Pubblicato il 14 aprile 2022 da Redazione
Fra le tante abilità dell’intelligenza artificiale c’è anche quella di migliorare la qualità della vita sul lavoro, semplificando molte attività, facilitando la collaborazione e anche contribuendo all’umore dei dipendenti, o se non altro dei manager. Questo è emerso da una nuova ricerca di Mit Sloan Management Review e Boston Consulting Group, condotta tramite sondaggio su 2.197 manager di grandi imprese e con interviste di profondità a 18 dirigenti (le aziende spaziano tra i settori e la lista include i nomi di Klm, Humana, Levi Strauss & Co, Mastercard, McDonald’s, Moderna, Nasdaq, PepsiCo e Spotify). Ne è emerso che per il 78% dei professionisti un utilizzo efficace dell’intelligenza artificiale influisce sulla collaborazione, per il 79% migliora anche il morale sul posto di lavoro, per l’87% favorisce un modello di apprendimento collettivo, per il 65% aiuta a ottenere maggior chiarezza delle responsabilità.
I benefici dell’AI, dunque, al contrario di quel che si potrebbe pensare non riguardano solo la produttività, la capacità di fare meglio, con minori risorse, bensì coinvolgono anche la dimensione organizzativa e culturale delle aziende. La produttività è un’area importante, perché il 64% delle aziende ha usato l’intelligenza artificiale per misurare le prestazioni o per creare o modificare i propri Kpi. Tra chi ha adottato l’AI in azienda, circa il 58% ha osservato un miglioramento delle prestazioni del team, supportati nei loro processi collaborativi e decisionali.
Ma tutti questi aspetti, in realtà, sono legati: la ricerca ha identificato una dinamica di interazione continua tra cultura aziendale, efficacia organizzativa e utilizzo dell’intelligenza artificiale. Un circolo virtuoso in cui la cultura del team migliora l’adozione dell’AI, quest’ultima migliora l’efficacia del team, e l’efficacia si riflette sulla cultura. C'è comunque un 17% di aziende in cui, per ora, l'intelligenza artificiale non ha prodotto evidenti vantaggi in termini di qualità ed efficacia dei processi decisionali.
Gli ostacoli culturali da superare
Lavorare sulla cultura è importante anche perché tra i dipendenti non manca la diffidenza. A detta dei manager, i propri dipendenti faticano ad accettare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a causa di una mancanza di comprensione (per il 49% degli intervistati) e di formazione (46%), ma anche di una scarsità di informazioni disponibili (34%) o di un loro eccesso (17%). La sfiducia nei confronti dell’AI è alimentata anche da dati di qualità insufficiente (31%), da aspettative non soddisfatte (20%) e dalla scelta di soluzioni errate (14%).
“In Italia l’adozione dell’intelligenza artificiale rimane ancora limitata rispetto al panorama internazionale”, ha commentato Roberto Ventura, managing director e partner di Bcg. “Tuttavia, le aziende early adopter hanno riscontrato un miglioramento nel lavoro dei propri team dopo l’implementazione dell’AI. Questa tecnologia, infatti, agevola il passaggio ad un approccio end-to-end della gestione del lavoro, favorendo l’integrazione dei processi e la collaborazione tra i dipendenti. In secondo luogo, l’AI rende più stimolante l’esperienza lavorativa dei dipendenti, che vedono in questa tecnologia uno strumento per automatizzare i processi ripetitivi e lasciare più spazio all’apprendimento personale. In questo modo, l’AI spinge i dipendenti e l’intera azienda a rivedere il proprio modo di lavorare in un’ottica di semplificazione e ottimizzazione dei processi. Per raggiungere questi obbiettivi e generare benefici è, però, necessario applicare l’AI coinvolgendo direttamente gli utilizzatori finali ed assicurandosi che il management favorisca attivamente il cambiamento all'interno dell'azienda”.
I casi di H&M, Nasdaq e Moderna
Tra le aziende coinvolte nella ricerca spicca il caso di H&M, che ha sperimentato l’uso dell’intelligenza artificiale per prezzare gli articoli durante i saldi di fine stagione, combinando il lavoro dell’algoritmo con quello delle persone. Nasdaq, invece, ha ha adottato l’AI per analizzare i prospetti informativi alla ricerca di elementi utili per i clienti, un’opera che tradizionalmente veniva svolta dagli analisti. Ora questi ultimi possono dedicarsi ad altro, mentre il software processa dati alla velocità di seimila documenti ogni tre minuti. C’è poi il caso, emblematico, di Moderna: la società di biotecnologie ha sviluppato il proprio vaccino contro il covid-19 in tempi rapidi anche grazie all’uso dell’intelligenza artificiale per testare le fasi di progettazione dell’Mrna.
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