Pubblicato il 04 luglio 2022 da Redazione
Anche i database, al pari di altre tipologie di applicazione, stanno migrando verso la tecnologia dei container e contemporaneamente abbandonano il tradizionale approccio “monolitico” in favore di un’architettura modulare. Un nuovo studio condotto per lei da Gartner Peer Insights per conto di Red Hat testimonia la trasformazione in corso: su 200 leader tecnologici intervistati, il 65% ha detto di trovarsi in una fase intermedia dell'adozione di Kubernetes, mentre il 4% è già in fase avanzata e usa i database su container in modo completo. Il campione d'indagine comprendeva aziende da almeno mille dipendenti (e fin oltre i cinquemila) delle regioni Emea, Nord America e Asia Pacifico.
Perché usare database basati su container orchestrati con Kubernetes? Come noto, i container sono sinonimo di agilità, portabilità e scalabilità, e queste caratteristiche tornano utili in diversi contesti. Al primo posto, tra i casi d’uso, sono state citate le applicazioni coud-native con database operativi o transazionali (67% delle risposte), e a breve distanza il supporto ad attività di analytics e di intelligenza artificiale o machine learning (65%). Oltre un terzo degli intervistati (37%) sta usando i container per modernizzare i propri database tradizionali, distribuiti su macchine virtuali o server bare metal.
(Fonte: Red Hat)
Per quanto riguarda le modalità di implementazione, tra chi utilizza database basati su container il 61% ha optato per la modalità “as a Service” ( DBaaS) con l’offerta di un fornitore cloud, tipicamente Aws, Microsoft Azure e Google, mentre il 52% ha scelto un database cloud-nativo come Crunchy Data, CouchBase, MongoDB o altro.
Il futuro? Nel guardare avanti di un paio d’anni, le aziende aumenteranno il loro ricorso ai database su container sia in modalità DBaaS sia con applicazioni cloud-native. Inoltre il 63% delle aziende adotterà (o lo sta già facendo) database su container e Kubernetes nell'edge, principalmente per attività di analisi dei dati o per l'inferenza AI/ML.
Utilizzi a volte inconsapevoli
A dare manforte allo studio di Red Hat c’è anche un report della Cloud Native Computing Foundation (Cnfc), secondo cui nel 2021 scorso addirittura il 93% delle aziende del mondo stava già utilizzando i container o pianificava di utilizzarli. La quota di quelle che hanno detto di usare Kubernetes è addirittura del 96%. Come si spiega tale discrepanza nei dati? Si spiega con il fatto che non sempre il personale aziendale ha la consapevolezza di quali tecnologie sorreggano le applicazioni. Sia i container sia Kubernetes, nel diventare mainstream, diventano anche più “trasparenti” e possono essere usati senza che l’azienda necessariamente ne sia consapevole.
Qualcosa di simile è accaduto negli anni con Linux: quanti saprebbero dire se il proprio computer, server, televisore, smartphone o frigorifero smart utilizza elementi del sistema operativo open-source? “Sembra che ci sia una crescente mancanza di comprensione sul fatto che queste tecnologie sono essenzialmente un’offerta tutto compreso”, ha dichiarato Chris Aniszczyk, Cto della Cloud Native Computing Foundation. “Quello che è affascinante è la rapidità con cui Kubernetes è cresciuto dall’essere una tecnologia di nicchia a qualcosa di totalmente ubiquo, al punto che le persone non sanno nemmeno di utilizzare tecnologie basate su di esso”.
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