l’AI potrà avere impatti positivi su intere supply chain e su interi settori industriali. La software house Infor è convinta che “Nel 2020, modelli specifici per settore renderanno l'AI più facile da usare e distribuire. Nel settore manifatturiero, i sistemi di Intelligenza Artificiale e di apprendimento automatico sfrutteranno processi basati su modelli per aiutare le aziende a gestire meglio le scorte, migliorare le previsioni della domanda, l'efficienza della supply chain, il controllo della qualità e i tempi di consegna”. Similmente, nell’ambito del retail l’intelligenza artificiale potrà servire per prevedere meglio le tendenze della domanda e per definire le giuste date di spedizione degli ordini, evitando costi inutili e inefficienze. 

La previsione di Michael Feindt non è molto diversa, ma più ampia: “Sfruttando gli algoritmi dell’Artificial Intelligence, le aziende possono misurare gli impatti ambientali e sociali, apportare automaticamente le correzioni più opportune e ottimizzare le iniziative a supporto della sostenibilità. Le tecnologie cognitive possono aiutare le aziende a operare in modo responsabile e profittevole favorendo la riduzione degli sprechi, una produzione più efficiente, strategie di trasporto più consapevoli e l’ottimizzazione delle risorse”.

 

Assistenti digitali intellettuali

Negli ultimi anni abbiamo imparato a conoscere “personaggi” come Siri, Alexa, Google Assistant e altri programmi dotati di capacità di comprensione del linguaggio naturale e di interfacce vocali. Sono ormai molto diffusi anche i chatbot che comunicano per iscritto, sostituendosi agli assistenti “umani” del servizio cliente: all’interno di chat o servizi di messaggistica, possono fornire supporto per domande frequenti e problemi non eccessivamente complessi. Siamo però solo all’inizio. Infor scommette sul fatto che “il 2020 sarà l'anno in cui gli assistenti digitali, utilizzando l'AI e l'apprendimento automatico, inizieranno a comprendere il contesto in cui gli utenti stanno operando, per consigliare i potenziali passaggi successivi (basati su azioni già completate), identificando gli errori e correggendo automaticamente gli input, oltre a interagire con gli utenti in conversazioni dinamiche e in tempo reale”.

 

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