L’esperto è di parte: nuova accusa di Oracle a Google
Nuova tappa nel processo che contrappone le due aziende sull’utilizzo delle Api di Java all’interno di Android. L’ultima accusa di Oracle, poi rimandata al mittente dal giudice della Corte distrettuale di San Francisco, è quella di aver nominato un esperto super partes che in realtà parteggerebbe per Google.
Pubblicato il 23 novembre 2015 da Valentina Bernocco

Nel caso la questione non fosse già ingarbugliata, il bisticcio fra Oracle e Google si complica con la presunta parzialità di un esperto in brevetti chiamato in causa da un tribunale del distretto di San Francisco, tale James Kearl, un professore della Brigham Young University esperto in valore economico dei brevetti. Facciamo un passo indietro spiegando che l’oggetto del contendere è Java: va avanti da anni, a suon di richieste di risarcimento miliardarie, la battaglia legale in cui Oracle accusa Google di un uso improprio delle sue interfacce di programmazione. Ovvero di averle copiate con troppa disinvoltura e in barba al copyright per realizzare parti del sistema operativo Android.
A più riprese, diversi giudici avevano dato ragione all’una o all’altra azienda, riconoscendo il diritto alla difesa della proprietà intellettuale oppure il principio del “fair use” di tecnologie ormai troppo diffuse per poter essere chiuse a chiave nella cassaforte di un'unica software house. La vicenda era iniziata nel 2010 e da allora nuove versioni di Android sono state rilasciate sul mercato, allargando la materia del contendere. Versioni che, aveva ribadito Oracle lo scorso agosto, “copiano migliaia di linee di codice sorgente”, oltre a elementi strutturali e organizzativi delle Api di Java. E questo, a detta della casa di Santa Clara, rappresenta un furto di proprietà intellettuale.
Ma non solo: considerando la progressiva espansione di Android dagli smartphone a dispositivi indossabili, smart Tv, apparati di domotica e sistemi per l’automobile, l’operato di Google ha sostanzialmente “distrutto in modo irreversibile la value proposition di Java come potenziale sistema operativo per dispositivi mobili”. Un vero e proprio scippo, che avrebbe privato Oracle di una gigantesca opportunità di mercato.
Ora, l’iter giudiziario rischia di subire un rallentamento per la lamentela avanzata da Oracle sull’esperto “super partes”, che tale non sarebbe. Il professor James Kearl, scelto dal giudice William Alsup della corte distrettuale di San Francisco, aveva già testimoniato nell’ultimo (attualmente in corso) dei processi che contrappongono Apple e Samung nell’ormai nota “guerra dei brevetti”, e in tale occasione aveva difeso all’appartenenza di alcune tecnologie all’universo Android. Kearl, a detta di Oracle, avrebbe parteggiato per Samsung tentando di sminuire l’importanza economica di alcuni brevetti e quindi sminuendo le richieste di risarcimento di Apple.
James Kearl è docente di Economia alla Brigham Young University
Come si legge nella mozione inoltrata da Oracle il 15 ottobre scorso, “non è appropriato che il Dott. Kearl presenzi il caso in qualità di esperto neutrale”. L’azienda ha dunque richiesto la sua rimozione, specificando che non è necessario che venga sostituito dal momento che “gli esperti di parte potranno illustrare a sufficienza le questioni alla Corte e alla giuria”. Richiesta però respinta dal giudice Alsup, che il 29 ottobre ha risposto per iscritto spiegando che “non esiste alcuna ragione per credere che il Dott. Kearl favorirà Google”. Alsup ha anche sottolineato come la nomina di un eventuale altro esperto ritarderebbe di 18 mesi l’esito del processo.
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