27/04/2017 di Redazione

Italiani cittadini digitali, ma non nel dialogo con la PA

L'indice europeo Nifo riconosce alla Pubblica Amministrazione nostrana livelli ancora bassi di utilizzo del digitale. Solo il 24% dei cittadini, per esempio, ricorre al Web o alle app per interagire con gli enti centrali o locali. Qualcosa, però, sta camb

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Meno di un italiano su quattro utilizza Internet o le applicazioni mobili per interagire con la Pubblica Amministrazione. La percentuale pubblicata National Interoperability Framework Observatory (Nifo), un osservatorio della Commissione Europea che annualmente misura gli avanzamenti dei Paesi membri nel campo della digitalizzazione della società, si ferma al 24% e segna un progresso davvero trascurabile rispetto al 20% rilevato nel 2008. È questo solo uno dei dati significativi dello studio, in parte basato su rilevazioni Eurostat.

Nel 2016 in Italia la fetta di abitazioni connesse a Internet non toccava ancora l'80%, restando di diversi punti sotto all'85% di media europea (considerando l'Ue a 28 Paesi). D contro, è apprezzabile il fatto che la quasi totalità (98%) di aziende nostrane sia dotata di connettività, con sostanziale allineamento alla media comunitaria (97%). E coincide, sul 94%, anche il dato riguardante la quota di imprese – italiane ed europee – che sfruttano collegamenti su banda larga.

I veri dolori arrivano, però, quando si esaminano i livelli di e-government, cioè la gestione digitale del rapporto fra cittadini e Pubblica Amministrazione: nell'Europa a 28, la fetta di persone che ricorre a Internet per interagire con uffici e autorità pubbliche è del 48% mentre nello Stivale, come si diceva, è limitata al 24% della cittadinanza. È impietoso il paragone con il picco europeo della Danimarca, dove l'88% dei residenti utilizza il Web per comunicare con gli enti pubblici centrali o locali. Tra chi si è mosso più rapidamente spicca invece la Lettonia, passata dal 20% del 2008 all'attuale 69%. La sostanza non cambia se si osservano indicatori più specifici, come per esempio l'abitudine di scaricare documenti ufficiali della Pubblica Amministrazione: riguarda invece quasi il 30% dei cittadini comunitari e solo il 15% degli italiani.

Allargando lo sguardo, a considerare anche i livelli di partecipazione civica, il diritto all'informazione e l'accesso ai dati, l'indice “Wjp Open Government Index” del World Justice Project nel 2015 collocava il Belpaese solo al 28esimo posto (schiacciata fra Sud Africa e Georgia) nella classifica delle 102 nazioni valutate. In cima alla lista svettava la Svezia, seguita da Nuova Zelanda, Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi, mentre la maglia nera è toccata allo Zimbabwe.

 

In due anni, però, qualcosa è cambiato. Nell'imperfetto scenario della digitalizzazione italiana è giusto sottolineare alcuni progetti istituzionali, come l'aggiornamento del portale degli open data governativi (lanciato originariamente nel 2015) presentato lo scorso marzo dall'AgID: sono attualmente circa 18mila gli archivi di dati catalogati e liberamente consultabili dal cittadino, nonché a disposizione sul portale open source GitHub. E poi, a ritroso, si potrebbero citare i progressi del sistema di pagamento dematerializzato PagoPA (a gennaio si conteggiavano oltre 15mila le pubbliche amministrazioni affiliate, di cui però solo due terzi attive) e il superamento del milione di identità digitali emesse da Spid (sempre a gennaio).

Su scala locale, invece, città come Milano, Torino, Venezia, Roma, Bari, e Palermo si sono impegnate a digitalizzare entro la fine dell'anno parte o la totalità dei servizi riferibili all'amministrazione comunale tramite un “fascicolo del cittadino”. Il progetto, voluto dal Team per la Trasformazione Digitale, Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), mira a creare per ciascun Comune una sorta di raccoglitore digitale di dati, pratiche amministrative e documenti del singolo cittadino: da qui si potrà accedere a diversi servizi, con un'unica procedura di autenticazione oppure attraverso Spid (il Sistema Pubblico di Identità Digitale), da computer o da smartphone. Per i residenti milanesi è attualmente già possibile consultare i dati anagrafici propri o del nucleo familiare, iscrizioni ai servizi scolastici, scadenze di pagamenti o multe, così come prendere appuntamenti con il Comune e richiedere e stampare un certificato anagrafico con valore legale. Entro la fine dell'anno, secondo le promesse, il fascicolo del cittadino sarà completo di tutti i servizi.

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