L’approccio data driven traina la crescita dello storage di fascia alta
Infinidat continua a crescere, assicurando prestazioni e scalabilità. IctBusiness intervista Phil Bullinger, nuovo Ceo della multinazionale, per conoscere i punti di forza dell’offerta e il profilo dei clienti-tipo.
Pubblicato il 26 maggio 2021 da Emilio Mango

Un percorso di successo in Oracle, Dell e Western Digital. Poi, da qualche mese, Phil Bullinger ha preso le redini di Infinidat, trovando un’azienda in forte crescita, che promette di continuare il trend positivo anche nei prossimi trimestri, sfruttando la crescente necessità delle aziende di custodire, gestire e sfruttare i dati.
Come è stato il primo impatto con la nuova realtà?
Dopo un 2020 conclusosi bene nonostante la pandemia, il primo trimestre ci ha dato grandi soddisfazioni, ma ci aspettiamo che tutto il 2021 sia in crescita, perché le imprese che stanno percorrendo la strada della digital transformation devono in larga misura consolidare le loro infrastrutture di private cloud.
E perché dovrebbero farlo con voi?
La nostra piattaforma si basa sulla tecnologia all-flash e su un’architettura di input/output molto avanzata. Ma il vero punto di forza è che, insieme alle alte prestazioni riusciamo ad assicurare un Tco competitivo e un’elevata scalabilità. Una volta installate le nostre soluzioni, i clienti non devono più pensare alle tecnologie, ma solo a far crescere il proprio business. Oltre alle soluzioni tecnologiche, mi lasci dire che Infinidat ha un livello di customer satisfaction tra i più alti del settore IT, segno di un’organizzazione votata all’innovazione e al gioco di squadra.
Phil Bullinger, nuovo Ceo di Infinidat
Qual è il profilo del vostro cliente tipo?
Sono aziende che gestiscono grandi moli di dati, dell’ordine dei Petabyte, non necessariamente società di grandi dimensioni, ma che hanno bisogno di prestazioni elevate per far funzionare il loro business. Uno dei miei obiettivi è quello di allargare il parco clienti, per proseguire nel trend di crescita, adattando il modello di go to market alle nuove esigenze del mercato. Tra i clienti più rappresentativi in Italia abbiamo, ad esempio, provider come Engineering, istituti di ricerca e fornitori di servizi come Infocert.
A proposito di nuove esigenze, non vedete come una minaccia il sempre più massiccio ricorso al cloud?
Negli ultimi anni ci sono stati diversi “salti” di tecnologia: il cloud, le architetture iperconvergenti. Per Infinidat è sempre un contesto positivo, perché le aziende che usano in modo strategico i propri dati hanno sempre bisogno anche di una parte di private cloud.
Che significato ha la recente partnership con Vmware?
I clienti comprano soluzioni, non prodotti. E in quest’ottica le partnership strategiche per un’azienda come la nostra sono sempre importanti. Quella con Vmware va proprio nella direzione di poter offrire soluzioni in ambito enterprise private platform, anche perché lavoriamo con loro da tempo e una parte importante delle nostre installazioni sono in ambiente Vmware. Naturalmente, questa non è l’unica partnership attiva: lavoriamo, tra gli altri, con gli hyperscaler come Aws in ambito cloud, con Oracle e Sap sul fronte software e con Veritas e Veeam per quanto riguarda i tool.
BIG DATA
HARDWARE
- Lavoro ibrido, le aziende cercano di conciliare flessibilità e controllo
- Retelit insieme a Irideos, nuovo polo di servizi cloud e telco B2B
- Gmail e Drive con crittografia end-to-end, ma solo su Workspace
- L’ultima trovata di Elon Musk: un voto per le dimissioni da Twitter
- Il mainframe sopravvive e si rilancia. Ecco lo z16 di Ibm