L’e-commerce italiano cresce del 6,3% ma incassa il colpo del covid
Secondo le analisi di Netcomm, il commercio elettronico è al terzo posto tra le attività economiche italiane. Il crollo del turismo è tra i fattori che hanno frenato la crescita nel 2020.
Pubblicato il 11 novembre 2020 da Redazione

L’e-commerce è stato finora tra i pochi “vincitori” dell’anno, un anno in cui decine di milioni di italiani si sono riversati sull’online per fare acquisti di ogni genere, alimentari inclusi, nelle settimane del lockdown primaverile. Molti hanno per la prima volta usato i siti Web e le app per fare acquisti, altri hanno semplicemente incrementato la frequenza e allargato le categorie di prodotti comprati. A novembre inoltrato, in un report realizzato in collaborazione con The European House - Ambrosetti, il consorzio Netcomm tira le somme e ipotizza che la rete del valore dell’e-commerce produrrà per l’intero 2020 circa 58,6 miliardi di euro di ricavi, ovvero circa i 6,3% in più rispetto ai numeri del 2019.
Quasi il 70% degli operatori del segmento, ossia i Merchant (gli operatori che offrono prodotti e servizi) e i Brand owner (distributori di prodotti di marca che hanno attivato strategie e canali di vendita diretta online) e il 60% delle aziende che forniscono servizi alla filiera (business partner) prevede inoltre di rafforzare la propria forza lavoro per il canale e-commerce nel 2020, andando a incrementare un’occupazione di settore che già lo scorso anno, prima della pandemia, contava oltre 290mila lavoratori nel nostro Paese.
Sono dati sostanzialmente buoni, che però sottendono una dinamica negativa. Considerando che la crescita media dell’e-commerce italiano negli ultimi anni era stata del 18% a valore, si nota come la crisi sanitaria del 2020 abbia innescato dinamiche economiche che hanno frenato gli acquisti. E questo è vero soprattutto per i beni voluttuari, come l’abbigliamento, e per i servizi legati al turismo e all’intrattenimento. Quest’anno, a fronte di una riduzione di viaggi e vacanze (il calo di visitatori stranieri è stato drammatico, -58%), si è verificata una perdita nel commercio da “turismo da shopping” pari a 5,7 miliardi di euro (il 75% del totale dell’anno precedente).
Basta comunque gettare uno sguardo indietro, allo scenario pre-pandemia, per rendersi conto dell’imporanza strutturale di questo settore in Italia. Nel 2019, secondo le analisi di Netcomm, l’ecosistema dell’e-commerce era al terzo posto tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato del settore privato del nostro Paese. Netcomm parla di “ecosistema” e non solo di un singolo mercato poiché il perimetro dell’indagine abbraccia sia gli attori del macro-settore (formato da marketplace, retailer online B2C e B2B e Brand owner) sia la rete di business partner che "abilitano" il settore del commercio elettronico (servizi integrati per la presenza Web, piattaforme pubblicitarie online, attività di customer care, packaging e logistica).
L’anno scorso il peso dell’e-commerce sulla crescita occupazionale è stato del 6,7%. Tra i 290mila italiani occupati in Italia, 154mila lavoratori risultavano impiegati nel macro-settore delle vendite online (il numero ha avuto crescita annua del 12% tra il 2015 e il 2019) e 136mila nell’aggregato dei servizi a supporto (con un tasso di crescita media del 14,2%). Sulla crescita di fatturato del totale delle attività economiche italiane, invece, l’e-commerce ha rappresentato il 19,2% del totale dell’incremento. Gli sprint più notevoli sono quelli del settore della fabbricazione dei prodotti chimici (+32,8%), del commercio al dettaglio (+18,1%), della fabbricazione di materiali e apparecchiature nca (+17,8%) e della ristorazione (+9,2%).
Le imprese della rete del valore dell’e-commerce rappresentano il 34% del totale delle imprese di capitali in Italia (1,9 milioni) e sono equamente distribuite sul territorio: il 21% è situato in Lombardia, il 16,8% in Lazio, il 9,6% in Campania, il 7,7% in Emilia-Romagna, il 7,6% in Veneto, il 7,0% in Toscana, il 5,4% in Sicilia, il 5,0% in Puglia e il 4,6% in Piemonte. Più del 46% del fatturato, tuttavia, è concentrato nel Nord-Ovest. In testa alla classifica troviamo sempre la Lombardia con 33,2 miliardi di Euro (39%), seguita dal Lazio con 5,3, il Veneto con 4,3, l’Emilia-Romagna con 3,8, la Campania 3,7, il Piemonte con 3,3, la Toscana con 2,2, la Sicilia con 1,4 e la Puglia con 1,3 miliardi di Euro.
“L’e-commerce è tra i primi dieci settori in Italia per maggior incremento del valore di fatturato per addetto tra il 2015 e il 2019, nonché uno dei settori che ha incrementato di più il proprio peso relativo sul fatturato complessivo delle imprese italiane”, commenta il presidente di Netcomm, Roberto Liscia. “Un settore che, nelle sue molteplici declinazioni, attiva sviluppo e occupazione e coinvolge numerosi ambiti e operatori, tanto nella fase di vendita online, quanto in ulteriori servizi pre e post vendita a supporto di tutta la filiera. Si tratta di una rete di valore che contribuisce in modo significativo allo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese e all’incremento della competitività delle imprese a livello internazionale. Ma per poter continuare a sostenere la crescita di questo settore è necessario colmare il gap rispetto ai principali mercati in Europa, attraverso interventi di sistema che garantiscano uno sviluppo sostenibile delle imprese nel medio-lungo termine, e ancor più alla luce della situazione contingente dettata dall’emergenza del covid-19”.
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