Investimenti in società tecnologiche, l’Europa vola
Lo studio annuale del venture capital di Atomico svela che gli investimenti continentali in industria tecnologica quest’anno sfiorano i 100 miliardi di dollari.
Pubblicato il 07 dicembre 2021 da Redazione

Startup e aziende tecnologiche europee guadagnano terreno rispetto alle concorrenti statunitensi e al resto del mondo. Nel 2021 l’Europa si avvicina al traguardo dei 100 miliardi di dollari investiti nella propria industria tecnologica, un valore quasi triplo rispetto agli investimenti del 2020, e su questo totale si evidenziano livelli di investimento early-stage pari a 3,8 miliardi di dollari, che per la prima volta possono essere paragonati a quelli degli Stati Uniti (4,1 miliardi) e che superano quelli delle restanti regioni geografiche. Questo emerge dalla nuova edizione dell’annuale studio “State of European Tech”, redatto dalla società di venture capital Atomico in collaborazione con la community di startup Slush, con lo studio legale Orrick, con Silicon Valley Bank e con la società di gestione degli investimenti Baillie Gifford. Oltre che su dati quantitativi, il report si basa su cinquemila interviste realizzate tra settembre e ottobre di quest’anno.
L’industria tecnologica europea sta crescendo più di quanto non facesse nel pre pandemia, con circa mille miliardi di dollari di investimenti raccolti nei soli primi otto mesi del 2021. Il valore del mercato tecnologico azionario europeo ha superato i 2.000 miliardi di dollari, e una notevole porzione (750 miliardi di dollari) è frutto degli ultimi dodici mesi. Inoltre nel Vecchio Continente il numero degli “unicorni”, cioè le startup valutate oltre il miliardo di dollari, è in aumento: erano 223 l’anno scorso, ora sono 321, stando ai dati di Dealroom e Atomico.
La tendenza al gigantismo
I grandi round d’investimento, oltre i 250 milioni di dollari, sono ora la norma: decuplicati rispetto al numero registrato nel 2020, ora rappresentano il 40% del capitale totale investito in Europa nel mercato tecnologico. Il gigantismo è una tendenza anche nelle offerte pubbliche iniziali: anche le Ipo “blockbuster, oltre i 10 miliardi di dollari, stanno diventando la norma.
La più grande Ipo del 2021 è quella della società rumena UiPath, che ha debuttato a circa 35,6 miliardi di dollari dopo il giorno di apertura: fondata nel 2005, si tratta di una software house specializzata in robotic process automation e va detto che la sua città natale è Bucarest, ma la sede centrale è attualmente a New York. Altre maxi Ipo del 2021, con scambi superiori ai 10 miliardi di dollari nel primo giorno di quotazione, sono state quelle di Auto1, Wise e Deliveroo.
La crescita europea e la posizione dell’Italia
"L'Europa”, ha commentato Tom Wehmeier, partner di Atomico e coautore del rapporto, “sta vivendo una rivoluzione tecnologica con profondi effetti sulle economie, sulla società e sull'ambiente, guidata da due tendenze irreversibili. Una, non relativa soltanto all’Europa, è la marcia inarrestabile della tecnologia. L'altra è quella che noi chiamiamo il volano tecnologico europeo: un insieme di fondamenta incredibilmente forti che includono una profonda pipeline di talenti, team fondatori eccezionalmente forti e un pool sano di investitori a tutti i livelli, che fa emergere gli unicorni e crea valore con frequenza e grandezza sempre maggiori. Queste due tendenze aiutano l'ecosistema tecnologico europeo a prosperare, anche nel caso in cui le macro condizioni dovessero cambiare".
L’Italia non si posiziona troppo male all’interno di questo scenario. Siamo il decimo Paese in Europa dal punto di vista del valore di mercato delle aziende tecnologiche nazionali, con una capitalizzazione totale di 26,6 miliardi di dollari nel 2021, che segna un notevole balzo in avanti rispetto ai 14,5 miliardi di dollari del 2020. Tuttavia per circa un quinto delle startup italiane la raccolta dei finanziamenti è ancora una sfida. Il report evidenzia che il 64% dei fondatori di startup italiane ha acquisito la propria esperienza all’estero, lavorando per aziende con oltre un miliardo di dollari di market cap.
La nota dolente della diversity
Nota dolente è quella della diversity: le donne e le minoranze etniche fanno ancora fatica a raccogliere capitali, benché esistano studi ed evidenze empiriche sul vantaggio competitivo delle aziende che includono al loro interno team molto diversificati. In Europa le aziende a conduzione femminile o con fondatori e fondatrici appartenenti a minoranze etniche hanno ottenuto solo il 9% del capitale raccolto nel 2021 (stando ai dati di Dealroom).
Dall’analisi fatta da Extend Ventures su un campione di 4.684 aziende tecnologiche con sede in Europa emerge che queste realtà hanno raggranellato oltre 2 milioni di dollari di finanziamenti dall’inizio 2020, ma di tale quota solo lo 0,7% del capitale è stato raccolto da donne di colore fondatrici di startup, solo l’1,1% da fondatori di etnia non caucasica. Alle donne di etnia caucasica è andato il 22,7%, percentuale che evidenzia un forte squilibrio di genere nell’accesso al capitale.
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