L’essere umano “aumentato” suscita un misto di paura e fascino
Al recente evento Kaspersky Next, vari personaggi hanno esibito il loro fisico integrato o modificato da componenti tecnologiche e uno studio conferma che il 42% degli italiani sarebbe disposto a cambiare artificialmente qualche caratteristica fisica se potesse. Occorre però superare dubbi ancora forti e limiti anche legati alla sicurezza.
Pubblicato il 26 marzo 2021 da Roberto Bonino

Fumetti e letteratura fantasy si sono sbizzarriti nel proporre figure di volta in volta proposte come supereroi, mutanti o cyborg. Qualcosa di simile si inizia a vedere anche nella realtà, attraverso quella che è stata battezzata human augmentation.
Al recente evento Kaspersky Next, virtuale come quasi tutto da un anno a questa parte, alcuni soggetti hanno portato la propria esperienza di esseri umani “aumentati”, diversi nelle motivazioni di partenza, ma accomunati dalla volontà di farne una sorta di pilastro identitario. Se Tilly Lockey è una giovane modella che porta protesi alle mani per sopperire alla forzata amputazione subita da piccola per ragioni di salute e Viktoria Modesta alterna performance artistiche a esibizioni al Crazy Horse di Parigi nonostante una gamba artificiale, Hannes Sapiens Sjöblad è il co-fondatore di DSruptive Subdermals, con la quale prova a industrializzare un modello costruito su se stesso e su un chip impiantato sottopelle per eseguire azioni normalmente demandate a dispositivi IoT.
Una realtà concreta e pronta a diffondersi
Tutti hanno testimoniato una realtà che già esiste. Apparecchi uditivi, stimolatori cardiaci o protesi di vario genere sono già di uso abbastanza comune, ma si sta preparando il terreno per un futuro nel quale sarà possibile usare la tecnologia per accrescere le capacità cognitive, inserire nel proprio corpo chip a radiofrequenza per l’identificazione o recuperare la vista con occhi bionici.
Lo scenario, indubbiamente, affascina. Uno studio realizzato da Kaspersky su 6.500 persone di sette diversi paesi europei evidenzia come il 42% degli italiani (contro il 46,5% degli europei) creda che le persone dovrebbero essere libere di migliorare il proprio corpo utilizzando la tecnologia, anche se il 12% degli intervistati ha indicato di essere contrario all’idea di lavorare con una persona "potenziata", poiché ritiene che questo possa influire sulle prestazioni professionali e creare un disequilibrio. Se da noi il 39% afferma di essere sempre stato aperto al potenziamento tramite la tecnologia e il 42% modificherebbe il proprio corpo volontariamente e senza necessità mediche specifiche, su scala un po’ più ampia una ricerca analoga dello scorso anno (su un campione di 15mila soggetti nel mondo) il 69% sospetta che si tratti una prospettiva riservata ai ricchi e l’88% ritiene che il proprio corpo non possa essere piratato da cybercriminali.
Marco Preuss, direttore del Global Research & Analysis Team di Kaspersky
Alla fascinazione espressa dalle persone, si contrappongono i dubbi di esperti ed esponenti del mondo scientifico. Marco Preuss, direttore della struttura europea Great (Global Research & Analysis Team) di Kaspersky, ha posto l’accento su elementi ancora oscuri e da chiarire: “Le tecnologie di human augmentation non sono solo dispositivi medici e al momento l’assenza di regole e standard impedisce di capire soprattutto come si possano proteggere i dati generati in questo modo o chi sia il vero proprietario della tecnologia. Occorre che i governi intervengano per garantire che questo settore innovativo si sviluppi in secondo modalità precise e in sicurezza”.
Sjöblad ha auspicato che queste tecnologie siano economicamente accessibili a tutti e Viktoria Modesta ha ammesso di sentire l’esigenza di maggior sicurezza, nella consapevolezza che ogni dispositivo artificiale possa in qualche modo essere hackerato. Se veramente si andrà verso una democratizzazione della human augmentation, assecondando l’entusiasmo della gente comune, occorrerà muoversi per tempo nella creazione di una normativa che controlli questa industria emergente, per prevenire i ritardi che si sono registrati, per esempio, nel campo dell’IoT, con i relativi problemi di sicurezza, destinati ad amplificarsi di fronte al coinvolgimento del corpo umano.
Hannes Sapiens Sjoblad, co-fondatore di DSruptive Subdermals e la modella "bionica" Tilly Lockey
SICUREZZA
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