L’Ue non porrà veti su Huawei, mentre Ericsson rivendica il primato
Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, Thierry Breton, ha escluso l’ipotesi di veti formali sulle società cinesi fornitrici di tecnologie 5G. Intanto il Ceo di Ericsson dice la propria sul presunto primato di Huawei.
Pubblicato il 21 gennaio 2020 da Redazione

Buone notizie, o almeno non cattive, per Huawei. Il tema è quello, dibattutissimo, delle forniture tecnologiche per le reti 5G, un mercato in cui la società cinese afferma di proporre un’offerta e costi imbattibili ma che vede protagonisti anche le europee Ericsson e Nokia. A proposito di Europa, pare che il Vecchio Continente non debba seguire l’esempio della politica protezionista di Donald Trump, il quale - adducendo ragioni di sicurezza nazionale - nell’ultimo anno si è scagliato contro le aziende cinesi, Huawei inclusa, con un rialzo dei dazi sulle importazioni e con l’inserimento nella Entity List delle società “pericolose” degli Usa. La vicenda è nota, benché in continua evoluzione.
Dalla nostra parte dell’oceano si discute da mesi dei potenziali rischi del 5G, con qualche discrepanza di vedute fra una nazione e l’altra. L’anno scorso Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione al mercato unico digitale, aveva invitato gli Stati membri a realizzare una “valutazione nazionale del rischio delle reti 5G” e a “promuovere un approccio basato sulla conoscenza e poi misure di riduzione dei rischi”. Ma senza nessuna caccia alle streghe. E la medesima impostazione sembra orientare oggi Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, che da Parigi ieri ha annunciato che l’Ue pubblicherà entro fine gennaio le proprie raccomandazioni sull’adozione del 5G.
Le misure proposte saranno “naturalmente severe e vigili”, ma non ci saranno specifici veti su singole aziende. Il pensiero va subito a Huawei, sebbene il nome dell’azienda di Shenzhen nel discorso del Commissario Ue non sia stato pronunciato. Ma se questa sarà la politica dell’Unione Europea, nondimeno i singoli Stati potranno imporre un veto nazionale all’acquisto di forniture 5G di una particolare azienda, se lo riterranno opportuno.
A giorni è attesa la decisione finale del governo di Boris Johnson, che si ritrova schiacciato fra le pressioni delle Casa Bianca e quelle, di segno opposto, dei principali operatori telco. BT, Vodafone, Three Uk e O2 sono tutti fortemente orientati verso Huawei, avendo già firmato accordi commerciali per il lancio dei rispettivi servizi 5G. E l’Italia? In caso di rischi di ravvisati, il nostro esecutivo potrebbe far valere le ragioni della sicurezza attraverso il Golden Power, ma d’altra parte già nel precedente mandato il premier Giuseppe Conte ha dimostrato di voler essere amico di Huawei.
Borje Ekholm, Ceo di Ericsson
Intanto, discutendo non di sicurezza ma di leadership sul mercato, il Ceo di Ericsson Borje Ekholm ha voluto dire la propria sulla presunto primato di Huawei, messaggio sostenuto dall’azienda cinese stessa ma anche veicolato da buona parte della stampa e degli analisti. “Trovo un po’ difficile dire che siamo indietro quando non vedo nessuno davanti a noi”, ha dichiarato Ekholm, intervistato da Cnbc in occasione del World Economic Forum di Davos. Il Ceo ha ammesso però che le tensioni geopolitiche in cui Huawei è inserita stanno “creando incertezza nel mercato”.
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