L’innovazione del Paese si fonda anche sul traffico Internet
Alessandro Talotta, da poco arrivato al vertice del Mix (Milan Internet eXchange), auspica soprattutto un maggior interscambio con gli altri hub italiani.
Pubblicato il 05 luglio 2021 da Roberto Bonino

Non si parla troppo spesso degli Internet exchange point (Ixp), ovvero dei soggetti che presiedono i nodi di scambio del traffico Internet fra tutte le reti che lo alimentano. Eppure, svolgono un ruolo centrale nel garantire il funzionamento e l’instradamento dei flussi di comunicazione gestiti dai grandi operatori delle telecomunicazioni, dai fornitori di accesso locali, dai cloud provider, da chi offre contenuti in streaming o dai data center delle aziende.
Il più antico fra quelli presenti in Italia è il Milan Internet eXchange (Mix), fondato una ventina d’anni fa da Joy Marino, che fino a oggi lo ha anche presieduto. Da poco, il timone è passato ad Alessandro Talotta, che già aveva svolto il ruolo di vicepresidente nell’ultimo anno e mezzo e negli ultimi tempi è stato Ceo di Telecom Italia Sparkle ed executive managing director presso Interxion (carica tuttora attiva).
A lui spetterà il compito di far crescere ulteriormente un insieme di reti connesse che oggi ammonta a 353 (272 sono italiane) e raggiunge picchi di traffico giornaliero superiori a 1,3 Tb/s. Vediamo come.
Quale realtà hai ereditato e quali sono le principali sfide da affrontare?
Mix rappresenta un riferimento per gli Internet Service Provider italiani e tale deve restare. La nostra presenza si è rivelata fondamentale nel periodo della pandemia, avendo potuto garantire affidabilità e ridondanza per tutti, soprattutto nelle fasi di maggior congestione del traffico nazionale. Abbiamo nel tempo sfruttato la collocazione di Milano per attrarre anche molti operatori internazionali, ma indubbiamente lo sbilanciamento verso il Nord esiste ed è per questo che abbiamo avviato una presenza in Sicilia e ora stiamo valutando città come Napoli o Bari. Però il vero punto di svolta per l’intero Paese non può che passare per l’interconnessione e lo scambio di traffico con gli altri Ixp che operano sul territorio, a cominciare dal Namex di Roma. Abbiamo già rapporti più che buoni, ma speriamo di poter consolidare la collaborazione per presentarci soprattutto nel contesto internazionale in modo più consistente e definito.
Come ci collochiamo soprattutto nello scenario europeo?
Il nostro primo obiettivo è lavorare per mantenere il traffico in Italia. Non c’è alcuna necessità di fare spostamenti verso altri nodi in Europa per poi tornare al punto di origine dello sviluppo di contenuti. Inoltre, questo percorso porta con sé costi notevoli. Ciò significa che dobbiamo spiegare meglio a chi si occupa di distribuzione di contenuti quale potenziale abbiamo e generare maggior fiducia. Attualmente gestiamo una capacità complessiva di circa 8.5 Tb/s, con picchi di traffico superiori agli 1,3 Tb/s, un volume aumentato notevolmente come effetto della pandemia. Non si tornerà indietro, quindi questa va presa come una base per continuare a crescere. A Milano già si appoggiano oltre 350 operatori, un numero considerevole, anche se non siamo ai 700, per esempio, di Amsterdam. Seguendo questa china, dobbiamo pensare di valorizzare il tessuto economico anche di altre parti del paese. Questo potrebbe essere favorito dallo sviluppo delle tecnologie edge e dal progressivo insediamento di cloud region più vicine ai clienti finali, con concetti di prossimità che risultano vincenti laddove ci siano necessità di velocità nel servizio, di minori latenze o di maggior controllo. In prospettiva, sarebbe bello poter partecipare a una piattaforma di interscambio infrastrutturale nazionale, collaborando su questo fronte con gli altri Ixp, in modo da presentare soprattutto agli operatori internazionali un'unica infrastruttura alla quale appoggiarsi.
Alessandro Talotta, presidente del MIX (Milan Internet eXchange)
Quali aspettative riponete nelle prospettive aperte dal Pnrr?
Parlando di banda larga, vanno stanziate le risorse avendo chiaro dove sono i clienti e quali tecnologie occorre usare. Di per sé, si tratta semplicemente di far arrivare la fibra ottica sempre più in prossimità di aziende e case, ma anche verso i data center e le altre infrastrutture che ne hanno bisogno. A livello più alto, occorre definire quale infrastruttura può raccogliere tutto il flusso di traffico sottostante per l'interscambio. I data center possono essere gestiti direttamente dagli operatori di telecomunicazioni, ma devono esistere infrastrutture neutrali che possano favorire proprio la neutralità delle interconnessioni. I temi in gioco sono tanti e riguardano tutto il sistema-Paese, il suo processo di digitalizzazione che deve coinvolgere la Pubblica Amministrazione ancora in profondo ritardo, far crescere le skill delle persone coinvolte, garantire un adeguato livello di sicurezza. Mix è un piccolo attore in un processo di costruzione certamente molto più grande, che però può dire la sua partendo dalle basi già descritte di nodi neutrali e capacità di interscambio, per far funzionare servizi che vanno dal l'evoluzione del rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione fino alla trasmissione delle partite di calcio in streaming.
Quali sono, concretamente, gli ambiti che ritenete più promettenti per i vostri obiettivi di crescita nel breve e medio termine?
Stiamo assistendo a una crescita notevolissima di tutto ciò che può essere collegato alla fruizione di servizi in real time, per scopi professionali, ma anche privati, se pensiamo proprio agli eventi sportivi o di intrattenimento consumati sui canali digitali. Non dobbiamo trascurare il gaming, che in Italia ha una dimensione notevole, ma bisogna prestare attenzione anche all'e-government, alla sanità e a tutto ciò che viene visualizzato sulla rete e necessita di calcoli computazionali complessi. Fino a un paio d'anni fa, per fare videoconferenze occorreva attingere a risorse allocate in centri europei e questo significava trasportare traffico fuori dall'Italia, con conseguenti effetti sulla qualità del servizio. Oggi non è più così e tutti devono saperlo. Altre aree di potenziale sviluppo riguardano la costruzione dei portali per favorire la collaborazione tra pubblica amministrazione e cittadini, ma anche i progetti annunciati dai principali provider Ott, per il momento frutto di intese specifiche, ma che dovranno prima o poi andare in direzione dell’interoperabilità e portabilità dei dati. In sostanza, ci sono servizi già disponibili, ma occorre una governance per lo sviluppo del flusso dei dati fra infrastrutture. Per ora, il quadro è già complicato in Italia, ancor di più se guardiamo all'Europa, dove spesso vengono anteposti interessi di specifici paesi, specie quelli più forti sulla carta. Noi potremo contare di più se riusciamo ad avere processi veloci ed efficienti, ben organizzati e interoperabili.
STREAMING
- Reti a supporto della blockchain e dei contenuti, Gtt scelta da Eluvio
- Multimedia e backup, Qnap presenta il Nas piccolo e poliedrico
- Qnap NASbook TBS-464 può velocizzare lo smart working
- Toscana Digital Summit, l’innovazione regionale che fa da esempio
- L’innovazione del Paese si fonda anche sul traffico Internet
FOCUS
- Future of work week: Cisco ripensa i luoghi e i modi per lavorare
- Check Point riporta in auge il concetto di prevenzione
- BBBell, da operatore Internet a fornitore di servizi cloud
- Il campus di Elmec cresce abbinando tecnologia e sostenibilità
- L’edge computing trascina lo sviluppo di micro data center