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L’hardware as a service nel futuro della Unified Communication

Steve Osler, cofondatore e Ceo di Wildix traccia la strada per i system integrator, destinati a diventare Managed Service Provider. Servono però le tecnologie e le competenze giuste.

Pubblicato il 31 dicembre 2019 da Redazione

Come sta evolvendo il settore dell’Uc?

Il panorama in cui si inserisce la dinamica del nostro settore è quella di un’evoluzione delle modalità di acquisto da parte dei clienti, che sono sempre più orientati a passare dalla proprietà di un bene allo sfruttamento del servizio erogato con quel bene. Provocatoriamente, potremmo dire che dal 2020 non si comprerà più nulla. I primi a muoversi in questa direzione sono state le aziende, ma in realtà, come è noto, è tutto il mercato a spostarsi verso l’economia dei servizi. Il segmento del printing è stato il primo a essere influenzato da questa tendenza (si noleggia la macchina e si paga il servizio di stampa) ma dalle autovetture ai telefoni cellulari, questo modello è diventato pervasivo anche in ambito consumer. Il prossimo stadio sono appunto gli apparati di telefonia, le soluzioni di videoconferenza e Unified Communication. È un fenomeno nuovo, soprattutto per l’Italia, ma inesorabile.

Come si inserisce Wildix in questo trend?

Noi abbiamo cavalcato da subito l’onda della fornitura di servizi: Abbiamo iniziato dal software, dove è più semplice, sfruttando anche il paradigma del cloud. Ma per accedere ai servizi cloud servono dei terminali fisici, e si crea un problema di visione da parte del cliente, perché da una parte ha un servizio cloud che paga mensilmente, ma per accedere a questi servizi gli chiediamo di comprare apparati che rimangono di sua proprietà. È ovvio che questo non ha senso, anche perché se il cliente dovesse chiedere di interrompere il servizio (che paga solo per l’uso) gli rimarrebbe l’hardware. Così abbiamo deciso di dargli anche l’hardware as a service.

Ed è un vantaggio per tutti?

Ovviamente dipende dall’arco temporale considerato. Il servizio costa di più (mediamente il doppio) ma in un periodo di 5 anni è sempre conveniente, anche perché le aziende di oggi hanno il bisogno di restare agili, il business non lascia spazio a chi non riesce a riorganizzare in fretta la propria struttura. Quindi anche se apparentemente è più caro, l’hardware as a service è strategico. Poi dipende anche dal settore di mercato: chi opera in business più stabili magari non ne ha bisogno. Ma le aziende tecnologiche e quelle che offrono servizi, devono mantenersi sempre veloci e libere. Oltretutto devono essere pronte ad acquisizioni, merge, espansioni all’estero o anche ristrutturazioni. E l’hardware in questi casi diventa un problema enorme. Non solo per un fattore economico, ma anche perché frenano le scelte e quindi le possibilità di sviluppo dell’azienda.

 

 

Steve Osler, co-fondatore e Ceo di Wildix

 

Come si declina questo trend nella Unified Communication?

I principi che guidano le scelte aziendali sono gli stessi. In più, nel caso di un servizio non soddisfacente posso interrompere la fornitura in modo molto più facile. Se invece ho acquistato dell’hardware è più difficile cambiarlo e poter disporre di nuovo delle cifre investite. Poi c’è il rischio è quello dell’obsolescenza tecnologica, visto che oggi il progresso è molto veloce, anche nel settore dell’Unified Communication può capitare di comprare un prodotto oggi che dopo sei mesi potrebbe rivelarsi obsoleto e mettere in condizioni di inferiorità l’azienda rispetto alla concorrenza. Un impianto di Unified Communication, infatti, comprende i telefoni e tuti gli apparati che li fanno funzionare (ad esempio gli switch di rete), la connettività (che è già un servizio) e tutta la parte wireless (soprattutto per retailer o gestione di magazzini). A questo si aggiungono tutte le funzioni di collaboration, comunicazione, videoconferenza (in questo in particolare si vede l’utilità dell’As a Service perché queste tecnologie sono in una fase di grande e veloce sviluppo, e un sistema comprato oggi potrebbe essere obsoleto tra un anno).

Da quando offrite anche l’hardware as a service?

Abbiamo attivato il servizio annunciandolo a febbraio del 2019 e abbiamo iniziato le prime consegne a giugno. C’è stata un’ottima risposta, soprattutto da parte delle aziende ad alto tasso tecnologico e dalle aziende che si muovono in ambito internazionale. Perché sono quelle che hanno una maggiore cultura del vantaggio competitivo e perché si confrontano con realtà internazionali dove l’As a Service è più sviluppato. Il mercato italiano ci ha sorpreso, ha risposto meglio di Francia e Spagna, ed è stato secondo solo a quello UK. Facendoci capire che l’imprenditore italiano ha alla base una buona cultura imprenditoriale.

Qual è il modello di go to market?

Noi vendiamo sempre attraverso i nostri partner; siamo al 100% rivolti al canale, mentre i nostri concorrenti spesso operano in modo diretto. Abbiamo quindi un vantaggio competitivo perché i partner sono a contatto con il cliente e possono diffondere meglio la cultura dell’agilità, aiutando le aziende a crescere.

 
Tag: cloud, ucc, unified communication, Wildix, branded content, Platform as a service

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