L’ora X del Gdpr sta per scattare, ma molti sono impreparati
Solo il 15% delle aziende di otto Paesi (Europa e Stati Uniti) è già completamente conforme al nuo-vo regolamento sulla protezione dei dati personali, mentre le altre rischiano sanzioni. Focalizzarsi solo sulla compliance, peraltro, è limitante.
Pubblicato il 19 maggio 2018 da Redazione

L’85% delle aziende non ce l’ha fatta ed è arrivata non completamente pronta al conto alla rovescia del Gdpr. L’ora “X” sta per scattare per le società europee e per quelle extra europee operanti anche nel Vecchio Continente, questione di giorni: dal 25 maggio si entra nella fase sanzionatoria del nuovo regolamento sulla protezione dei dati, ovvero quella in cui le organizzazioni non conformi rischiano multe salate, fino al 4% del giro d’affari complessivo (anche generato fuori dall’Ue). Ma sono più di otto su dieci, come dicevamo, le realtà europee e statunitensi ancora non totalmente in regola, secondo quanto svelato dal nuovo sondaggio di Capgemini “Seizing the GDPR Advantage: From mandate to high-value opportunity”.
La società di consulenza ha avuto cura di ascoltare entrambe le campane, intervistando sia un migliaio di dirigenti, sia circa seimila consumatori in otto Paesi, cioè Italia, Regno Unito, Spagna, Germania, Paesi Bassi. Svezia e Stati Uniti. Siamo messi un po’ peggio degli altri: nello Stivale circa un’impresa su due, il 48%, è già conforme in larga parte o anche del tutto alle indicazioni del regolamento in materia di raccolta, anonimizzazione, custodia e gestione dei dati. Meglio hanno fatto le britanniche (il 55% è già conforme del tutto o quasi del tutto), le spagnole (54%), le tedesche e le olandesi (51% per entrambi i Paesi), mentre il fanalino di coda è rappresentato dalla solitamente primeggiante Svezia, 33%.
La metà delle aziende (parte destra) si preoccupa solo di essere "in regola", senza considerare i vantaggi connessi al Gdpr (Infografica: Capgemini)
Ma la conformità al Gdpr non è l’unico tema su cui riflettere. Preoccuparsi soltanto di rispettare le regole, sottolinea Capgemini, è una visione limitata e limitante, perché i cambiamenti tecnologici e organizzativi associati al regolamento potrebbero tradursi in vantaggi nel medio e lungo periodo. Primo fra tutti, una maggiore benevolenza di clienti che – come emerso dalle risposte dei consumatori – sono in molti casi (39%) disposti a spendere di più (in media, il 24% in più) per acquistare i servizi di un’azienda di cui si fidano, la quale dimostri di rispettare la privacy degli utenti.
Questo dato da solo dimostra come le imprese che hanno investito in compliance e trasparenza dei dati, allineandosi per tempo al Gdpr, stiano già raccogliendo i primi frutti. Di contro, per chi non godrà della fiducia dei clienti si prospettano guai: sette consumatori su dieci, fra quelli intervistati, si sono detti propensi a ridurre gli acquisti da tali aziende non conformi al Gdpr, a smettere di usare i loro servizi e a condividere esperienze negative con amici e parenti. Il consiglio di Capgemini è dunque quello di preoccuparsi della compliance, innanzitutto, ma anche quello di comprendere le opportunità di business connesse al Gdpr.
PRIVACY
- Google Analytics, il trasferimento dati negli Usa viola il Gdpr
- Dati personali usati per la pubblicità, Twitter multata negli States
- Riconoscimento facciale, Clearview AI multata in Regno Unito
- Migliore sovranità sui dati nel cloud di Google Workspace
- Piattaforme per il marketing, InfoSum sbarca in Italia
NEWS
- Un dispositivo indossabile rileva i casi di covid asintomatico
- Battuta d’arresto per Alibaba, la prima dopo una lunga crescita
- Tra cyberwar e cybercrimine, il 2022 riserva ancora delle sorprese
- Ivanti e SentinelOne unite nella lotta alle vulnerabilità nascoste
- Tim, avanti con il taglio dei costi e nello sviluppo della rete